Politica interna
Renzi: il premier prende le distanze da Verdini e dai verdiniani ancora prima che un esponente di quel mondo, il deputato campano Sarro, finisca nel tritacarne delle accuse per collusione con la camorra. Renzi non ha sbattuto la porta in faccia ai dissidenti di Forza Italia, né ha escluso categoricamente accordi politici, ma nel corso di un’intervista registrata per un programma della Rai ha testualmente affermato che sulle riforme farà “di tutto” pur di ottenere il sostegno dell’intero Pd. Dunque il presidente del Consiglio sarebbe per la prima volta disposto a prestare orecchio a certe correzioni che ieri il bersaniano Gotor suggeriva per la riforma costituzionale del Senato, specie in materia di elezione diretta. Motivo della scelta, Renzi vuole contare sulle proprie forze per non apparire minimamente in balia dei nuovi “responsabili” o come altro si chiameranno i seguaci di Verdini una volta lasciato Berlusconi.
Milano: nuovo terremoto politico nel capoluogo lombardo. Dopo la decisione del sindaco Pisapia di non ricandidarsi per le elezioni del 2016, ieri il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, anche lei tra i papabili alla successione di Pisapia, ha rassegnato le sue dimissioni nelle mani del primo cittadino, motivando la sua decisione con “problemi insormontabili” sorti con una parte della maggioranza in Consiglio comunale. Vano ogni tentativo di farla tornare sulle proprie decisioni. Intorno alla De Cesaris si stavano condensando ampie fasce di mondo milanese che apprezzavano il suo lavoro e la spingevano a tentare la corsa delle elezioni 2016; probabilmente questo ha dato fastidio a qualcuno. La marcia di avvicinamento alle prossime elezioni comunali si rivela sempre più irta di difficoltà.
Roma: si è dimesso il vice sindaco Luigi Nieri, dopo la pesante relazione che gli ispettori mandati in Campidoglio in seguito all’inchiesta su Mafia Capitale hanno inviato al Prefetto Gabrielli, parlando di “rapporto fiduciario” tra l’ormai ex numero due di Marino e Salvatore Buzzi, ras delle coop del clan Carminati. Il passo indietro sarebbe, ha detto Nieri dopo aver sottolineato di non essere al momento indagato, una mossa per difendere il sindaco di Roma, che a sua volta ha ringraziato l’esponente di Sel, definito “persona leale e onesta”. Ora Marino si trova a dover gestire una giunta che ha perso in due anni 7 assessori su 12 e che ha disperatamente bisogno di un rilancio per non soccombere.
Politica estera
Pace nucleare: la rivalità tra l’America, bollata dall’Iran come satanica, e l’Iran, definito dall’America canagliesco, si è risolta dopo più di 35 anni grazie ad un paziente lavoro della diplomazia, che si è rivelata più efficace delle armi in agguato. Ieri mattina, dopo13 anni di trattative, è stato raggiunto un accordo sul nucleare iraniano che, pur restando pieno di incognite e pur non rappresentando ancora la pace vera e propria, rimane sempre una vittoria dell’intelligenza umana emersa con fatica dal fanatismo e dal sospetto. L’intesa di Vienna è un primo passo, resta l’approvazione dell’Onu, che si annuncia rapida, poi la ratifica del parlamento di Teheran, già anticipata dalla Guida suprema Khamenei ed infine, aspetto più difficile, l’ok del Congresso di Washington, dove i nemici dell’intesa non mancano e gli scettici si trovano sia tra i repubblicani che tra i democratici. Furioso per la fumata bianca in arrivo dai negoziati di Vienna il leader israeliano Netanyahu, che ha definito l’accordo ”un errore storico scioccante, che rende da oggi il mondo meno sicuro”.
Economia e Finanza
Grecia: altra giornata decisiva per scongiurare l’uscita di Atene dall’eurozona. Mentre a Bruxelles si studia l’ipotesi di un prestito ponte, al quale si oppongono sia Londra che Berlino, oggi il Parlamento greco dovrà votare le prime riforme, condizione necessaria ad avviare i negoziati con i creditori per il terzo bailout. Il governo proporrà provvedimenti per oltre tre miliardi, ma si prevedono difficoltà politiche per Tsipras, la cui maggioranza interna al partito appare frammentata; ma le misure potrebbero passare grazie al voto favorevole delle opposizioni. In una dichiarazione rilasciata alla tv nazionale Tsipras si è assunto la completa responsabilità di un accordo che “non mi piace ma che ho firmato per evitare il disastro”; l’alternativa, ha continuato il premier greco, sarebbe stata il ritorno alla dracma, proprio come avrebbe voluto il ministro dell’economia tedesco Schaeuble, che avrebbe significato impoverire ulteriormente i poveri facendo più ricchi i ricchi.
Debito pubblico: la Banca d’Italia ha comunicato che il nostro indebitamento è cresciuto a maggio di 23,4 miliardi, raggiungendo così il nuovo record in valore assoluto di 2.218,2 miliardi di euro. Buone notizie giungono sul fronte dell’inflazione, che a giugno è cresciuta dello 0,2% raddoppiando lo 0,1% di maggio; di solito la corsa dei prezzi è un fatto spiacevole, ma quando il Paese rischia la deflazione e la caduta del ciclo economico è bene che l’inflazione rialzi un po’ la testa, perché significa che i consumi stanno ripartendo e che la ripresa economica può consolidarsi. Tornando al debito pubblico, non è una sorpresa che in cifre assolute aumenti, però la crescita in un solo mese è stata notevole; il debito delle amministrazioni centrali è salito di 22,9 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 0,5 e le opposizioni hanno avuto gioco facile a sparare sul governo. Commenti favorevoli sono arrivati invece dalle associazioni dei consumatori alla crescita dell’inflazione, pur ancora insufficiente per parlare di ripresa; Federconsumatori e Adusbef hanno chiesto al governo uno sforzo concreto affinché tale segnale sia accompagnato da una politica economica di rilancio.