Politica interna
Renzi: La Leopolda si è conclusa con un discorso di Matteo Renzi, un intervento che ha allontanato ancora di più le due anime del Pd e che ha portato indirettamente metà dei presenti a gridare “Fuori! Fuori!”, rivolgendosi alla minoranza del partito. Le parole del segretario si sono concentrate sul referendum con attacchi ai sostenitori del No, “personaggi che, se li chiudi tutti dentro una stanza chiedendogli di mettersi d’accordo su una cosa, non ne escono più”. E’ stata inoltre l’occasione per commentare lo scenario post referendum, con la conferma del premier che non lascerà l’incarico in caso di vittoria del No e, anzi, resterà in prima linea nella vita governativa. Secondo Renzi infatti non è accettabile che con un suo passo indietro l’Italia venga guidata da un “governicchio” tecnico. Lotterà quindi per rimanere protagonista, o con un nuovo governo politico o eventualmente con elezioni anticipate. A confermare la legittimità della sua strategia vi è la convinzione che anche in caso di sconfitta, il Sì raggiungerà quota 48% e il suo schieramento resterà in partita. L’ex sindaco di Firenze, durante un’intervista con Gianni Minoli, si è detto infatti certo che il “referendum si giocherà su un milione di voti” e non ci saranno risultati schiaccianti.
Pd: Bersani rimane convinto che “la scissione la fa Renzi, non certo io. E’ lui che sta uscendo dal Pd”. L’ex premier, dopo le bordate provenienti dalla folla della Leopolda, non vuole mollare il proprio partito e continua la lotta con l’attuale segretario Pd, affermando che per cacciarlo dal partito “non basta una Leopolda, ci vuole l’esercito”. Anche Speranza ha cercato di mettere le cose in chiaro, ricordando che “il Pd non ha un proprietario” e che il partito è composto da tutti i suoi membri. Alcune fonti vicine al premier intanto provano a prevedere le mosse di Renzi dopo il referendum: se vincerà il Sì, il segretario del Pd non proporrà né epurazione né scissione, considerando la minoranza ormai innocua; ma se vincerà il No, allora sarà scontro aperto, con Renzi che proverà a cacciare tutti coloro che hanno criticato finora il suo percorso di riforme.
Centrodestra: Mentre Renzi era impegnato a Firenze per la Leopolda, Salvini organizzava una manifestazione per il No nella stessa città, prevista per questo sabato. Ma tra gli invitati non ci sarà Silvio Berlusconi, nonostante gli inviti siano stati spediti anche ad amministratori e sindaci del M5S. Il leader della Lega si è spiegato ricordando che “Berlusconi ha detto che eventi di piazza, per mille e uno motivi, non ne fa”. Per Forza Italia ci sarà quindi solo Giovanni Toti, già da tempo in sintonia con Salvini. Il governatore della Liguria, dopo aver espresso il suo appoggio per Donald Trump, ha confermato di non credere “ci siano margini per sostenere governi” di scopo, idea ribadita da Salvini per cui “chiunque si presti a governicchi salva poltrone, non sarà alleato con la Lega”.
Politica estera
Stati Uniti: Alla vigilia del voto sembra sempre più chiaro che lo Stato decisivo per l’elezione del 45esimo presidente statunitense potrebbe essere la Florida, come riportano diverse analisi. E proprio nello Stato decisivo per la contestata vittoria di George W. Bush nel 2000 si sarebbe registrato un incremento del 99% del voto anticipato da parte degli immigrati ispanici rispetto al 2012 con il 75% di loro a favore di Clinton. E’ arrivata intanto la comunicazione del capo dell’Fbi James Comey che le indagini sulle nuove email non hanno portato nessun elemento utile per un’accusa verso Clinton, sgonfiando di fatto il caso che ha catalizzato l’attenzione statunitense nell’ultima settimana. A poche ore dal voto i sondaggi parlano di un vantaggio modesto della democratica nei confronti di Trump, anche se Clinton sarebbe ora a rischio in New Hampshire, uno degli Stati finora al sicuro. Rimane alto il numero degli indecisi, dato che potrebbe ribaltare completamente l’esito di un’elezione ancora molto incerta.
