Politica interna

Elezioni – Si  sta consumando in queste ore lo scontro finale sulle liste, tra la rabbia degli esclusi e i chiarimenti dei leader. Matteo Renzi nega di aver messo in squadra solo i suoi fedelissimi., e rilancia sugli 80 euro Si lamenta l’escluso Nicola Latorre: “Ha prevalso la logica del capo”. Il ministro dell’Interno Marco Minniti non ha votato l’elenco delle candidature. Preoccupato il ministro Carlo Calenda: “Un Pd al 20% sarebbe un disastro per l’Italia”. Se il Partito democratico finisce al 22-23%, è pronta la fronda contro Matteo Renzi a dispetto della forza parlamentare di fedelissimi garantita dalle candidature: è già stata evocata la parola “congresso”. Enrico Letta contro Renzi: “Tragici errori sulle liste, il Pd sta correndo verso l’abisso”. Malumori anche nel fronte del centrodestra. Berlusconi ha incontrato a Bruxelles il presidente della commissione Juncker e i vertici del Ppe. E ha detto a chiare lettere che l’esito del voto garantirà l’assenza di leghisti e grillini dal prossimo esecutivo. La Lega candida Umberto Bossi a Varese. “Maroni ha fatto un grande lavoro e continuerà a darci una mano” ha spiegato Matteo Salvini.

Astensionismo – Diminuisce il distacco degli italiani dalla politica ma non aumenta l’identificazione verso i partiti. Piuttosto, cresce una vicinanza disincantata e, soprattutto, un atteggiamento negoziale verso l’offerta politica. E raddoppia il numero di chi pensa che recarsi alle urne sia inutile: senza un’idea di voto 3 italiani su 10. Il profilo di chi non vuole o riesce a collocarsi lungo il continuum destra-sinistra, tracciato da Community Media Research in collaborazione con Intesa Sanpaolo, è sufficientemente chiaro. Si tratta di circa il 26% degli italiani: un gruppo in cui si trova più facilmente la componente femminile (28,6%), i più giovani (31,8%, fino a 24 anni), chi ha un basso titolo di studio (29,8%), le casalinghe (46,6%) e chi risiede nel Mezzogiorno (31,5%). Tutto ciò si spiega osservando lo svolgersi di una campagna elettorale questa volta più che mai attraversata dall’incertezza.

Politica estera

Migranti – Almeno 230 morti in mare, 3.579 migranti sbarcati nel 2018, compresi gli 850 salvati nella tragica giornata di sabato in 5 diverse operazioni. Numeri che allertano il Viminale sia per la ripresa dei flussi dalla Libia sia per le tante vittime delle traversate causate, oltre che dalle pessime condizioni delle imbarcazioni utilizzate, anche dall’assottigliarsi dello schieramento dei soccorsi nel Mediterraneo. I sanguinosi scontri in Libia, proprio nelle zone da cui partono più gommoni, e l’assalto armato all’aeroporto di Tripoli dei giorni scorsi preoccupano il ministero dell’Interno perché accentuano l’instabilità del governo garante degli accordi con l’Italia e potrebbero creare le condizioni per una ripresa dei flussi.
Negli Stati Uniti, intanto, il presidente Donald Trump propone un compromesso: garantire la cittadinanza a un milione e ottocentomila migranti entrati illegalmente negli Stati Uniti e ottenere in cambio un finanziamento di 25 miliardi di dollari per la costruzione del muro lungo il confine con il Messico.

Russia – II giovane popolo di Aleksey Navalny è tornato in piazza contro Vladimir Putin. Ieri, in decine di città della Russia, migliaia di persone hanno protestato contro l’esclusione del loro beniamino dalle presidenziali. In migliaia hanno sfilato in corteo invitando a boicottare il voto del prossimo marzo con un inedito “Sciopero degli elettori”. La polizia ha reagito fermando centinaia di dimostranti, almeno 243 secondo l’ong Ovd-Info. E tra coloro che sono stati trascinati nelle camionette della polizia c’è, ancora una volta, lo stesso Navalny, accusato di aver ripetutamente violato “le norme sull’organizzazione di manifestazioni e raduni”. A tarda notte, poi, verrà rilasciato.

Economia e finanza

Lavoro – In una lettera alle famiglie il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, invita i giovani a studiare per diventare tecnici e operai: “Solo così troverete subito lavoro”. E auspica che la scuola si adegui al lavoro. C’è “libertà di scelta”, afferma Gola, “ma dobbiamo dire quali professioni andranno in futuro”. “Serviranno sempre ingegneri e architetti – precisa – ma le principali necessità sono di operai specializzati. E va cambiato anche un concetto: non sono più gli operai sfruttati Anni ’60, ma persone con competenze tecniche, creatività e manualità, oltre che molto ben pagate, perché spesso vengono impiegate all’estero”. E conclude: “Il lavoro è dignità. Trovarlo subito dopo la scuola, in un’Italia dove un giovane su tre è disoccupato, non è cosa da poco”. E dal forum di Davos, in Svizzera, Jack Ma, fondatore e presidente di Alibaba, mette in guardia: “L’intelligenza artificiale, i Big Data, sono una minaccia per gli esseri umani”.

Cybercrime – Danni per una ventina di milioni: è questo il costo a cui deve far fronte una media azienda manifatturiera con 120 milioni di ricavi che è vittima di un attacco ransomware o un altro letale virus informatico che blocca completamente ogni attività. Un caso tutt’altro che improbabile. Nel giugno 2017 il ransomware Petya colpì multinazionali e infrastrutture critiche di tutto il mondo. La scoperta di malware creati per colpire l’Internet delle cose e l’industria 4.0 è continua. Minacce assolutamente da non sottovalutare, come la scorsa settimana hanno ribadito dal World Economic Forum di Davos i potenti del pianeta. Si va dal blocco degli impianti al furto dei dati: il blackout può durare anche settimane.