Politica interna
Unioni civili: il giorno dopo l’approvazione Renzi difende sia la legge sulle unioni civili che la scelta di porre la fiducia, che ha portato alcuni partiti, come Sinistra italiana, a dividere il voto dicendo no alla fiducia e sì alla legge. Il presidente del Consiglio ha parlato a tutto tondo di questa legge, che considera un traguardo importante del suo governo, e non ha esitato nemmeno di fronte alle critiche del mondo cattolico, il cui atteggiamento “negativo” era ovviamente atteso. Ma Renzi ha spiegato “Io sono cattolico, ma faccio il politico da laico, ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”. Intanto un agguerrito gruppo di opposizione di centrodestra ha annunciato che se il Presidente della Repubblica promulgherà la legge saranno pronti a proporre un referendum per abrogarne una parte. Ma la relatrice della legge Monica Cirinnà ha commentato “io auspico che ci sia, perché lo vinceremo noi”.
Pizzarotti: dopo Filippo Nogarin a Livorno, un altro sindaco del M5S viene raggiunto da un avviso di garanzia. Si tratta di Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma, accusato di abuso d’ufficio riguardo ad alcune nomine al Teatro Regio. “Una formalità, un atto dovuto, si sapeva che c’erano indagini, con la procura terrò il consueto atteggiamento collaborativo, il mio impegno continua senza esitazione”, minimizza Pizzarotti, ma il coro degli attacchi parte lo stesso. Inoltre l’avviso di garanzia suona come un colpo sul sindaco di Parma, da tempo considerato un corpo estraneo dallo stato maggiore del Movimento 5 Stelle; anche in consiglio comunale due eletti si sono dissociati passando all’opposizione. Imbarazzate le reazioni dei vertici grillini, Roberto Fico preannuncia che “se Pizzarotti ha violato la legge gli chiederemo un passo indietro”, ma la candidata sindaco di Roma Virginia Raggi chiede di “non usare gli avvisi di garanzia come manganelli”. Le ribatte Matteo Orfini, presidente del Pd, che parla di “senso del ridicolo sconosciuto” per il M5S, alludendo a tutte le richieste di dimissioni rivolte dai pentastellati agli amministratori dem coinvolti in vicende giudiziarie.
Politica estera
Vaticano: il Papa apre alle donne nella Chiesa. L’annuncio è stato fatto davanti a 900 suore delegate degli ordini religiosi internazionali. Bergoglio ha indicato la via da percorrere per potenziare una volta per tutte il peso femminile all’interno della Chiesa, spiegando che istituirà molto presto una Commissione di studio sul diaconato femminile, come già esisteva nelle comunità cattoliche dei primi secoli del cristianesimo. Negli ultimi decenni le donne che hanno chiesto nuovi ruoli e ministeri all’interno della Chiesa sono state bollate come “sovversive”, oggi il Pontefice pensa che le donne diacono possano essere “una possibilità in più”. L’apertura del Papa avvicinerebbe ancora di più la Chiesa di Roma a quella anglicana, dove da tempo esistono donne preti e vescovi.
Brasile: Dilma Rousseff ha dato ieri l’ultima conferenza stampa, circondata dai suoi ministri, poche ore dopo l’interminabile sessione del Senato che ha deciso la sua sospensione e messa in stato d’accusa. “Posso avere commesso degli errori, ma mai dei crimini; non immaginavo che sarebbe stato necessario lottare di nuovo per la democrazia nel nostro Paese” ha detto l’ormai ex presidente, che è teatralmente scesa dalla rampa del Palazzo del Planalto a salutare i circa duemila militanti del partito dei Lavoratori che ieri si sono scontrati con la polizia. “La democrazia è il lato giusto della storia, io non smetterò mai di lottare” ha ricordato la Rousseff, che si è detta pronta a guidare l’opposizione e ad attaccare le misure economiche del presidente ad interim Temer. Con la caduta della Rousseff anche Lula ha perso l’immunità ministeriale e rischia ora l’arresto nell’ambito dell’inchiesta Petrobras.
Economia e Finanza
UE-Cina: mentre si moltiplicano i segnali contro la concessione dello status di economia di mercato alla Cina, ed in attesa di una decisione che dovrà essere presa da parte della Commissione europea, ieri il Parlamento europeo ha votato una risoluzione con cui ha preso posizione contro questa possibilità. La risoluzione, che chiede alla Commissione di mantenere gli attuali meccanismi anti dumping e di “opporsi a qualsiasi concessione unilaterale dello status di economia di mercato”, è stata approvata ieri a Strasburgo da un ampio ventaglio di forze politiche ed è stata da più parti salutata con soddisfazione, in particolare da parte del mondo imprenditoriale; Lisa Ferrarini, vice presidente di Confindustria per l’Europa, ha detto che con questo voto “il Parlamento Ue si schiera dalla parte dei produttori e dei lavoratori europei contro la concorrenza sleale”.
Brexit: sfidando il sospetto di esporsi politicamente molto oltre il lecito il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, ha lanciato un deciso e inequivocabile allarme sulle conseguenze del possibile divorzio del suo Paese dalla Unione Europea, avvertendo che un voto favorevole a questa ipotesi potrebbe determinare uno scenario di recessione tecnica per l’Inghilterra, che nel 2015 ha avuto tassi di crescita record in Europa. Sterlina in caduta, disoccupazione in crescita, economia ferma, queste le conseguenze paventate da Carney in caso di Brexit. La banca centrale anglosassone non ha dato numeri o fissato paletti sull’impatto che potrà avere la frattura fra Londra e Bruxelles, ma non ha avuto incertezze nel disegnare un quadro fatto di sterlina ai minimi, inflazione in rialzo, crescita economica in decisa contrazione con ricadute sull’occupazione, freno dei consumi da parte delle famiglie, calo degli investimenti da parte delle imprese, ripercussioni sulle esportazioni.
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