Politica interna
Referendum – Dopo un consiglio dei ministri definito “lampo” si è deciso che il 4 dicembre sarà il giorno del referendum. I commenti degli avversari non si sono fatti attendere, con Salvini che ha già definito il 4 dicembre “giorno buono per licenziare Renzi”, mentre i Cinque Stelle hanno parlato di “un’indegna melina sulla data”. Il premier lancerà ufficialmente il 29 settembre la campagna referendaria per il Sì, convinto che “questa Italia deve cambiare, non può rimanere ostaggio dei soliti noti, della solita palude che ha bloccato la crescita dell’ultimo ventennio”. Anche il cardinale Bagnasco è entrato nel dibattito, invitando i cittadini a “informarsi personalmente” sul referendum e sulle conseguenze che porterà in caso di approvazione.
M5S – I grandi cambiamenti del Movimento coinvolgeranno anche il regolamento. Tra le novità principali ci sarebbero modifiche alle sospensioni, che durerebbero per un minimo di 12 mesi. La conseguenza più evidente sarebbe l’esclusione automatica di una ricandidatura col M5S per Federico Pizzarotti, che il prossimo anno dovrà affrontare nuove votazioni comunali. Il sindaco di Parma ha commentato infastidito che “in due giorni, dall’uno vale uno siamo passati al capo politico, al passaggio dinastico e a regole ad personam per far fuori i non allineati”. Un’altra novità consisterebbe nell’istituzione di un “collegio di probiviri”, una squadra di tre persone scelte tra i parlamentari pentastellati che si addosserebbe il compito di valutare sospensioni ed espulsioni. Il compito quindi passerebbe da Beppe Grillo ai tre, sebbene il capo politico potrà sempre esprimersi se in disaccordo. Le nuove regole, pubblicate sul blog di Grillo, saranno votate dagli iscritti con l’esito delle votazioni che si conoscerà a fine ottobre.
Politica estera
Migranti – La gestione dei migranti in Italia è sempre più vicina a un punto critico. A causa della mancanza di fondi i servizi di accoglienza potrebbero infatti essere bloccati. L’appello arriva dalle organizzazioni umanitarie ma il problema viene confermato anche dal ministro dell’Interno Alfano, che osserva: “il problema delle risorse è vero, occorre rimpinguarle per pagare i nostri creditori”. Commentando gli sviluppi futuri, il ministro ha aggiunto inoltre di valutare positivamente il coinvolgimento più diretto di Fassino nella vicenda. I fondi necessari (stimati in 600 milioni) dovrebbero essere erogati dal Tesoro, ma ultimamente vi sono state difficoltà a riceverli. Si è fatto quindi sentire il presidente di Confcooperative Giuseppe Guerini, che ha osservato come “non ci sono mai stati ritardi così eclatanti”, parlando di situazione ingestibile. Se non vi sarà un cambiamento entro qualche settimana 20mila richiedenti asilo potrebbero rimanere fuori dalle strutture di accoglienza e circolare liberamente.
Svizzera – Nella giornata di ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avuto un colloquio con il suo omologo svizzero Didier Burkhalter in cui ha avuto garanzie che l’esito del referendum non avrà conseguenze immediate sui frontalieri. Gentiloni ha comunque ribadito che decisioni drastiche da parte della Svizzera potrebbero creare difficoltà tra il Paese e l’Ue. Proprio l’Unione si è espressa con le parole della portavoce della Commissione Margaritis Schinas, “le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili” e che il referendum di domenica “non renderà affatto più facili i colloqui”. Le trattative tra Ue e Svizzera sono infatti aperte dall’esito del referendum nel 2014 in cui i cittadini svizzeri chiedevano meno immigrati sulle loro strade. La Lombardia sarà tra le regioni maggiormente colpite da un eventuale legge anti-frontalieri, ecco perché il governatore Maroni si è premurato di fissare un incontro la prossima settimana con il presidente del Consiglio di Stato del Ticino Paolo Beltraminelli. Ma una parte di svizzeri sembra preoccupata dall’eventuale blocco degli scambi con l’Italia, che raggiunge i 30 miliardi l’anno a livello nazionale, mentre si attesta a 11 miliardi per quanto riguarda Lombardia-Canton Ticino.
Economia e Finanza
Draghi – Vale più la qualità di un bilancio piuttosto che la quantità. Draghi si scaglia contro le continue richieste di flessibilità, osservando comunque una certa “asimmetria” tra i Paesi. Questa si tradurrebbe nel divieto di aumento spesa per i Paesi che non hanno margini (come l’Italia) mentre per chi può permetterselo (Germania) non ci sarebbe la necessità di sfruttare il surplus. Draghi ha poi commentato la Brexit, affermando che l’Eurozona ha resistito nel breve termina all’uscita della Gran Bretagna, mentre “sul medio-lungo termine è molto più difficile fare previsioni”. Importantissimo sarà “garantire l’integrità del mercato unico”, quindi niente soluzioni a metà e decisioni da stabilire il prima possibile: merci, capitali, servizi e persone dovranno poter circolare tutte liberamente. Secondo il governatore anche la Ue dovrà migliorare, venendo “incontro alle aspettative dei cittadini” e accelerando sul fronte della unione politica e monetaria.
Legge di Bilancio – Mentre il Def è in dirittura d’arrivo, Renzi ha confermato l’esclusione dal Patto di Stabilità delle spese per terremoto e migranti, anche in caso di stop da Bruxelles “lo facciamo e basta, in autonomia”. Così mentre i numeri indicati nel Def rispetteranno gli accordi (si pensa al 2,1% di rapporto deficit-Pil), per il futuro si potrebbero aggiungere 0,4 punti in base alle “spese per le circostanze eccezionali”. Queste saranno oggetto di una trattativa successiva che l’Italia condurrà durante l’iter della legge di bilancio. Senza i fondi aggiuntivi (quantificabili in 6,5 miliardi) la manovra finirebbe per concentrarsi esclusivamente sul disinnescare l’aumento dell’Iva. L’intervento televisivo di Renzi ha fornito ulteriori dettagli sulle novità introdotte dalla manovra. Con un coreografico intervento alla lavagna, Renzi ha infatti mostrato che alle pensioni più basse (fino a 750 euro) verrà concessa una sorta di quattordicesima, del valore di 40 euro mensili.