Politica interna
Renzi-Letta: fra le telefonate intercettate, nel corso di un indagine già archiviata, fra Matteo Renzi ed il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, emergono commenti espressi dall’attuale premier sull’allora presidente del Consiglio Enrico Letta. Renzi avrebbe detto, parlando con il generale, che Letta non è capace, non è cattivo, non è proprio capace; e racconta di avergli proposto di lasciare Palazzo Chigi in cambio della promessa di una futura elezione al Quirinale. Renzi riferisce il rifiuto e dice all’ufficiale che la settimana prossima sarà decisiva per chiudere l’accordo di governo, un rimpastone nel quale “il problema è capire se mettere dentro qualcuno dei nostri” ed aggiunge “mettersi a discutere per buttare all’aria tutto secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese, perché lui è proprio incapace. L’alternativa è governarlo da fuori”. Enrico Letta ha evitato reazioni a caldo dicendosi però “sconcertato” dalle frasi di Renzi che, scrive in un tweet, “si commentano da sole”.
Verdini: durante un incontro riservato l’ex coordinatore di Forza Italia ha anticipato la linea che “sarà legata ai movimenti di Renzi sulle riforme”. Verdini, che si è detto in attesa “dell’ora X”, ha delineato un’immagine del leader democratico, che non sarebbe un tipo disposto a galleggiare, ma che “o farà quanto ha in mente o se ne tornerà a casa senza consultare il partito, la famiglia, gli imprenditori…”. Verdini ha parlato poi del suo partito nel quale ha detto di non riconoscersi più, di non essere d’accordo su nulla e di sentirsi in forte disagio. Forza Italia sarebbe ormai diventata “irrilevante” sia sotto il profilo elettorale che sotto quello politico, destinata quindi ad un progressivo ed inesorabile declino. Secondo i presenti nessuna citazione sarebbe stata dedicata a Salvini.
Politica estera
Srebrenica: anche se le parole che si sentono ripetere in questi giorni nella società civile, tra i rappresentanti politici delle città bosniache e anche in quelle serbe, sono stabilizzazione, riconciliazione e riforme, venti anni sembrano essere ancora pochi per dimenticare o anche solo per mettere un po’ d’ordine nella memoria ed evitare il rischio di ricadere nella spirale delle colpe collettive; la ferita appare ancora così grande che neppure la speranza di un ingresso della Bosnia Erzegovina in Europa potrebbe tentare di rimarginarla. Attesi per oggi, a vent’anni di distanza da quello che fu il più grave massacro nel vecchio continente dopo la seconda guerra mondiale, con oltre 8000 musulmani bosniaci uccisi, oltre 50 delegazioni, personalità politiche, capi di Stato e di governo, in questo luogo di dolore e di memoria, per testimoniare la volontà di guardare avanti. Anche il premier serbo Vucic vuole essere oggi a Srebrenica, pronto a sfidare le prevedibili contestazioni.
Presidenziali Usa: il miliardario Donald Trump, provocatore per vocazione, populista, ma capace di entrare in sintonia con le profondità dell’America minuta, impaurita dai migranti e tentata dal neo razzismo, sembra ormai onnipresente su tutte le televisioni nazionali, oltre alla conservatrice Fox, che ogni giorno dispensano una sua dose di battute e dichiarazioni. Candidatosi alle primarie repubblicane il 16 giugno scorso, Trump non ha risparmiato dichiarazioni razziste contro i messicani, né critiche pungenti al concorrente più in vista del suo partito, Jeff Bush, nonché a Hillary Clinton definita “il peggior segretario di Stato della storia”. Secondo i dati della Cnn il magnate figurerebbe al secondo posto tra i candidati repubblicani ed in alcuni stati sarebbe primo senza rivali. Di sicuro parteciperà al primo grande dibattito televisivo tra i dieci competitor conservatori più quotati, in programma il 6 agosto sulla rete Fox.
Economia e Finanza
Grecia: nel giorno della verità nel Parlamento di Atene il premier ha chiesto ai suoi seguaci di partito un voto unitario, pena le sue dimissioni, per l’approvazione della manovra di austerità presentata a Fmi, Bce e Commissione europea allo scopo di ottenere 53,5 miliardi di euro dai creditori ed evitare la bancarotta del Paese. “Dovete scegliere tra un brutto accordo o la catastrofe” ha detto Tsipras ai 149 deputati di Syriza; anche i partiti di opposizione avevano annunciato il loro sì al piano, unici contrari gli estremisti di Alba dorata, i comunisti ed alcuni dissidenti di Anel e del partito del primo ministro. Le possibilità di un accordo sul salvataggio della Grecia sembrano in aumento, le proposte inviate a Bruxelles sarebbero credibili e includerebbero riforme e tagli voluti dalla Germania e dalla ex troika dei creditori e precedentemente rifiutate dai greci; il presidente dell’Eurogruppo Dijsselboem ha commentato cautamente le 13 pagine inviate dal governo di Atene, la valutazione dovrà essere terminata entro stamani.
Industria: il ministero dell’Economia ha parlato ieri di “un vero punto di svolta” dopo che l’Istat ha comunicato i dati sull’andamento della produzione industriale a maggio ed il ministero del lavoro quello dei contratti. Per la prima volta le aspettative positive che si registrano da tempo presso gli operatori coincidono con i dati reali, che danno la produzione industriale in salita del 3% in un anno. Renzi ha commentato affermando che si tratta di un dato positivo frutto delle riforme, che però ancora non basta, mentre il ministro Padoan ha scritto in un tweet che “ancora molta strada è da fare, ma stiamo andando nella direzione giusta”. La possibilità di ripresa dell’occupazione dipende direttamente dalla ripresa e dal consolidamento della produzione; i dati sui contratti segnalano ancora una stagnazione, con un saldo positivo fra attivazioni e cessazioni di sole 271 unità, numero insignificante che indica come per una svolta sul mercato del lavoro ci vorrà ancora tempo; ma per ora le premesse sembrano esserci.