Politica interna
Referendum: Il Sì trova un alleato internazionale con l’endorsement dell’ambasciatore Usa in Italia John Philips, secondo cui “il No sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri”. E all’importante affermazione dell’ambasciatore ha fatto eco l’agenzia Fitch, profetizzando una direzione negativa per il rating italiano in caso di bocciatura del referendum. Le forze di opposizione non si sono fatte attendere e il primo a rispondere è stato Brunetta (FI), citando l’articolo 1 della Costituzione che assegna la sovranità al popolo italiano. Ma le critiche arrivano anche dall’interno, con Gianni Cuperlo (Pd) che parla di “grave ingerenza” mentre per Bersani “le parole di Philips sono cose da non credere”. L’ex segretario, intervistato da Repubblica, ha sancito la massima distanza dal premier, affermando che “io e Renzi abbiamo due idee opposte della democrazia”. E dal punto di vista politico la sinistra Pd ha cominciato ad accelerare, con l’obiettivo di fissare per la prossima settimana un’assemblea del gruppo parlamentare per forzare il governo alla discussione sulle modifiche all’Italicum.
M5S: Nel giorno del contestato appoggio dell’ambasciata Usa, i giovani leader pentastellati reagiscono prontamente ma in modo diverso. Luigi Di Maio si è dedicato all’attacco verso Renzi, con un post su Facebook in cui il premier italiano viene paragonato a Pinochet. L’affermazione ha creato però problemi a Di Maio, che ha confuso il Cile, paese dove avvenne il golpe, con il Venezuela. L’incidente viene subito corretto ma non abbastanza velocemente per evitare le ironie degli utenti del social network, né le risposte disgustate degli uomini vicini a Renzi. Ci pensa quindi Di Battista, ospite a Otto e Mezzo, a soccorrere il collega, dimostrando che non esistono “lotte di potere dentro M5S”. Il rappresentante dei Cinque Stelle poi fa la sua mossa, dicendosi disponibile al volto nel 2018 “a patto che Renzi faccia un passo indietro e si trovi un altro premier per fare la legge elettorale”. Di Battista ha quindi ribadito la lotta al referendum ma ha aperto un possibile un governo di scopo.
Politica estera
Stati Uniti: Nella campagna presidenziale ancora al centro i problemi di salute di Hillary Clinton. Mentre la candidata democratica ha annunciato di essere in miglioramento e che riprenderà i propri impegni venerdì a Washington, i media continuano a interrogarsi sulla segretezza mantenuta sulla polmonite. Clinton ha chiamato lunedì la Cnn dicendo di aver sottovalutato la malattia, ma secondo il New York Times la malattia sarebbe stata rivelata solo a pochissimi collaboratori. Se ciò non bastasse ad alimentare i sospetti, ci ha pensato anche il marito Bill che, cercando di sminuire il problema di salute della moglie ha rivelato che “è svenuta spesso in passato, a causa della disidratazione”, seguita da una rapida dichiarazione di smentita da parte dello staff della candidata. In giornata Hillary è stata sostituita da Obama in un comizio a Philadelphia, durante il quale il presidente ha attaccato duramente Trump per la sua mancanza di professionalità e trasparenza, invitando a riflettere che “le presidenziali sono una cosa seria, non trattiamole come un reality show”.
Libia: Nessun problema in parlamento per l’approvazione della missione Ippocrate. L’Italia invierà quindi a Misurata 300 militari che saranno impegnati a costruire un ospedale da campo nell’aeroporto della città. Nessun coinvolgimento diretto negli scontri quindi, ma un’azione di supporto verso le truppe delle Nazioni Unite per facilitare l’assalto finale a Sirte. Mentre la Francia ha confermato pubblicamente che continuerà a limitarsi ad un supporto logistico e politico verso Serraj, i militari italiani prenderanno parte a una missione definita a più riprese umanitaria, come conferma il ministro degli Esteri Gentiloni parlando di “medici on the ground” e non di “boots on the ground”, ma che nasconde comunque insidie. La Libia infatti continua a presentarsi come uno scenario instabile e in clima di guerra civile, soprattutto dopo l’iniziativa del generale Haftar che qualche giorno fa, appoggiato da mercenari ciadiani e sudanesi, ha occupato tre pozzi petroliferi nella Cirenaica.
Economia e Finanza
Pil: In attesa di dati ufficiali che verranno pubblicati nella nota di aggiornamento al Def il 27 settembre, il ministro Padoan ha ammesso che il governo rivaluterà al ribasso le stime di crescita del Pil. Alla rivelazione del ministro è seguita quella di Renzi, convinto che “il governo non nasconde dati. Noi diciamo la verità non barzellette”. Il premier ammette quindi un rallentamento ma è convinto che “siamo un Paese che ha messo la marcia su innovazione, banda larga e ricerca”. I nuovi numeri riporteranno probabilmente una crescita di 0,9% (era a +1% nell’ultima comunicazione del governo) per il 2016 e di 1,1-1,2% per il 2017 (e non +1,4%). Una volta conosciuti i dati ufficiali si potrà stabilire l’entità della manovra, che al momento dovrebbe ammontare a 23-26 miliardi.
Draghi: Il presidente della Bce, a Trento per ritirare il premio De Gasperi, ha pronunciato un discorso dove la Ue è stata protagonista. Secondo Draghi la risposta ai crescenti populismi può essere trovata ascoltando i cittadini e per far questo l’Europa dovrà ritrovare l’unità politica. Nonostante Draghi abbia ricordato che la sovranità dei Paesi è da difendere, la Ue è da lui definita un “moltiplicatore della nostra forza nazionale” ed è l’unica istituzione in grado di affrontare i problemi legati a immigrazione, difesa e sicurezza. Nel prossimo futuro sarà fondamentale portare a termine le iniziative in corso, come ad esempio l’integrazione del mercato unico, nonché puntare agli “aspetti redistributivi dell’integrazione, verso coloro che più ne hanno pagato il prezzo”. A dimostrazione che il lavoro intrapreso è sulla strada giusta, Draghi ha citato le discussioni “in materia di equità della tassazione”, “su un fondo europeo di assicurazione contro la disoccupazione” e infine “su fondi per la riqualificazione professionale”.