Politica interna
Riforme: Matteo Renzi sfida le critiche e sulla sua riforma del Senato si dice sicuro di farcela, a dispetto della minoranza interna del Pd che la ritiene “un pastrocchio”, come afferma Vannino Chiti, e quindi “invotabile” come aggiunge Pierluigi Bersani. Il sottosegretario Lotti dice che “è il momento di decidere” e difende la possibilità di avere Dennis Verdini come interlocutore, perché “noi ci rivolgiamo a tutte le forze parlamentari”. Maria Elena Boschi va oltre, invitando i berlusconiani a ritornare a votare con Renzi come fatto fino all’elezione di Mattarella, mentre sul sostegno alla riforma dell’Ncd garantisce Angelino Alfano. Cresce intanto la pressione sul presidente Grasso, che dovrà stabilire l’ammissibilità degli emendamenti all’articolo 2, e che replica con un “Quando sarà il momento deciderò”.
Sondaggio: nonostante non riesca più a sollevare gli entusiasmi di qualche tempo fa e le speranze intorno a lui si siano raffreddate, Matteo Renzi non sembra per ora in pericolo ed il sostegno al suo governo non pare essere stato indebolito dalle ultime vicende politiche interne ed esterne. Questa l’idea che si rileva dal sondaggio condotto da Demos; il Pd con il 33% rimane il primo partito, migliorando anzi il livello di consensi rispetto a quello rilevato prima dell’estate; a distanza segue il M5s che si avvicina al 27%. Dietro a loro staziona le Lega di Salvini, che per la prima volta supera in modo netto, con il 14%, Forza Italia, scesa invece ai minimi della sua storia ventennale all’11%. In declino i centristi, NCD e Udc, ridotti ormai ai minimi termini, al di sotto del 3%.
M5s: Beppe Grillo, dopo avere collocato mercoledì scorso il vicepresidente del M5s alla Camera Luigi di Maio sul piedistallo di rivale di Matteo Renzi alle future politiche, ha fatto ieri marcia indietro, spiegando che il candidato premier del movimento sarà scelto in rete, come sempre fatto. Le parole del leader sembrano però un ripensamento che mira a mettere a tacere il malumore che dalla base del Movimento sta salendo contro l’abbandono della teoria “uno vale uno” e sull’assenza di capi. Fonti interne al M5s smentiscono comunque l’esistenza di tensioni interne al direttorio a cinque che in qualche modo guida i grillini.
Politica estera
Siria: la Russia esce allo scoperto ed oltre a non smentire di stare aiutando militarmente il regime di Bashar Al Assad, invita la coalizione internazionale a considerarlo come un alleato necessario, con il quale sarà possibile sconfiggere l’Isis. Lo ha detto il ministro degli Esteri Lavrov, offrendo alle forze alleate di mettere da parte sospetti e disaccordi ucraini e di fare squadra per sconfiggere il terrorismo. Continuano le manovre navali russe in Siria al largo del porto di Tartus, dove Mosca ha una base permanente, secondo gli Usa potrebbe trattarsi della creazione di una base aerea avanzata. Secondo il presidente ucraino Poroshenko in Siria stanno sbarcando le forze speciali russe che già intervennero in Crimea, ma Lavrov ha parlato di “regolari esercitazioni nel rispetto del diritto internazionale”. Per ora né americani né francesi hanno alzato i toni, attendendo di giudicare in base ai fatti e non alle parole.
Libia: mentre Italia e Gran Bretagna attendono che il Consiglio di sicurezza dell’Onu approvi la risoluzione per contrastare il traffico di esseri umani, gli Stati Uniti cominciano ad essere impazienti sulla mediazione finora condotta dal diplomatico spagnolo Bernardino Leon per fermare il conflitto e consentire di contrastare i gruppi terroristici come l’Isis. I due processi sono stati svincolati, le stesse autorità locali non hanno dato il via libera alla risoluzione Onu, perché né il governo di Tobruk né quello di Tripoli sono in grado di controllare le spiagge da dove salpano i barconi; Washington intanto non abbandona Leon, ma rimane perplessa per il ritmo erratico del dialogo e l’ottimismo manifestato in passato sembra ormai trasformato in atteggiamento di attesa frustrata. Si indebolisce la posizione del generale Haftar guida delle forze armate del governo filoccidentale di Tobruk, gli americani vorrebbero “dignitosamente” allontanarlo perché sul piano politico è diventato un problema.
Economia e Finanza
Manovra: l’Unione Europea concederà maggiore flessibilità all’Italia nella gestione dei conti pubblici, dando il via libera alla clausola per gli investimenti che permetterà al governo di usare 5 miliardi di euro in più nella legge di stabilità, arrivando ad un totale di 10,5. Soddisfatto il premier secondo il quale “l’Ue non è più un problema” perché a Bruxelles qualcosa è cambiato e si riconoscono gli sforzi fatti dall’Italia. Renzi, che sta lavorando da giorni con il ministro dell’Economia Padoan, ha aggiunto che ci sarà un aumento delle stime di crescita del Paese e che la maggiore disponibilità verrà spesa per le coperture su Imu e Tasi, che a dicembre gli italiani dovranno pagare per l’ultima volta.
Produzione: volgono al bello i numeri, in particolare grazie al contributo del settore auto, protagonista di una lunga sequenza di crescite a due cifre sia nelle immatricolazioni interne che nei dati di esportazione. Lo scatto di luglio della produzione industriale, pari all’1,1% su base mensile, rappresenta la miglior performance dal giugno 2014, anche se occorre tener conto del dato dei consumi energetici, lievitati in seguito al caldo record del mese. La crescita annua del 2,7% è invece soprattutto figlia della straordinaria impennata dell’auto, una rincorsa targata Fca con una ripresa che coinvolge più impianti e si traduce in una crescita per l’export. Positivo ma prudente il commento del presidente di Confindustria Squinzi, che alla platea degli industriali torinesi ha detto che si respira “un clima nuovo”, anche se parlare di ripresa è ancora un po’ arrischiato perché occorre attendere che i risultati siano confermati nei prossimi mesi. Il presidente del Consiglio invece ha apertamente sostenuto che “l’Italia ha finalmente svoltato” e che “dopo tanti anni non siamo più il problema dell’Europa”.