Politica interna
Il No e le dimissioni di Renzi: “Io ho perso, nella politica italiana non perde mai nessuno, io sono diverso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola”. Matteo Renzi si è assunto tutte le responsabilità di un risultato netto che ha bocciato la riforma costituzionale proposta dal suo governo. Il No ha vinto con il 59,5% dei voti e un’affluenza record del 68,73%, quasi 35 milioni di italiani, lasciando al Sì il 40,5% (seconda proiezione Emg) e un verdetto chiaro verso il premier italiano. Ed è per questo che nel discorso tenuto poco dopo mezzanotte a Palazzo Chigi Matteo Renzi ha annunciato che “l’esperienza del mio governo finisce qui”. Il politico fiorentino si è congratulato con i vincitori, anticipando che a loro “vanno oneri e onore per il futuro, per le proposte, a cominciare dalla legge elettorale”, invitando così “l’opposizione a fare la proposta sulle regole”. I sondaggi sono stati quindi rispettati ma il risultato ha comunque sorpreso per la larga forbice creatasi tra i due schieramenti: nell’eventualità di una lotta all’ultimo voto il premier italiano avrebbe potuto considerare l’idea di rimanere, ma lo scenario attuale glielo impedisce. Chiudendo il suo discorso Matteo Renzi ha inviato “un grande abbraccio a tutti coloro che hanno scommesso sul Sì”, ringraziando “Agnese e i miei figli”.
Lotta nel Pd: La sconfitta al referendum avrà certamente ripercussioni anche sull’ordinamento del Partito Democratico. La lotta tra renziani e sinistra del Pd ha decretato la vittoria dei secondi, schieratisi per il No e pronti a partire il prima possibile con un attacco guidato da Bersani, D’Alema e Speranza verso il segretario per chiederne il passo di lato. Renzi potrebbe però anticipare tutti, consegnando lui stesso le dimissioni come anticipato da Graziano Delrio: “non sono escluse a priori anche le sue dimissioni da segretario del Pd”. Domani è stata convocata dal vicesegretario Guerini la Direzione del Pd e nei prossimi mesi si terrà il congresso, anticipando la data prestabilita fissata a novembre 2017. Ci sarà da scegliere il nuovo segretario, una questione che sin da subito apre molti interrogativi. Innanzitutto si dovrà verificare l’eventuale disponibilità di Renzi a ricandidarsi. Chiarito questo aspetto, dovranno emergere i candidati. Probabilmente si proporrà Roberto Speranza, tra i più influenti della “corrente di sinistra”, mentre tra i renziani si fanno i nomi dell’attuale Guardasigilli Andrea Orlando o del ministro dell’agricoltura Maurizio Martina. Il sottobosco di correnti si sta intanto attivando, con davanti una fase intensa che potrà donare un nuovo volto al Pd. Non si è risparmiato Massimo D’Alema, distintosi come l’arcinemico di Renzi durante la campagna referendaria e che ha commentato in modo tagliente la giornata: “ho detto che quando Renzi cadrà in disgrazia toccherà a me difenderlo, ma era una battuta. Penso dovremo ricostruire”.
M5S alla carica: Il Movimento guidato da Beppe Grillo ha condotto la giornata referendaria all’insegna della prudenza, attendendo il consolidarsi dei risultati per poter fare le considerazioni e decidere come muoversi. Lo stesso Grillo aveva frenato l’entusiasmo e richiamato alla prudenza nei giorni precedenti, evocando scenari da sconfitta. Ma il risultato favorevole ha reso chiara la linea che il M5S manterrà già a partire da domani: elezioni subito utilizzando Italicum alla Camera e Consultellum al Senato, piano di governo pubblicato online e membri del governo scelti dalla Rete. Lo ha infatti confermato Beppe Grillo subito dopo aver votato: “non avete ancora capito? La Rete sceglierà proprio le persone del governo, sono tutte persone condivise”.
