Politica interna
Abuso e falso, Raggi indagata per la nomina Marra. Dal Corriere della Sera: “Il 30 gennaio Virginia Raggi sarà interrogata dalla Procura di Roma nelle vesti di indagata per abuso d’ufficio e falso. Ieri le è stato notificato l’invito a comparire nel quale le viene contestata la nomina a capo del Dipartimento Turismo del vigile urbano Renato Marra, fratello di Raffaele, l’ex capo del Personale e vice del gabinetto della sindaca, arrestato per corruzione il 16 dicembre con l’accusa di aver ricevuto i soldi per un appartamento dal costruttore Sergio Scarpellini. «Ho avvisato Beppe Grillo, i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini. Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre», ha annunciato la sindaca su Facebook senza mai scrivere la parola «indagata»”. Il Messaggero: “Nessuno stupore, nessuno “choc”, a Palazzo Senatorio (…) Si sente “scudata”, la sindaca (…) «Beppe è con me, il movimento è con me – ripete ai fedelissimi – Ora non è il momento di fare polemiche al nostro interno. Serriamo i ranghi perché abbiamo davanti una scadenza troppo importante, il bilancio». Ma ai vertici del Movimento già ronza un piano B, da settimane. E passerebbe per l’«autosospensione» della sindaca, modello Beppe Sala”. La Stampa parla di un patto Grillo-Casaleggio per blindare la sindaca: «Siamo sotto attacco – si sono detti -, adesso chi parla fuori dalle righe verrà punito, non ci sarà un futuro per lui». Nessuna candidatura, nessuna futura legislatura. Il post, che tutti leggono contro Fico, in realtà avvisa Fico (se lui o altri pensano di usare l’indagine sulla Raggi per cavalcare una rivolta interna, «saranno fatti fuori»), ma prova anche a tenere in piedi la giunta Roma. Davide Casaleggio non vuole mollare assolutamente la Raggi. Il Sole 24 Ore: “Grillo, a questo punto è sempre più coinvolto nelle vicende della Capitale e deve districarsi in una inchiesta giudiziaria complicata fatta di intercettazioni che inquinano il marchio della trasparenza”. Sarzanini sul Corriere della Sera: «Si è liberato il posto di responsabile del Turismo, fai la domanda». Così, nell’ottobre scorso, il capo del Personale del Campidoglio Raffaele Marra incitava il fratello Renato – vicecapo della polizia municipale – ad approfittare dell’occasione. È una lunga conversazione avvenuta via Whatsapp a svelare i contatti fra i due sulla nomina che sarebbe arrivata il 9 novembre successivo. E soprattutto a smentire la versione che Virginia Raggi ha poi fornito alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio: «Sono stata io a sceglierlo, ho fatto tutto da sola». E’ questo il falso che adesso le contesta la Procura di Roma. Accusa che aggrava il doppio abuso d’ufficio perché fa emergere in maniera clamorosa il conflitto di interessi che la sindaca ha «coperto». E avvalora il sospetto che fosse sotto il ricatto di Marra.
Italicum, slitta a oggi la sentenza. Il Corriere della Sera: “La decisione sarà comunicata oggi. Tra le tre questioni più importanti il premio di maggioranza attribuito alla lista che ottiene il 40 per cento dei voti (55 per cento dei seggi) viene considerato incostituzionale perché esagerato e sproporzionato. Rischia però molto di più il ballottaggio. Anche in questo caso, secondo i tribunali che hanno sottoposto le eccezioni alla Consulta, il principio della rappresentatività viene calpestato in nome della governabilità. L’altro punto critico che potrebbe essere cancellato dalla Corte è la possibilità dei capilista bloccati eletti in più collegi di scegliere il luogo di elezione determinando così, a loro discrezione, chi far entrare negli altri collegi come secondi eletti, indipendentemente dai voti che hanno raccolto o altri criteri. Violando così il principio costituzionale secondo cui ogni voto è «personale, uguale e libero»”.
