Politica interna
Referendum: Nonostante il richiamo di Napolitano sui toni della campagna referendaria, non si accennano a diminuire gli insulti e le espressioni forti tra i rappresentanti dei due fronti. Ieri è stato il turno di Beppe Grillo che ha definito Matteo Renzi una “scrofa ferita” che, avendo “una paura fottuta del voto”, “attacca chiunque veda”. Il premier ha cercato di glissare, manifestando la volontà di “parlare di Cnel, di bicameralismo e del merito”. Il dibattito è stato però anche influenzato dai vari ricorsi, effettuati e promessi. Sui primi ieri è arrivato l’ennesimo stop a Valerio Onida, da parte del Tar del Lazio. Su quelli promessi invece si è espresso il Comitato del No, garantendo che in caso di vittoria del Sì risicata verranno richiesti accertamenti perché “il voto degli italiani all’estero non è segreto come vuole la Costituzione”, come ha affermato il presidente Alessandro Pace. Renzi ha risposto seraficamente che “noi non facciamo ricorsi, siamo per sorrisi e il merito” e si è espresso inoltre sugli esiti post referendum, promettendo che “non arrivano le cavallette” ma avvertendo di non lamentarsi in seguito “se non cambia mail nulla”. Nella giornata si è esposto anche Matteo Salvini, che ha invitato il segretario del Pd a un confronto tv e ha definito il giorno dopo il referendum “una liberazione nazionale”.
Silvio Berlusconi: Il ritorno a Porta a Porta di Silvio Berlusconi è stato accompagnato da affermazioni interessanti sugli schieramenti politici e non del referendum. Berlusconi infatti ha ribadito la propria adesione convinta al No, ma ha anche giustificato i recenti schieramenti a favore del Sì da parte di dirigenti di Mediaset o di altri industriali. La motivazione sarebbe da cercare nelle “possibili ritorsioni di chi ha il potere” in caso di bocciatura della riforma, chiarendo che “le dichiarazioni del presidente di Mediaset (Confalonieri ndr) sono attribuibili alla difesa dei risparmiatori”. Berlusconi ha inoltre affermato che la riforma costituzionale “può aprire alla deriva autoritaria” e che “anche col No, Renzi resterà al governo e non ci saranno elezioni anticipate”. Il Cavaliere guarda comunque già al futuro, con una proposta di modifica della legge elettorale che porti a un proporzionale “con un limite ai partiti minori” subito, così da raggiungere “la Grande coalizione” dopo le elezioni.
De Luca-M5S: E’ scontro aperto tra il Movimento Cinque Stelle e Vincenzo De Luca. Ieri Luigi Di Maio ha affermato in Parlamento che “in un paese civile Vincenzo De Luca sarebbe in galera”, scatenando la risposta del governatore della Campania per cui “in un paese civile a Luigi Di Maio toglierebbero i 13mila euro di stipendio e lo manderebbero a comprare la merendina”. Valentina Ciarambino (M5S) ha intanto presentato alla Procura di Napoli un audio in cui De Luca invitava i sindaci della regione a fare campagna per il Sì al referendum. L’azione di De Luca sarebbe finalizzata, secondo Ciarambino, a “mettere definitivamente le mani sulla sanità campana”. L’atto dell’ex sindaco di Salerno verrebbe quindi ricompensato “con un emendamento ad personam alla legge di bilancio” che permetterebbe ai governatori delle Regioni di diventare commissari alla sanità. Il Pd ha deciso di accantonare l’emendamento. De Luca ha fatto sapere che gli attacchi da parte dei pentastellati sono finalizzati a distogliere l’attenzione dal caso delle firme false di Palermo e ha chiarito che la proposta presente nell’audio di “offrire pesce fritto” per convincere a votare è stata solo una battuta.
