Politica interna
Pensioni – Matteo Renzi torna a parlare del sistema previdenziale e conferma che nella legge di Stabilità il governo interverrà sulla flessibilità in uscita, in modo che l’Inps dia più libertà di scelta a chi vuole ritirarsi prima dal lavoro, con una minima penalizzazione, e a chi dopo, con un assegno più alto. Intervistato da La Stampa, Tito Boeri dice che a giugno verrà fatta una proposta completa per modificare la riforma Fornero. Il presidente dell’Inps lavora per anticipare di qualche anno l’età della pensione: l’ipotesi potrebbe essere fissare l’asticella a 60 o 62 anni, con un taglio dell’assegno mensile di circa un quarto. Intanto, dalla Commissione europea arriva l’ok al decreto rimborsi.
Riforma scuola – Nella seduta-fiume di ieri, la Camera ha sciolto quasi tutti i nodi del decreto Renzi-Giannini. Così, la “Buona Scuola” si avvia a superare lo scoglio dell’Aula con un paio di novità. Una è lo stralcio della possibilità di destinare il 5 per mille agli istituti scolastici. L’altra è la possibilità per gli insegnanti di sostegno da stabilizzare di scegliere anche un posto “comune”. Negli articoli approvati ieri ci sono anche conferme: l’assemblea ha dato l’ok al credito d’imposta per chi investe in istruzione, sì anche allo stanziamento di 200 milioni di euro per premiare i docenti meritevoli e via libera alla sanatoria per i precari con oltre 36 mesi di servizio alle spalle.
Politica estera
Emergenza immigrazione – Si incendia lo scontro a distanza tra Italia e Francia sulle quote europee per i migranti, dopo il passo indietro di Parigi. Incontrando ieri Angela Merkel, il presidente François Hollande ha ribadito il suo no, definendo la proposta contraria ai principi francesi. Dalle pagine de Il Messaggero, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni definisce «egoista» chi si tira indietro sulle quote. «Non si può eliminare il fenomeno migratorio con la bacchetta magica», ha detto il titolare della Farnesina, «bisogna condividere l’accoglienza, le operazioni di ricerca e salvataggio in mare». Per quanto riguarda possibili azioni mirate per contrastare gli scafisti, Gentiloni ha detto che il governo sta lavorando per concordare con le autorità libiche una formale richiesta di intervento.
Arabia Saudita – Il regno wahabita di re Salman è alla ricerca di “sciabolatori qualificati”, da impiegare in qualità di boia, per rispondere a una crescente domanda. Dall’avvento del nuovo sovrano, le esecuzioni capitali sono aumentate in modo esponenziale, come sottolineano Amnesty International e Human Rights Watch: quest’anno sono già 85, rispetto al totale di 88 dell’anno scorso. Le ragioni spiegate dagli analisti sono diverse: aumento dei reati legati al traffico di stupefacenti, svolta ultraconservatrice del sistema giudiziario, lotta al terrorismo. Il risultato è l’inserzione pubblicitaria con cui il Servizio Civile mette in palio 8 posti da boia: 1000 dollari per ogni testa mozzata e la possibilità di far pratica amputando arti di condannati a pene minori.
Economia e Finanza
Brexit – Il premier britannico David Cameron accelera sul referendum che proporrà l’uscita di Londra dalla Ue: il 28 maggio presenterà il progetto di legge sulla consultazione da tenersi nel 2017 o forse prima. Ma la City londinese non vede di buon occhio il Brexit e sono molti i grandi istituti di credito che preparano la via di fuga, nel caso la maggioranza dei sudditi di Elisabetta scegliesse il “sì”. Ultimo in ordine di tempo, secondo le indiscrezioni del Financial Times, è Deutsche Bank. Il colosso tedesco, che a Londra conta 9 mila dipendenti, ha istituito un gruppo di lavoro per valutare quali attività andranno eventualmente rimpatriate sul suolo continentale. Se il fuggifuggi del settore creditizio dovesse concretizzarsi, l’impatto su Londra potrebbe rivelarsi pesantissimo.
Grecia – La situazione di Atene nei confronti dei creditori europei si fa sempre più critica e Berlino si prepara allo scenario peggiore. Al momento, l’unico finanziatore della Grecia è la Bce tramite la Ela, la liquidità di emergenza che, per definizione, è però temporanea. Se Francoforte dovesse decidere di bloccare la Ela, Atene andrebbe incontro a un default in pochi giorni. Alcuni governi e la Commissione Ue hanno preparato piani di aiuto che sono però in evidente contrasto con alcune normative europee. In questo contesto, Berlino vede all’orizzonte solo due soluzioni: o si finanzia Atene, derogando alle regole dell’Eurozona, o la Grecia esce dall’euro, magari tramite un referendum per chiedere ai greci cosa vogliono fare. La domanda a questo punto è: quali sarebbero le conseguenze? In attesa di una risposta, a Berlino cresce la preoccupazione.