Raqqa: Mentre continua l’assedio a Mosul è partito a sorpresa l’attacco verso la roccaforte dell’Isis in Siria: Raqqa. L’iniziativa è guidata dalle Syrian democratic forces (Sdf), un esercito di trentamila soldati appoggiato dagli Usa e composto per l’80% da curdi. Anche la Francia sarebbe molto attiva nell’operazione, timorosa di nuovi attacchi terroristici sul proprio territorio e intenzionata a mettere fine al Califfato il prima possibile. L’annuncio dell’inizio dell’operazione è stato comunicato da Jihan Sheikh Ahmad, comandante donna delle Sdf, quasi a voler sfidare l’Isis e le sue convinzioni nei confronti del gentil sesso. Ahmad ha inoltre invitato la Turchia a “stare fuori dagli affari interni siriani”: la forte componente curda coinvolta nell’attacco, cominciato nella notte di sabato, vuole infatti evitare che il governo di Istanbul colga nuove occasioni per continuare la sua guerra nella guerra contro i curdi. In mezzo ai due schieramenti vi sarebbero gli Stati Uniti, con continui sforzi diplomatici per tenere lontani i turchi dai curdi nei territori contesi. L’operazione, chiamata “Ira dell’Eufrate”, ha permesso finora ai militari di avanzare di dieci chilometri verso Raqqa, riducendo la distanza dalla roccaforte a quaranta km.
Economia e Finanza
Rottamazione delle cartelle: La lista di emendamenti che accompagna il decreto fiscale conta circa mille richieste, concentrate soprattutto sulla riscossione e raggruppabili in tre grandi temi: la durata della rateizzazione per le cartelle esattoriali “alleggerite”, l’importo dell’aggio e delle sanzioni future, l’assorbimento del personale di Equitalia nell’ente che lo sostituirà. La rateizzazione vorrebbe essere allungata dalla maggior parte degli schieramenti politici, ma si dovrà decidere sulle modalità. Sul personale, mentre M5S e FI propongono l’introduzione di un concorso per il passaggio ad ente pubblico, il Pd vorrebbe trasferire gli attuali lavoratori pur verificandone le competenze. Tutto il gruppo Pd in commissione Bilancio ha proposto intanto un dimezzamento delle sanzioni a cui si dovrebbe aggiungere la riduzione dell’aggio. Da oggi partirà l’adesione agli sportelli per la rottamazione delle cartelle.
Manovra/Ue: Oggi si riuniranno i ministri finanziari degli stati dell’Ue davanti al Commissario degli affari economici Pierre Moscovici in cui verrà presentato un breve rapporto sullo stato generale dell’economia. Non vi sarà quindi occasione per un confronto vero e si dovranno attendere i prossimi incontri di novembre per capire quali saranno le sorti dell’Italia e della sua manovra: il primo mercoledì prossimo, quando la Commissione presentare le nuove stime macro-economiche che serviranno per valutare le leggi di bilancio, mentre il secondo si terrà il 19 novembre e offrirà le osservazioni formali della Commissione sulla manovra italiana. L’aria che tira a Bruxelles sembra però portare allo scetticismo verso i conti italiani. Preoccupa soprattutto la distanza tra gli obiettivi del governo italiano e gli impegni presi in primavera, con un rapporto deficit/Pil nominale passato da 1,8% a 2,3%, a cui si aggiunge quello strutturale che passerebbe da 1,2% a 1,6%. I temi del dibattito rimangono le misure una tantum su terremoto e migranti. Nel primo caso è in discussione il piano per la messa in sicurezza di scuole e ospedali su tutto il territorio italiano, mentre per i migranti il governo reclama uno sconto di 2,8 miliardi ma l’Ue vorrebbe concederne solo 1,5.