Politica estera
I 100 giorni di Trump: Un video diffuso lunedì sera ha spiegato quali saranno gli obiettivi del governo Trump nei primi 100 giorni. Il programma spinge molto su economia e lavoro, lasciando temporaneamente da parte gli argomenti più duri e che avevano attirato molte critiche durante la campagna, come le promesse di ritorsione verso Hillary Clinton, la costruzione del Muro con il Messico e la cancellazione dell’Obama Care. Al primo posto Donald Trump mette così l’abbandono del Trans Pacific Partnership (Ttp), accordo che avrebbe dovuto regolare gli scambi commerciali tra Usa e Stati asiatici. In sua vece verranno stretti patti bilaterali con i singoli stati, cercando di trarre un vantaggio per gli Usa. Altra priorità di Trump sarà l’eliminazione delle regole che frenano l’estrazione di carbone e gas, così da rivitalizzare il settore energetico. A seguire il presidente eletto procederà con un rafforzamento delle difese contro i cyberattacchi, il divieto per i funzionari del governo di lavorare con le lobby per cinque anni dopo aver lasciato la carica, un’indagine sui visti abusivi per gli immigrati e l’obbligo di cancellare due regole dello stato per ogni nuova regola introdotta. Donald Trump sembra quindi aver frenato l’aggressività politica e lo dimostra anche la “tregua” con il New York Times, giornale presso cui ieri si è recato per un’intervista nonostante gli attacchi ricevuti durante la campagna presidenziale.
Economia e Finanza
Germania-Italia: Il fuoco incrociato all’interno dell’Ue vede ancora opposte Italia e Germania, il cui ministro dell’Economia Wolfang Schaeuble si è espresso ieri in maniera critica verso i controlli effettuati sui bilanci da parte della Commissione europea. Davanti al Bundestag, il ministro tedesco ha così parlato dei difetti della Commissione nel “giudicare se i bilanci dei singoli Paesi europei rispettano le regole e intese europee”. Affermazione che non è andata giù a Matteo Renzi, che durante un’iniziativa per il Sì a Firenze ha chiesto all’Europa di “cominciare a controllare il bilancio tedesco che ha un surplus commerciale”. L’attacco del premier italiano sul surplus tedesco è stato sferrato già in precedenza ma mentre nel caso di un’infrazione di bilancio la Commissione Ue può avviare procedure, per il surplus l’organo europeo può limitarsi a un semplice un monitoraggio. Lo scambio a distanza tra i due politici ha influenzato anche la discussione nel Parlamento europeo, con il capogruppo del Ppe Manfred Weber che ha fatto eco alle dichiarazioni di Schauble, chiedendo di tornare sulla strada del rigore e criticando Renzi perché fa passare la Ue come “il cattivo ragazzo” solo per poter guadagnare consensi a livello nazionale.
Inps: All’interno dell’Inps si è consumata una lotta che ha portato alle dimissioni del direttore generale Massimo Cioffi, voluto precedentemente da Tito Boeri ma costretto a uscire a causa di un dissidio con lo stesso presidente. In una nota diffusa dal ministero del Lavoro, Cioffi ha fatto sapere di aver rimesso il proprio incarico “per contribuire a superare una situazione di ricorrente contrasto di opinioni col presidente dell’Inps, che potrebbe alla lunga danneggiare la regolare funzionalità dell’Istituto”. Le frizioni tra Boeri e Cioffi risalgono all’indagine dell’Inps sull’Enel (dove l’ex dg aveva ricoperto il ruolo di capo del personale) al fine di accertare l’evasione di 40 milioni di euro di contributi riguardanti incentivi all’esodo e ai prepensionamenti. Da quel momento il presidente dell’Inps ha provato ripetutamente a incastrare il dg, passando per una riforma interna all’Inps voluta da Boeri e che ha modificato i poteri interni dell’istituto. Cioffi ha così deciso di abbandonare l’Inps facendo sapere che “il rapporto con Boeri si era irrimediabilmente deteriorato, anche sul piano personale”.