Politica interna
Riforma scuola – Per la prima volta dopo 7 anni il mondo della scuola torna unito in piazza: l’adesione allo sciopero, secondo i sindacati, è stata dell’80% e nelle strade, per dire no alla “Buona Scuola” di Matteo Renzi, si sono riversati 200.000 docenti e 85.000 studenti, insieme e genitori e sindacalisti. Il premier ha criticato duramente le organizzazioni dei lavoratori, accusandole di difendere un sistema ipocrita. Ma ha lanciato un messaggio di apertura agli insegnanti: il Piano dell’offerta formativa non sarà più decisione esclusiva del dirigente scolastico, e un Comitato lo affiancherà nella scelta dei docenti da premiare.
Italicum – Dopo l’approvazione del Parlamento, la nuova legge elettorale, che sta percorrendo l’iter quirinalizio, oggi dovrebbe essere firmata anche da Sergio Mattarella. Escluso dunque un rinvio alle Camere più volte invocato dalle opposizioni, che però insistono sull’opportunità di una consultazione popolare. L’Italicum potrebbe essere sottoposto a un referendum abrogativo parziale, anche se il fronte che lo chiede (Forza Italia, Lega, 5 Stelle, Sel e Civati) non è compatto. Sono già sulle barricate sia il Carroccio sia gli azzurri, mentre il grillino Di Battista cerca di smorzare un po’ i toni. Il “ribelle” Civati, intanto, è già con un piede fuori dal partito e ieri ha riunito i suoi per valutare la possibilità di costituire un gruppo autonomo al Senato.
Forza Italia – L’approvazione definitiva dell’Italicum dà una scossa anche a Silvio Berlusconi. Il leader degli azzurri, nell’ultimo periodo politicamente dormiente, ritorna alla ribalta iniziando da un minitour elettorale nelle Regioni chiamate al voto di fine maggio. La mossa punta a fargli ottenere il massimo consenso possibile, alla luce del nuovo sistema di voto che premia le leadership nazionali. Per lo stesso motivo, l’ex Cavaliere ha deciso di trasformare Forza Italia in un contenitore di moderati all’americana. Un listone unico del centrodestra per tentare la risurrezione politica: dalla Lega di Salvini all’Ncd di Alfano passando per i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Un progetto che, stando alla situazione attuale, non sembra solo ambizioso ma anche utopistico.
Politica estera
Regno Unito – Domani la Gran Bretagna andrà al voto in uno scenario che, alla vigilia, si presenta ancora molto incerto. Gli ultimi sondaggi, pubblicati ieri, fanno chiaramente capire che Tories e Labour sono alla pari, ma nessuno dei due partiti avrebbe i numeri per formare un governo da solo, nemmeno in coalizione con eventuali alleati. In questa situazione, la prospettiva è quella di un governo di minoranza che regge grazie a un’intesa, legge per legge, con le altre forze politiche. Dopo anni di solido duopolio conservatori-laburisti, all’orizzonte si profila un Westminster “italianizzato”.
Isis – Tramite le frequenze di al Bayan, la radio basata nella città siriana di Raqqah, lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco di domenica sera a Garland, minacciando di tornare a colpire gli Stati Uniti con ancora più ferocia. «Ti avvertiamo America», dice la voce, «ciò che sta arrivando sarà molto più doloroso e amaro». Gli investigatori Usa però sono ancora incerti sull’esistenza di un collegamento diretto tra gli attentatori di Garland, Simpson e Soofi, e il Califfato. I due potrebbero aver agito senza aver ricevuto ordini o assistenza dall’organizzazione terroristica.
Economia e Finanza
Grecia – Si rafforzano i timori sulla crisi greca e la paura di un default di Atene, in forte ritardo sulla tabella di marcia delle riforme, torna a spaventare i mercati. Lo spread risale sopra quota 130 punti base, mentre le Borse europee affondano, con Piazza Affari che perde il 2,76%. A far temere un’uscita della Grecia dall’euro è la confusione sui nuovi aiuti ad Atene mentre appare certo che anche l’Eurogruppo di lunedì prossimo a Bruxelles si concluderà con un nulla di fatto. Gli Stati Uniti difendono gli ellenici: l’Eurozona non si tocca, dicono. Il governo Tsipras intanto accusa Ue e Fmi di essere responsabili dell’attuale stallo delle trattative.
Stime Ue – Pierre Moscovici, commissario Ue per gli Affari economici, ha presentato le Previsioni della Commissione Ue sostenendo che l’Europa sta vivendo la migliore primavera degli ultimi anni. La crescita della zona euro è stimata all’1,5% del Pil quest’anno e all’1,9% nel 2016. Moscovici ha definito «una buona notizia» il ritorno alla crescita dell’Italia ma ha anche sottolineato che, nel nostro Paese, la ripresa non accelera a causa dell’elevato debito pubblico. Il commissario Ue ha anche confermato la richiesta di chiarimenti a proposito degli effetti della bocciatura della norma Fornero, per compensare i quali, ha detto il ministro Padoan, non è prevista alcuna manovra.