Politica interna

 

Caso Consip: Il colloquio tra Luca Lotti e i pm si è concluso nel migliore dei modi secondo il legale Franco Coppi, con il ministro che ha “negato qualsiasi responsabilità fornendo anche dei riscontri al magistrato”. L’interrogazione è durata un’ora e mezza, molto più a lungo di quella del generale Tullio Del Sette, accusato come Lotti di aver rivelato informazioni sull’inchiesta per tangenti al Consip. E’ stato Luigi Marroni, ad del Consip, a fare il nome di Lotti ed è per questo che l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio lo ha sconfessato durante l’interrogatorio, specificando di averlo visto solo due volte e aggiungendo di non essere mai venuto a conoscenza dell’inchiesta. Nel frattempo sarebbe spuntato anche il nome di Matteo Renzi tra le persone a conoscenza dell’inchiesta Consip: a rivelarlo sarebbe stato Filippo Vannoni, imprenditore vicino all’ex premier e a suo padre Tiziano. 

 

Sottosegretari: Il governo Gentiloni si conferma come continuazione del governo Renzi anche nell’ambito dei sottosegretari. Ci potrebbe infatti essere solo un cambio, legato al ministero della Scuola e che coinvolgerebbe Davide Faraone, in procinto di passare al nuovo ministero della Coesione territoriale e del Sud. Per sostituirlo si fanno i nomi di Manuela Ghizzoni e Simona Malpezzi, ma al momento non sarebbe certo l’avvicendamento e il team di sottosegretari potrebbe essere confermato in blocco. Rimarrà quindi deluso Denis Verdini, che aveva chiesto tre dei suoi uomini ma che si dovrà accontentare della conferma di Enrico Zanetti al ministero dell’Economia. Rischiano quindi di montare i malumori dell’alleanza Ala-Scelta Civica, esemplificati dalla dichiarazione di Saverio Romani (Ala) secondo cui “se siamo indispensabili ci diano un ruolo nella maggioranza” altrimenti “ci tengano fuori”. 

 

Politica estera

 

Indagini su Amri: La sim olandese trovata tra gli oggetti di Anis Amri sottolinea un nuovo, a tratti inspiegabile, dettaglio nel viaggio percorso dal killer dopo la strage di Berlino. La tessera telefonica è stata infatti distribuita per pubblicità durante i giorni del 21, 22 e 23 dicembre in Olanda, rivelando quindi che Amri passò anche per quello Stato dopo aver compiuto l’attentato al mercatino. Una decisione difficile da comprendere, se la sua intenzione era di raggiungere un Paese nel meridione europeo per fuggire. Appaiono invece più chiari i dettagli riguardo il suo viaggio in Italia, dove Amri cambiò treno a Bardonecchia per raggiungere Milano con un regionale. Alcune immagini testimoniano quindi l’arrivo di Amri a Stazione Centrale verso l’una di notte. Da qui il terrorista si sarebbe mosso tramite bus verso Sesto San Giovanni, dove alle tre di notte verrà fermato dai due poliziotti italiani per la richiesta di accertamenti e terminando definitivamente il suo viaggio.

 

Romania: Il presidente della Repubblica rumena Klaus Iohannis ha fermato la nomina di Sevil Shhaideh come primo ministro, nonostante la vittoria alle elezioni dell’11 dicembre. La motivazione ufficiosa potrebbe essere la fede di Shhaideh: l’esponente del Partito socialdemocratico è infatti di fede musulmana e questo sembrerebbe aver creato non pochi problemi nel sceglierla come premier in un paese che è composto all’81% di cristiani ortodossi, al 4,3% di cattolici, al 4,5% protestanti e solo per lo 0,5% da musulmani. Oltre alle questioni religiose, la candidata premier presenterebbe anche problemi di “conflitto di interesse” in ambito diplomatico: il marito, siriano, sarebbe infatti considerato vicino al leader siriano Bashar al-Assad. Inoltre le passate collaborazioni di Shhaideh con figure politiche poi condannate per vari reati getterebbero un’ombra sulla sua credibilità politica. Il presidente non ha motivato la sua decisione e le speculazioni hanno quindi indirizzato verso la fede musulmana di Shhaideh. La Commissione Ue non ha commentato la decisione di Iohannis, spiegando che “la formazione del governo è affare degli Stati membri”. 

 

Economia e Finanza

 

Salvabanche: Dopo la notifica dalla Bce di un fabbisogno di 8,8 miliardi di euro per Monte dei Paschi di Siena, il Tesoro si è sentito in dovere di chiarire che “il perimetro del fondo” da 20 mld del Salvabanche è “ampiamente sufficiente a far fronte a tutte le esigenze di intervento che dovessero emergere dalle situazioni attualmente sotto osservazione da parte delle istituzioni”. Sarebbero quindi garantiti gli interventi per gli altri istituti di credito in emergenza, che verranno messi in sicurezza dopo l’emergenza del Monte. Su quest’ultimo è stato spiegato che la differenza tra i 5 mld di prima e gli 8,8 mld richiesti negli ultimi giorni è dovuta alla modifica della soluzione utilizzata: quella di mercato era basata su dati attuali, mentre quella con l’intervento pubblico copre tutta la carenza di capitale e dovrà tener conto anche della conversione dei bond subordinati. La priorità di Mps sarà però ora quella di riportare la liquidità ai valori di un anno fa, quando si attestava a 23,9 mld. Procedono nel frattempo i lavori per il nuovo piano di presentazione da presentare all’Antitrust Ue: a gennaio potrebbe esserci una prima bozza, che prevedrà un intervento della durata tra i 18 e i 24 mesi e presenterà un progetto approfondito per la cessione delle sofferenze.

 

Carlo Calenda: Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda nega qualsiasi possibilità di infrazione delle regole Ue per il decreto Salvabanche, poiché “la procedura che ha portato all’intervento pubblico è stata seguita passo-passo dalla Commissione”. Lo si legge in un’intervista a La Stampa, dove il ministro spiega anche che le manovre di Vivendi su Mediaset sono giudicate con “un parere negativo” dal governo, non però nelle finalità ma “sui metodi di questa operazione”. Nonostante questo “non intendiamo stravolgere le regole del mercato” e non ci sarà un intervento pubblico. Il commento sull’Italia è quello di un Paese che non è uscito dalla crisi perché prima del governo Renzi “di crescita e politica industriale non si è parlato”. Ecco perché Calenda punta tutto sugli investimenti, con due iniziative simboliche del governo Renzi: industria 4.0 e Jobs act. Il parallelismo tra Renzi e Gentiloni è confermato dal ministro, dal momento che entrambi “rappresentano la stessa cultura riformista”. Ma ciò che conta è di mantenere “un’agenda ambiziosa”: indipendentemente dalla durata del governo secondo Calenda infatti “dobbiamo vincere la paura della modernità governando il cambiamento e investendo”. La sfida si riproporrà anche in Europa, dove vi saranno molti appuntamenti importanti. Per affrontarli Calenda sostiene che “la Commissione dovrà aiutare a affrontare questi temi invece che scegliere il galleggiamento tra i veti dei singoli Stati”.