Politica interna
Terremoto/1: Non si placa la distruzione causata dal terremoto. Alle 7 e 41 di ieri una nuova, fortissima scossa ha colpito il centro Italia, causando gravi danni in cento comuni senza però mietere vittime. L’indice di magnitudo è stato di 6,5, superando i recenti terremoti ed eguagliando il terremoto dell’Irpinia del 1980. Il premier Renzi ha affermato di voler ricostruire “tutto, tutti insieme”, raccogliendo quindi l’appello all’unità del presidente Mattarella per “evitare polemiche assurde e divisioni”. La richiesta è stata accolta positivamente da Beppe Grillo, che ha comunicato via blog la disponibilità di tutto il M5S a “collaborare e proporre soluzioni per aiutare le popolazioni colpite in tempi rapidi”. I danni sono gravi e la stima degli sfollati ammonta a 100mila persone. Sarà necessario ancora più di prima l’aiuto della Ue. Ecco perché per Renzi “l’Italia non lesinerà sulla ricostruzione di luoghi che sono l’anima del nostro Paese” e il governo considererà “fuori dal patto di Stabilità tutte le spese per la ricostruzione”. Dello stesso avviso Grillo, che ha chiesto tutto l’aiuto possibile perché “il decreto sisma e le misure previste in legge di Bilancio non bastano più”. Il M5S ha dovuto nel frattempo prendere le distanze dalla dichiarazione della senatrice pentastellata Enza Blundo, che con un post su Facebook ha attaccato il Tg1 e le cifre dichiarate sulla magnitudo (da un iniziale 7,1 a un corretto 6,1), descrivendole come nuove “menzogne per interessi economici del governo”.
Centrodestra: Tra Berlusconi e Salvini reggono le divergenze sulla linea politica che il centrodestra dovrà assumere nel prossimo futuro. FI al momento sembrerebbe divisa tra i fedeli del Cavaliere e l’ala guidata da Toti. Questa negli ultimi tempi si è mostrata molto vicina a Salvini, tanto da far dichiarare al segretario della Lega che con loro “la convergenza può avvenire domani mattina”. Le distanze sarebbero motivate da due questioni in particolare. La prima riguarda la resistenza di Berlusconi a lasciare le redini del centrodestra, con l’imprenditore di Arcore ancora speranzoso di un possibile ritorno politico in caso la Corte di Strasburgo sblocchi la sua posizione e in attesa della vittoria del No al referendum per ribaltare il tavolo politico. La seconda riguarda l’approccio verso l’euro. Nonostante entrambi desiderino uscire dalla moneta unica, il leader di FI vorrebbe infatti un approccio morbido con un rinvigorimento dell’euro e un contemporaneo affiancamento con una moneta nazionale aggiuntiva. Secondo Salvini invece “la doppia moneta non regge” e preferirebbe uscire in maniera “controllata e coordinata dall’euro”.
Politica estera
Mattarella/Israele: Il presidente della Repubblica italiana ha teso la mano ad Israele in occasione della sua visita a Gerusalemme. Ha fatto infatti discutere l’incidente diplomatico degli ultimi giorni che ha visto il viceministro israeliano Ayoub Kara definire il terremoto in Italia degli ultimi mesi una “punizione divina” per l’astensione italiana sul voto Unesco. Per Mattarella comunque “nulla potrà scalfire la grande amicizia tra i due Paesi”; ecco perché il presidente giudica qualsiasi campagna di boicottaggio verso Israele e a favore dei palestinesi impensabile dal momento che “la soluzione è quella dei due popoli e due Stati”. Mattarella ha poi ricordato che “la Shoah è diventata anche nel nostro paese un tratto costitutivo dell’Italia repubblicana”. Il premier israeliano Netanyahu ha approfittato della visita di Mattarella per offrire “tutto l’aiuto possibile agli amici italiani” colpiti dal terremoto.
Islanda: Con il 14,5% dei voti il Partito dei Pirati, forza antisistema fondata quattro anni fa da un gruppo di anarchici e hacker, non è riuscito a concretizzare le previsioni che lo davano come primo soggetto politico nazionale. La vittoria è andata al Partito dell’Indipendenza, di orientamento conservatore e anti-Ue, premiato probabilmente per via della promessa di taglio delle tasse. La leader dei Pirati, Birgitta Jonsdottir, ha cercato di nascondere la delusione sottolineando che “in tre anni abbiamo triplicato i voti”. Il secondo partito per voti è stato quello dei Verdi di Sinistra, con 15,8%. Si confermano quindi i risultati del 2013 con i conservatori primi, anche se gli scenari futuri promettono forte incertezza al governo. Il 29% degli indipendenti non garantirà infatti la maggioranza assoluta, così come non sarà possibile raggiungerla nemmeno da un’eventuale alleanza tra Pirati e forze di sinistra. Sarà Riforma a determinare l’esito delle trattative, partito filo Ue nato dalla scissione con quello dell’indipendenza e vera sorpresa delle elezioni, con il 10,5% di preferenze. Il grande sconfitto rimane il Partito progressista, con voti dimezzati rispetto alle votazioni del 2013.
Economia e Finanza
Terremoto/2: Il Consiglio dei ministri odierno avrà come primo argomento le spese necessarie alla ricostruzione delle zone devastate dal terremoto, una lista ancora più lunga dopo la scossa di ieri. Nel 2016 il decreto terremoto del 17 ottobre offre a 62 comuni colpiti dal terremoto 266 milioni di euro a cui si aggiungono 109 mln raccolti per via solidale: questi soldi serviranno per prestare le prime cure, sistemare gli sfollati e cominciare le prime ristrutturazioni. A partire dal 2017 dovrebbero entrare in gioco i 7,4 miliardi inseriti nella legge di Bilancio, di cui 6,1 mld riservati alla ricostruzione degli edifici privati, un miliardo per quelli pubblici, 300 milioni per le regioni. Il governo poi vorrebbe proseguire con il progetto Casa Italia per la messa in sicurezza di tutte le altre zone dell’Italia, con spese previste di 3,5 mld che corrisponderebbero allo 0,2% del Pil di deficit aggiuntivo. Un ulteriore sconto sui conti che dovrebbe concedere Bruxelles, poco intenzionata però ad autorizzare fuori bilancio spese considerate non di emergenza ma di ordinaria manutenzione.
Trattato Ue-Canada: Il Ceta è un po’ più vivo dopo l’incontro tra Ue e Canada svoltosi ieri e concluso con la firma tra le due comunità per onorare un trattato commerciale che si stima possa aumentare i volumi di affari di 12 miliardi. Nonostante le proteste avanzate nei giorni scorsi dalla regione belga della Vallonia, il premier canadese Trudeau Jr e il presidente della Commissione Ue Juncker hanno collocato il primo tassello di un mosaico che necessiterà ora dell’approvazione dei 28 parlamenti degli Stati membri. Il Ceta porterà all’abolizione del 99% delle barriere commerciali e un conseguente abbattimento dei costi di esportazione stimabile in 500 milioni l’anno. Inoltre prevedrà la tutela di 143 cibi a indicazione d’origine e la lotta alle contraffazioni canadesi ma allo stesso tempo potrebbe aprire il mercato dell’importazione, danneggiando la produzione nazionale. Infine le imprese europee potranno partecipare alle gare d’appalto canadesi e i lavoratori Ue potranno essere trasferiti in nord America.