Politica interna
Legge elettorale: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi siglano un nuovo patto sulle modifiche da apportare all’Italicum, anche se partiti minori e sinistra Pd restano contrari. Spiccano fra le variazioni l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza al 37% ed uno sbarramento abbassato al 4,5%; viene introdotta una clausola di salvaguardia che concede ai partiti che ottengano il 9% in tre regioni di ignorare lo sbarramento nazionale, la cosiddetta norma “salva-Lega”. Ora la proposta dovrà passare al vaglio del Parlamento, con l’incognita del voto segreto già richiesto dal M5S; insoddisfatti tutti gli altri piccoli partiti, che si aspettavano ben altro: Lega, Fratelli d’Italia, Sel, Scelta Civica e Ncd si preparano alla battaglia in Aula.
Imu-Bankitalia: bagarre a Montecitorio dove il decreto, colpito dall’ostruzionismo del M5S, ha rischiato di decadere ed è diventato legge solo grazie all’applicazione del regolamento della Camera; il presidente Laura Boldrini ha scelto di usare il meccanismo della ghigliottina, che consente di porre ai voti un decreto quando sta per scadere, ed ha così tagliato 173 dichiarazioni di voto la cui discussione avrebbe richiesto 29 ore. Questa decisione ha scatenato la protesta dei grillini che sono piombati sugli scranni del governo con bavagli e fischietti costringendo i commessi ad intervenire. Alla protesta si sono uniti anche alcuni rappresentanti dei Fratelli d’Italia, mentre dai banchi del Pd si è levato il canto di “Bella Ciao”.
Forza Italia: fresco di nomina Giovanni Toti ha fatto il suo debutto televisivo nel salotto di Bruno Vespa, in qualità di “responsabile del programma di Forza Italia”, un incarico fumoso che in realtà gli attribuisce un ruolo centrale nel partito. Contemporaneamente a Palazzo Grazioli si svolgeva un teso faccia a faccia tra Berlusconi e Raffaele Fitto, che aveva puntualizzato a mezzo stampa che “Toti non è il capo di Forza Italia”; il Cavaliere ha cercato di rassicurare tutti assicurando che “nelle liste ognuno troverà la giusta collocazione”, rimane la minaccia dell’ex ministro pugliese di non votare a favore della riforma elettorale.
Politica estera
Ucraina: il Parlamento di Kiev ha approvato in tarda serata la concessione dell’amnistia agli arrestati degli ultimi giorni di proteste nella capitale, circa 200 secondo fonti dell’opposizione, quasi 2000 a detta di diverse emittenti televisive. Si tratta di un ulteriore passo avanti verso l’uscita dalla crisi, ora gli avversari politici di Yanukovich torneranno ad insistere per ottenere elezioni anticipate e, contestualmente, la riforma della Costituzione per ridurre i poteri del presidente. Da parte sua il Capo dello stato non ha ancora firmato la delibera che ristabilisce i pieni diritti di riunione ed espressione, lanciando così un chiaro messaggio sulle sue intenzioni che non contemplano l’ipotesi dimissioni.
Marò: sul caso dei due fucilieri si è espressa finalmente anche l’Unione Europea, dopo che Letta ed il ministro Bonino hanno portato sul tavolo del capo del governo il dossier. Barroso ha rilasciato dichiarazioni chiare e nette affermando che “ogni decisione può avere un impatto sulle relazioni generali tra Europa ed India e verrà attentamente valutata” ed invitando il governo di New Delhi a rispettare “il diritto internazionale e la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare”. Una presa di posizione forte che da tempo tutte le forze politiche italiane chiedevano e che Barroso ha deciso di prendere anche in conseguenza della possibilità che il capo di imputazione nei confronti dei due militari potesse prevedere la pena di morte.
Economia e Finanza
Volontary disclosure: il ministro Saccomanni sarà oggi a Berna per incontrare la sua collega e “discutere tutte le questioni aperte dal lato fiscale” in tema di rientro dei capitali illegalmente esportati da cittadini italiani in Svizzera. Il principale nodo resta l’anonimato degli investitori, tassativamente escluso dall’ultimo decreto varato dal governo italiano, ma sul tappeto del confronto fra Italia e Svizzera ci sono altre richieste avanzate dalla confederazione, come una maggior libertà di accesso al mercato finanziario italiano, l’accordo per evitare le restrizioni dei Paesi Black List e, non ultimo, il trattamento tributario dei lavoratori transfrontalieri. Saccomanni ha detto di aspettarsi ulteriori passi avanti nel negoziato ed ha escluso che il varo del decreto sulla volontary disclosure, che prevede esplicitamente che per regolarizzare la posizione bisognerà versare tutto il dovuto, senza le sanzioni e con una sanatoria penale, ma indicando chiaramente nome e cognome, possa costituire un ostacolo alla trattativa.
Fiat: la fabbrica torinese cambia nome e diventa FCA, Fiat Chrysler Automobiles, con sede legale in Olanda e domicilio fiscale a Londra; il gruppo si quoterà a Wall Street entro l’anno, poi a Milano. Questa è la struttura approvata dal board e che sia Marchionne che Elkann hanno definito un passo storico, che getta le basi per il futuro. Il Lingotto esclude qualsiasi impatto occupazionale, assicurando che non ci saranno tagli nell’organico italiano; nessuna indicazione invece sul futuro quartier generale del nuovo “costruttore globale”, così l’ad Marchionne ha detto agli analisti. John Elkann ha parlato di “inizio di un nuovo capitolo della nostra storia che ci permette di affrontare il futuro con rinnovata motivazione ed energia”.
Usa: la politica monetaria americana prosegue la sua normalizzazione, la Federal Reserve celebra l’addio di Bernanke e l’ascesa della prima donna al suo vertice confermando la sua strategia. Nell’ultimo meeting con il presidente uscente la banca centrale americana ha deciso di ridurre di altri 10 miliardi di dollari i suoi acquisti di bond sul mercato, portando a quota 65 miliardi al mese, dagli 85 dello scorso anno, le operazioni che creano liquidità. Resta una politica monetaria espansiva a sostegno dell’occupazione, ed i tassi che rimarranno inchiodati a zero per parecchio tempo.