Il risvolto politico su Repubblica: “Il Mattarellum o il nuovo Consultellum, poi spazio soltanto per le elezioni a giugno. Sono questi i paletti che Matteo Renzi è pronto a fissare sabato prossimo, durante l’assemblea del Pd a Rimini. Una trincea che non cambia neanche alla vigilia della sentenza della Consulta. Né può cambiare, perché il tempo che passa logora e pesa come un macigno sull’umore dell’ex premier. Se davvero la Corte cancellerà il doppio turno e lascerà in vita il premio al 40%, allora, il segretario indicherà due strade: il ritorno alla legge del 1993 o il voto con le due leggi “prodotte” dai giudici, considerate sufficientemente omogenee da richiedere al massimo qualche ritocco. Pronto anche un piano B: se non otterrà le urne anticiperà il congresso”. L’analisi di Massimo Franco sul Corriere: “Chi, come la Lega e il vertice del Pd, e ufficialmente il M5S, insegue lo scioglimento delle Camere, è pronto a far proprio qualunque orientamento, adattandosi in fretta e furia allo schema della Consulta. Al contrario, chi teme altri strappi in un momento di sovraesposizione internazionale dell’Italia e di emergenza nazionale, rivendicherà il primato del Parlamento e una riforma meditata. Si indovinano le incognite simmetriche di una soluzione frettolosa e destinata a provocare altre lacerazioni; e quella di una lunga trattativa nella quale l’esigenza di rendere omogeneo il voto di Camera e Senato, potrebbe diventare un espediente per prendere tempo e impedire elezioni a breve. Sono spinte opposte, ma entrambe presenti. E la decisione finirà per misurare i rapporti di forza creati dalla sconfitta referendaria.
Politica estera
L’Ue: stop subito ai migranti dalla Libia. Repubblica: “L’aspirazione degli europei è di «fare la differenza in vista della primavera e dell’estate 2017 sulla rotta mediterranea e in Libia sigillando i porti libici dai quali partono i migranti diretti verso Italia e Malta. Con questa idea si apre una settimana che può essere decisiva per risolvere il dramma del Canale di Sicilia oppure rivelarsi un nuovo fallimento europeo. Con l’obiettivo dei capi di Stato e di governo dell’Unione di mandare navi europee a combattere i trafficanti in acque libiche o, in alternativa, di formare un blocco navale (“line of protection” ) gestito da Tripoli davanti ai porti e alle spiagge dai quali gli sfruttatori fanno partire i barconi con il loro carico umano. È la prima volta che gli europei si mostrano compatti nell’aiutare l’Italia sul versante mediterraneo e libico, con la spinta di agire in fretta anche se farcela in tempo per la bella stagione – come vorrebbero – sembra impresa ardua. La settimana europea dedicata ai migranti che a Roma il governo Gentiloni guarda con grande interesse si apre oggi con la Commissione europea che approverà il nuovo piano sulla “Migrazione nella rotta del Mediterraneo centrale”. Il Corriere della Sera intervista Fayez Serraj, premier del governo di unità nazionale libico a Tripoli, vive tempi difficili. Elettricità, benzina e denaro contante scarseggiano, continui attacchi da parte dell’ex premier legato ai partiti islamici. Ringrazia l’Italia «per il ruolo di stabilizzazione della Libia» e si dichiara pronto a trattare con il rivale Khalifa Haftar, il generale di Bengasi.
La Corte dice no al governo La Brexit passa da Westminster. Il Corriere della Sera: “Otto giudici su undici hanno tolto le castagne dal fuoco a Downing Street. Hanno, sì, confermato che la Brexit necessita di un passaggio parlamentare e che da solo l’esito del referendum di giugno non è sufficiente a legittimare le prossime mosse del governo. Decisione che era ampiamente pronosticata. Ma hanno però escluso interferenze delle amministrazioni scozzesi, gallesi, nordirlandesi e si sono chiamati fuori dal contenuto che la proposta di legge sulla notifica dell’articolo 50 e sull’avvio dei negoziati dovrà avere. «Il compito è della politica e non della giustizia», ha spiegato la Suprema Corte. Repubblica intervista Gina Miller, autrice del ricorso. La domanda: “Cosa significa questo verdetto?”. R.: «Che il Parlamento avrà la possibilità di dire la sua sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, una decisione la cui importanza si farà sentire per generazioni». D.: “Pensa che il risultato del referendum potrà essere rovesciato?”. R.: «Io ho votato per rimanere nella Ue ma rispetto il risultato del referendum. L’importante è che i deputati possano aiutare il governo a scegliere il cammino migliore nei negoziati con Bruxelles e il tipo di Brexit meno dannoso per il paese».