Il bivio del Centrodestra: Silvio Berlusconi non lo nasconde. “E’ una mia vittoria, ditelo ovunque: solo grazie alla mia discesa in campo nelle ultime due settimane gli elettori moderati e indecisi si sono spostati sul No” ha infatti confessato il leader di FI ai suoi. Il ritorno del Cavaliere è quindi sempre più concreto, con l’intenzione da parte di Berlusconi di spendere subito il capitale politico guadagnato per far tornare protagonista il proprio partito. L’idea sarebbe quindi quella di sedersi al tavolo con il Pd per parlare di una nuova legge elettorale ed eventualmente di un esecutivo di larghe intese. E’ di tutt’altro avviso Matteo Salvini, prontissimo a commentare alla Tv “Renzi deve andare a casa” e convinto che la priorità attuale sia quella del voto immediato. “Chiedere le elezioni immediate è una forma di rispetto verso gli elettori che hanno voluto mandare a casa il governo” sostiene Salvini, che poi si chiede “cosa diciamo loro? Ci sediamo al tavolo con questi che hanno cacciato?”. Parte così ufficialmente la trattativa nel centrodestra, che dovrà anche comprendere la discussione su un eventuale candidato premier da avanzare in caso di elezioni. Salvini sarebbe a favore delle primarie di coalizione, soluzione osteggiata da Berlusconi. L’ambasciatore Toti (FI) avrebbe per ora convinto il leader della Lega a deporre l’ascia di guerra, ma il risultato del referendum ha ufficialmente fatto scattare il conto alla rovescia per la resa dei conti.
Politica estera
Presidenziali Austria: Alexander Van der Bellen ha vinto nuovamente, confermando il risultato ottenuto il 23 maggio ma poi annullato per irregolarità nello spoglio dei voti per corrispondenza. Il 72enne ex professore di Economia ed esponente dei Verdi ha raccolto secondo le ultime proiezioni il 53,3% dei voti, contro il 46,7% di Norbert Hofer, candidato per il partito di estrema destra Fpö. Sulla mancata vittoria Hofer ha confessato di essere rimasto “infinitamente triste per non esserci riuscito, sarei stato felice di potermi prendere cura della nostra Austria”. I risultati del voto assestano un duro colpo all’ Fpö e al suo leader, Heinz-Christian Strache, che vede ora ridimensionate le sue speranze di pote r guadagnare il posto di Cancelliere alle prossime elezioni. “Mi ero illuso che avremmo vinto queste elezioni” ha ammesso Strache, mentre l’attuale cancelliere socialdemocratico Christian Kern, rappresentante di un partito uscito sconfitto dal primo turno delle presidenziali ma saldo al governo grazie alla Grande coalizione con il centrodestra austriaco, ha parlato di “un buon giorno” dicendosi “convinto che Van der Bellen rappresenterà egregiamente l’Austria dentro e fuori i suoi confini”.
Economia e Finanza
Il No e i mercati: La vittoria del No si è concretizzata e oltre allo scossone politico che ha generato influenzerà con molta probabilità i mercati nei prossimi giorni. L’effetto immediato che si teme riguarda la forte volatilità che deriverà da questo scenario, a cui si potrà mettere fine, secondo gli organi politici europei, trovando subito un’intesa per un governo successivo a quello di Renzi. I danni finanziari provocati dalla sfiducia dipenderanno quindi dalla durata dell’incertezza politica che accompagnerà l’Italia. Le speculazioni colpiranno due obiettivi in particolare: titoli di stato e i bancari. Sui primi la Bce ha già fatto sapere che avrebbe concentrato l’acquisto di titoli sull’Italia in caso di rischi, ma la soluzione offerta da Francoforte sarà limitata e temporanea. Le banche inoltre potrebbero vedere seriamente compromesse le proprie speranze di riuscita dei vari piani di ricapitalizzazione in agenda (Mps e Unicredit su tutti), a causa della fuga degli investitori stranieri. Oggi Padoan sarà a Bruxelles per l’Eurogruppo, la riunione dei ministri finanziari, che avrà il compito di analizzare la manovra italiana. La Commissione dovrà ora decidere come comportarsi con l’Italia, se concedere spazio aggiuntivo per la manovra o andare avanti col rigore e se permettere un eventuale aiuto statale per il salvataggio delle banche italiane. Dagli ambienti Ue sarebbe emersa la speranza di vedere ancora Renzi al governo italiano ma dopo il discorso del segretario del Pd i fari dell’Ue restano puntati su Padoan, distintosi nell’ultimo periodo come interlocutore prediletto con gli organi europei.