Politica interna
Le riforme 1 – È stato stralciato dal decreto antiterrorismo l’emendamento voluto dal governo che autorizzava la polizia a fare intercettazioni telematiche da remoto con i software spia. Pare sia stato lo stesso Matteo Renzi a chiederne la cancellazione, dopo che si è scatenata una bufera di critiche, prima fra tutte quella del garante della Privacy Soro. Ma la questione non è chiusa: il ministro dell’Interno Alfano ha annunciato che se ne riparlerà nel disegno di legge sulle intercettazioni. Proprio della stretta sulla pubblicazione delle conversazioni penalmente irrilevanti parla Rodolfo Sabelli, presidente dell’Anm, intervistato dal Corriere della Sera: siamo contrari alla divulgazione indiscriminata, dice, ma bisogna stare attenti ad allargare troppo il perimetro della non pubblicabilità degli atti. Il rischio, come teme l’Fnsi, è un nuovo bavaglio e la limitazione del diritto di cronaca.
Le riforme 2 – Comincia ufficialmente il suo iter in Parlamento la legge sulle unioni civili. Ieri è arrivato il primo sì al testo base da parte della Commissione giustizia del Senato, ma la maggioranza si è di nuovo spaccata: via libera da Pd, M5S e gruppo Misto mentre sul fronte del no ci sono Fi, Lega e Ncd. Il testo introduce le unioni civili per le coppie dello stesso sesso e l’adozione quando il bambino è figlio di uno dei due. Sono questi i punti che, oltre a sollevare i dubbi dei cattolici dem, scatenano le ire del Ncd: il partito di Alfano promette battaglia, leggendo la norma come una istituzione “di fatto” del matrimonio omosessuale.
Il centrodestra – Sembra sempre più difficile trovare la quadra delle alleanze in vista delle consultazioni regionali. Berlusconi spinge per trovare l’accordo con il Carroccio e vuole chiudere nel fine settimana: in cambio del sostegno a Zaia in Veneto, Forza Italia vuole Liguria (con Toti candidato in pole position) e Toscana. Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di cedere e l’unica concessione che è disposto a fare è non presentare la sua lista in Campania. Tutto si chiarirà nei prossimi giorni; nel frattempo, all’interno del partito dell’ex Cavaliere, Raffaele Fitto e i suoi rafforzano le barricate.
Politica estera
Yemen – Esplode il conflitto tra Stati sunniti e sciiti in Medio Oriente. L’Arabia Saudita guida un intervento multinazionale arabo contro i ribelli sciiti Houthi che minacciano l’escalation militare ottenendo l’immediato sostegno dell’Iran. L’attacco inizia alla mezzanotte di ieri con cento jet sauditi impegnati a bombardare la capitale Sana’a e le basi dei ribelli. Intanto, Riad schiera al confine con lo Yemen 150mila soldati: con gli alleati, tra cui l’Egitto, sarebbe pronta a un intervento di terra. L’operazione ha il beneplacito degli Stati Uniti, che in Iraq appoggiano invece le strategie anti Isis del governo sciita e dell’Iran.
Gran Bretagna – La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che 27 lettere scritte dal principe Carlo a ministri del governo Blair tra il 2004 e il 2005, redatte per influenzare le decisioni dell’esecutivo su temi a lui cari, dovranno essere rese pubbliche. Per l’erede al trono è una pessima notizia: all’orizzonte già si intravedono critiche e polemiche che rischiano di minare ancora di più la sua credibilità di futuro sovrano. Infatti, la Monarchia britannica ha costituzionalmente il dovere di mantenere la neutralità politica.
Economia e Finanza
Mario Draghi – Tra il 2015 e il 2016 il quantitative easing può spingere il Pil di un punto percentuale. Ma l’Italia deve approfittarne per fare riforme strutturali incisive, risanando i conti con tagli di spesa e senza aumenti di tasse, diversamente da quanto fatto in passato. A dirlo è il presidente della Bce davanti al Parlamento italiano. Draghi, che secondo Fortune è il secondo leader più influente al mondo dopo l’ad di Apple Peter Cook, promuove l’ipotesi bad bank per risolvere il problema delle sofferenze bancarie: può servire a liberare risorse per le imprese, dice il numero uno dell’Eurotower.
Effetto Jobs act – Nei primi due mesi dell’anno, grazie alla decontribuzione introdotta dalla legge di Stabilità, i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti a doppia cifra: sono 79mila quelli firmati tra gennaio e febbraio, il 38,4% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I dati diffusi dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti scatenano l’entusiasmo del premier Renzi: per quanto in alcuni casi si tratti di stabilizzazioni (secondo Forza Italia sono semplicemente i vecchi contratti trasformati), il trend significa meno precarietà. All’appello mancano ancora i dati sulle cessazioni.