Politica interna

Centrodestra: La corsa di Matteo Salvini per il ruolo di leader del centrodestra è cominciata. Durante la manifestazione per il No a Firenze, il leader della Lega ha urlato alla piazza gremita (40mila persone stimate) di voler metterci la faccia, perché “non ho paura di niente e di nessuno”. Il segretario leghista ha sfruttato la recente vittoria di Trump per dare slancio alla sua politica, chiudendo la porta a qualsiasi accordo post-referendum e a un utilizzo del proporzionale nelle prossime votazioni. L’attacco al proporzionale è sembrato proprio un attacco a Berlusconi, che ne aveva proposto recentemente un ritorno. Nella notte però il suo partito si è trovato davanti a una crisi politica nel governo di Padova, con il sindaco Massimo Bitonci sfiduciato da 17 consiglieri tra cui due forzisti. Proprio a Padova nel pomeriggio è intervenuto Stefano Parisi, evento in cui è stato letto un messaggio di Silvio Berlusconi che richiama i valori del centrodestra (tradizione liberale, cattolica e riformatrice) e ha chiarito che “solo noi, non i populismi, possiamo proporre un’alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra”. Parisi ha quindi colto l’assist ringraziando il Cavaliere “perché ha detto che non siamo quella roba lì che c’è a Firenze. Noi siamo liberali e popolari”. Una situazione quindi molto calda che ha costretto Silvio Berlusconi a correre ai ripari: il leader di FI ha convocato infatti per oggi o domani Giovanni Toti, influente membro di FI ma da tempo in rapporti stretti con il leader della Lega Matteo Salvini.

Referendum: Diventa un caso la lettera firmata da Matteo Renzi e inviata a 4 milioni di italiani all’estero per invitare al voto del referendum. Il presidente del Comitato del No Giuseppe Gargani ha infatti denunciato di aver ricevuto un cd con solo i nominativi degli italiani all’estero, non i loro indirizzi. Versione però smentita dal ministero dell’Interno, con una dichiarazione di Alfano che però ha aperto nuove polemiche. Il ministro ha infatti dichiarato che l’iniziativa di Renzi “giustifica l’intervento di un presidente del consiglio che promuove il voto”. Ma proprio il riferimento alla carica di premier (e non di segretario Pd) ha scatenato le furie dei sostenitori del No, con Quagliarello che parla di un’infrazione penale nel caso in cui sia stata veramente un’iniziativa proveniente dalla presidenza del consiglio. Il Comitato del No ha quindi chiesto un incontro con Mattarella e Gentiloni per chiarire la questione.

Politica estera

Stati Uniti: Mentre proseguono le proteste negli Stati Uniti nei confronti di Donald Trump, il quinto giorno consecutivo con violenti scontri e persino spari a Portland, il neopresidente comincia a lavorare al programma di governo, con un piano destinato a coprire i primi 100 giorni. Sono previsti una serie di interventi concentrati sui temi di immigrazione, rilancio dell’economia, riforma del welfare, rapporti commerciali con altri Stati e sanità. Sembrerebbe accantonato per ora il progetto del muro con il Messico (costerebbe 25 miliardi di dollari), anche se è molto probabile che la sorveglianza verrà rinforzata nei confini meridionali. Il fulcro della politica di Trump dovrebbe però concentrarsi negli investimenti dedicati alle opere pubbliche, stimati in 1000 miliardi di dollari per un programma decennale di rinnovamento. Le risorse non sarebbero versate dallo Stato ma da privati, banche ed hedge fund in particolare, che otterrebbero un credito d’imposta pari all’82% dei crediti investiti. Ci sarà una probabile rivoluzione anche dal punto di vista dei rapporti commerciali con l’estero, passando dall’espansionismo di Obama a una politica più protezionista. Verrà quindi abbandonato definitivamente il Ttp (Trans Pacific Partnership) con dodici Stati asiatici, probabilmente sostituito da accordi con i singoli Stati. Anche il trattato commerciale con l’Europa (Ttip) è così destinato a naufragare e anche in questo caso potrebbero essere preferiti accordi con le singole capitali. Nel frattempo Hillary Clinton è partita all’attacco dell’Fbi, convinta che siano state le azioni dell’istituto a portarla alla sconfitta.

Bataclan: Ha riaperto ufficialmente il Bataclan di Parigi, il locale dove un anno fa tre terroristi uccisero novanta persone durante un concerto e diventato un simbolo della notte in cui la capitale francese è stata messa sotto assedio dall’Isis. Per onorare il ricordo delle vittime oggi, 13 novembre, il locale resterà chiuso. Erano le 21 e 40 quando tre kamikaze entrarono nel club durante il concerto del gruppo Eagles of Death Metal e, armati di kalashnikov, cominciarono a sparare sulla folla. Ed è proprio dalla musica che si è deciso di ripartire ieri, con un concerto del cantante Sting che in apertura ha dedicato un messaggio alle vittime: “Stasera abbiamo due compiti: onorare i morti e ricominciare la vita. Non li dimenticheremo”. Prosegue nel frattempo l’inchiesta per fare luce su quella tragica notte. I tre killer furono raccolti alla stazione di Keleti in Ungheria il 17 settembre da Salah Abdeslam, la mente dietro il triplice attacco del 13 novembre 2015. Tra le novità emerse si è scoperto che Abdeslam organizzò l’attacco non dalla Siria, come si pensava, ma da casa sua, a Bruxelles.

Economia e Finanza

Tasse: “Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano”. E’ intervenuto in prima persona Matteo Renzi per stoppare l’emendamento alla legge di Bilancio che vuole colpire il servizio Airbnb e i portali simili applicando l’obbligo di una cedolare secca al 21%. Ma l’intervento di Renzi via Twitter ha scatenato un’accesa discussione, con Francesco Boccia (Pd) che ha ricordato al premier di aver “promesso l’introduzione della digital tax dall’1 gennaio 2017” ma di aver dimostrato sinora una scarsa volontà in questo senso. Per Boccia inoltre la tassa ad Airbnb permetterebbe di far emergere il nero legato spesso a queste transazioni, convinzione anche dei politici del M5S, che propongono però di abbassarla al 10% se pagata entro sessanta giorni. Il ministro dello Sviluppo Economico Calenda ha invece appoggiato la posizione di Renzi, poiché ritiene giusto che “il governo avvii un percorso di abbassamento della pressione fiscale”.

Pensioni: Non è ancora ufficiale, ma è quasi certo che l’Anticipo pensionistico (Ape) prevedrà dei tetti massimi e minimi di anticipo della pensione che potrà essere richiesta. Questi saranno definiti in relazione agli anni di anticipo richiesti, che influenzeranno anche la decurtazione del netto percepito. Mentre è atteso per febbraio il decreto a riguardo, si dà quasi per certo che per un anno di anticipo il tetto massimo sarà del 95% della pensione futura, del 90% in caso di due anni e dell’85% per tre anni. In quest’ultimo caso il governo ha fatto sapere che il pensionato rinuncerà al 4,7% della sua pensione futura per ogni anno anticipato. Non si hanno dettagli invece riguardo i tetti minimi, anche se certamente saranno superiori al 10%. Inoltre durante gli anni dell’anticipo Palazzo Chigi ha fatto sapere che non si percepirà la tredicesima.