Politica interna

Pd: In attesa della direzione del partito, in programma oggi, i toni tra le fazioni Pd si scaldano sempre più. Ad innalzare la temperatura ci ha pensato Bersani, che ha bollato come “chiacchere” le promesse offerte da Renzi nell’ultimo periodo. Dietro all’ex segretario si sono mossi anche altri personaggi influenti, tra cui Speranza che ha parlato di “tempo scaduto”. Renzi ha quindi risposto stizzito agli attacchi dei dissidenti, convinto che questi “non dicono No perché hanno un’alternativa, ma solo per antipatia” e ricordando che “Bersani ha votato sì tre volte a questa riforma”. L’interessato ha replicato riportando l’attenzione sulle modifiche alla legge elettorale chieste da tempo: elezione diretta dei senatori e cambio radicale dell’Italicum. Al dibattito ha contribuito anche Dario Francheschini, leader dell’influente Areadem, che si è augurato un “ripensamento” da parte di Bersani, la cui posizione starebbe portando alla lacerazione del partito. D’altronde, secondo il ministro della cultura, Renzi avrebbe già mostrato una “disponibilità a modifiche”.

M5S: Con un intervento a Sarzana Beppe Grillo ha chiuso la “Marcia per la Costituzione” per promuovere il No al referendum. Il leader Cinque Stelle ha invitato a “votare con la pancia” e a giudicare a chi verrebbe consegnato il Paese in caso di vittoria del Sì (al “padre della Boschi” e a un “menomato morale”). Grillo ha promesso che continuerà la campagna referendaria, con una probabile chiusura a Roma, assieme agli altri big del Movimento. Gli sforzi pentastellati per il No sono però finora stati portati avanti con un occhio ai costi e senza fuochi d’artificio, promuovendo iniziative low cost. La motivazione potrebbe provenire da una sincera volontà nel contenimento delle spese o potrebbe celare una scelta strategica: esporsi a favore della bocciatura della riforma, ma con un profilo basso per avere più libertà in caso vinca il Sì. In giornata i sindaci M5S si riuniranno a Montecitorio con in agenda la probabile discussione dell’abbandono dell’Anci.

Politica estera

Stati Uniti: Non si è placata la fuga di notizie sui giudizi hot di Donald Trump: sono infatti emersi nuovi documenti audio e video in cui il magnate americano ha confermato i toni del video del Washington Post, senza risparmiare nemmeno la figlia Ivanka. Cercando il contrattacco, Trump ha accusato ieri Bill Clinton di essere uno stupratore e la moglie Hillary di essere connivente dell’ex presidente. Nel frattempo tra i repubblicani si sta creando una spaccatura evidente, con la base ancora fedele a Trump mentre il Partito registra defezioni e prese di distanza continue. Ieri 16 senatori, tra cui l’ex candidato John McCain, hanno chiesto le dimissioni di Trump, seguiti da altri importanti personaggi come Mitt Romney, Condoleezza Rice, John Kasich. Il nocciolo duro del tycoon comprende ora Rudolph Giuliani e i tre partecipanti alle primarie Marco Rubio, Ted Cruz e Scott Walker. Nonostante le polemiche, a cui Trump ha risposto giudicando “moralisti ipocriti” tutti coloro che lo hanno accusato, il candidato repubblicano si mantiene in corsa, registrando il 38% delle preferenze contro il 42% di Clinton (fonte Politico/Morning Consult). Un altro sondaggio, condotto da Abc, riporta che il 43% degli americani vorrebbe il suo ritiro mentre il 57% ritiene giusto che Trump concluda la sua candidatura.

Israele: Un lupo solitario, come è stato definito dai servizi segreti, di nome Misba Abu Sibeih ha fatto fuoco dalla sua auto sulla folla a Gerusalemme, causando due morti. Il killer in realtà era affiliato al gruppo fondamentalista Murabitun, formazione dedita alla protezione della moschea Al Aqsa, considerato il terzo luogo più sacro per i musulmani. Misba Abu Sibeih era stato condannato al carcere per quattro mesi dopo un arresto precedente e prima di compiere l’atto omicida ha lasciato un messaggio che invitava altri a imitarlo. Israele teme ora che possano riaccendersi le tensioni dopo un’estate di tranquillità, preoccupazioni rinforzate dagli episodi degli ultimi dieci giorni.

Economia e Finanza

Legge di Bilancio: Secondo gli ultimi studi del governo, dalla cifra di 1058 miliardi di euro in carica ad Equitalia per il periodo 2000-2015 si rischierebbe di ottenere nell’immediato un solo miliardo. Tra le cause vi sono i crediti di difficile riscossione (per fallimenti o decessi), l’annullamento di diversi debiti (il 20,5%), i tentativi vani di riscossione da parte dell’esattore. La rottamazione delle cartelle promossa dal governo porterà quindi nelle casse dello Stato la stessa cifra del condono del 2002, nonostante rimangano differenze sostanziali tra le due modalità. Intanto oggi Padoan presenzierà alla riunione dell’Eurogruppo, mentre domani sarà all’Ecofin. In entrambe le occasioni il ministro incontrerà il commissario Ue Moscovici e potrà far proseguire la trattativa sulla flessibilità: si prospetta una richiesta da Bruxelles di uno sforzo strutturale per risparmi di almeno lo 0,1% del Pil nel 2017 e l’abbassamento del deficit nominale sotto il 2,4%, come già sottolineato da Moscovici nei giorni scorsi.

Wall Street/Banche Centrali: C’è qualcuno a New York a cui non piace la politica degli istituti centrali, riunitisi recentemente per l’incontro del Fmi. I soggetti dissidenti sono considerate “le signore di Wall Street” e sarebbero insoddisfatti soprattutto dagli effetti delle politiche monetarie centrali. Gary Cohn, presidente di Goldman Sachs, ha definito le banche centrali un “inefficace cartello” mentre per Jamie Dimon, ad di Jp morgan, gli strumenti messi in campo hanno perso la loro efficacia e si potrebbe avere una crescita superiore “se si gestisse come si deve la politica di bilancio”. Anche per Bill Gross, guru di Janus, la gestione dei titoli obbligazionari è stata finora negativa. Il problema messo in luce da questi influenti personaggi rimangono i tassi minimi e le manovre di allentamento monetario che restringono di molto il giro d’affari delle banche e si portano inoltre dietro il rischio di “drogare” il mercato.