Trump avvisa i big dell’auto: “Riportate il lavoro negli Usa”. Il Sole 24 Ore: “Donald Trump ha incontrato i big dell’industria dell’auto Usa, tra cui Sergio Marchionne. «Siamo di fronte a un ambientalismo fuori controllo. Renderemo più facile fare business e riporteremo il lavoro in America», ha detto il presidente assicurando un taglio delle tasse. L’ad di Fca: «Usa gran posto per fare business». Sulla Stampa parla l’analista Daniel R. Pearson, esperto di relazioni e dinamiche industriali dell’osservatorio filo-conservatore Cato Institute: “Un volano per tutto il sistema. Ma la tassazione deve aiutare”. “Con Obama c’erano troppe regole”.
Caso Regeni, a un anno dalla morte nuove prove. Il Corriere della sera: “C’erano i servizi segreti egiziani dietro il filmato – girato con una telecamera nascosta – in cui Giulio Regeni, rapito e ucciso un anno fa, parla con Mohamed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti. Un video costruito per screditare il ricercatore”. Repubblica: “L’identità dei mandanti del sequestro e omicidio di Giulio Regeni e dei responsabili del sistematico sviamento della ricerca della verità non ha mai avuto contorni così nitidi. Due nuove, decisive prove, accusano la National Security Agency e il Ministro dell’Interno egiziano”. “Fu omicidio pianificato”. Oggi su Repubblica la lettera dei genitori: “E’ cominciato tutto un anno fa. Un anno da quando il buio è entrato a far parte delle nostre vite. Un anno da quando ci informarono che il nostro Giulio era sparito. Un anno da quando, a casa sua, al Cairo, ricevemmo quella telefonata nella quale ci comunicarono che c’erano «notizie non buone»…
Economia e finanza
Generali, Intesa studia il piano. La Consob convoca i vertici. Dal Corriere della Sera: “Intesa Sanpaolo rompe gli indugi e annuncia di valutare «possibili combinazioni industriali» con Generali che lunedì ha annunciato di aver rilevato il 3% dei diritti di voto della stessa banca. Consob convoca i rappresentanti dei due gruppi e, a sorpresa, di Unicredit, principale socio di Mediobanca, a sua volta primo azionista di Generali. Diversi analisti hanno iniziato a immaginare la possibilità che la banca guidata da Carlo Messina possa valutare di arrivare a Trieste muovendo su Mediobanca. Sulla carta scalare Mediobanca costerebbe meno (7 miliardi di capitalizzazione per Piazzetta Cuccia contro i 25 miliardi di Generali) e l’operazione sarebbe più semplice da costruire. A Piazza Affari dunque fanno scintille il Leone (+8,2%) e Mediobanca (+5,6%). E oggi intanto a Milano si riunirà il board delle Generali, chiamato a ratificare le dimissioni del direttore generale Alberto Minali, che a sorpresa ha deciso di lasciare Trieste, e a nominare il nuovo cfo che dovrebbe essere Luigi Lubelli”. Il Sole 24 Ore: “Ieri sera è arrivata la conferma che il management di Intesa sta valutando possibili combinazioni industriali con il Leone, citando proprio le aree in cui sono possibili fruttuose integrazioni e cioè risparmio gestito, private banking e assicurazione, con l’accoppiamento Intesa Vita-Generali Italia, Fideuram e Banca Generali, Eurizon e Generali Investment Europe. La domanda è: quanto c’è di interesse nazionale e quanto di interesse industriale dietro questa partita?”
Domani Eurogruppo, messa a punto della strategia con Bruxelles. Il Sole 24 Ore: “Misure strutturali da “certificare” con il prossimo Def nell’ambito del piano organico di interventi di finanza pubblica già in cantiere per il 2018. È questa la strada che il Governo sembra intenzionato a percorrere per rispondere alla richiesta di un aggiustamento “strutturale” di 0,2 punti di Pil (3,4 miliardi) chiesto da Bruxelles. Un percorso che non escluderebbe a priori un primo intervento operativo, basato soprattutto sul flusso di spesa, già in primavera subito dopo la presentazione del prossimo Documento di economia e finanza. Intervento che potrebbe però non coprire tutto lo 0,2% di Pil sollecitato da Bruxelles. Sulle varie opzioni da adottare e da anticipare nella lettera di risposta a Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, che dovrà essere inviata entro il 1° febbraio, si sarebbero soffermati il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso di un incontro ieri pomeriggio a Palazzo Chigi”.