Politica interna
Decreto fiscale – Nuove polemiche sulla norma “salva-Berlusconi” inserita nel decreto attuativo della riforma fiscale. Il ministro dell’Economia Padoan smentisce le voci di incontri segreti con Franco Coppi, legale di Berlusconi, e tira dritto: dopo il dietrofront di Matteo Renzi, lavora per portare il decreto legislativo a un prossimo Consiglio dei ministri, modificando o stralciando la norma criticata. Secondo i primi conti, quel 3% che avrebbe aiutato l’ex Cavaliere potrebbe essere ridotto: una forchetta tra l’1,5 e l’1,8%. Dalle pagine de Il Messaggero, il sottosegretario Delrio conferma la bontà del testo e dice basta all’immobilismo democratico. Resta il mistero su chi abbia inserito la misura all’interno del provvedimento. Franco Gallo, ex presidente della Consulta e supertecnico a cui Padoan affidò la redazione del decreto, dice che nel suo testo di ottobre non c’era il contestato articolo 19 bis e che questo sarebbe stato aggiunto il 24 dicembre a Palazzo Chigi.
Riforma della scuola – Riunione fiume tra Matteo Renzi e il ministro dell’istruzione Stefania Giannini per preparare il testo sull’istruzione, preludio delle norme che dovrebbero essere definite entro febbraio. Di sicuro cambieranno i sistemi di valutazione degli insegnanti e gli scatti si baseranno anche sul merito e non più solo sull’anzianità. La proposta del governo è dare piena attuazione all’autonomia scolastica e una retribuzione migliore agli insegnanti che dimostrano impegno.
Quirinale – La questione della norma “salva-Berlusconi” inserita nel decreto fiscale complica la partita del Colle: da una parte potrebbe minare il patto del Nazareno, dall’altra potrebbe essere un punto su cui fare leva per la minoranza Pd e per il Movimento 5 Stelle. Ieri Renzi e il sottosegretario Lotti hanno fatto il punto sui numeri che il premier conta di avere tra i grandi elettori del Pd: secondo il presidente del Consiglio sono vicini ai 300. Del passato e del futuro del Quirinale parla Mario Monti in un’intervista a La Stampa: “Senza di me, al Colle oggi ci sarebbe Berlusconi”, dice il senatore a vita riferendosi alla rielezione di Napolitano della primavera del 2013. E sul futuro inquilino del Quirinale, Monti fa i nomi di Prodi e Draghi, definendoli due candidati ideali.
Politica estera
Iran – Il presidente Rouhani sfida i conservatori, contrari al dialogo sull’arricchimento dell’uranio, e si appella alla Costituzione, proponendo un referendum sul nucleare. Nei 35 anni dall’approvazione plebiscitaria del testo costituzionale nessun governo vi ha fatto ricorso, ma l’articolo esiste e il presidente potrebbe chiedere agli iraniani di pronunciarsi su un tema importante come il programma atomico. Il discorso tenuto ieri da Rouhani davanti a 1500 tra i maggiori responsabili economici del Paese ha grande importanza, soprattutto in vista del nuovo round negoziale che si terrà a Vienna il prossimo 15 gennaio.
Usa – Si insediano oggi i nuovi eletti del Congresso: per la prima volta da otto anni, i Repubblicani controllano tutto. Il prossimo biennio sarà il più duro per il presidente Obama, segnato dai duelli tra il potere esecutivo e il ramo legislativo. I principali punti del contendere sono la riforma sanitaria, la questione immigrazione, i temi ambientali (primo fra tutti XL Keystone, il maxi-oleodotto che dovrebbe trasportare petrolio dal Canada al Golfo del Messico attraversando tutti gli Stati Uniti), l’embargo a Cuba e l’intesa con l’Iran. Attacco frontale o compromesso: l’intelligenza tattica starà nello scegliere le battaglie giuste.
Economia e finanza Mercati –
I timori su Atene e il crollo del prezzo del petrolio, sceso sotto i 50 dollari al barile, scatenano la tempesta sulle Borse europee. Il Vecchio Continente brucia in una seduta 201 miliardi di euro. Piazza Affari perde il 4,92%, il peggior risultato dall’aprile del 2012: in Europa, Milano è maglia nera insieme ad Atene. È l’effetto delle paure suscitate dalle elezioni greche del 25 gennaio, e dalla prospettiva che l’eventuale scelta del nuovo governo di non rimborsare il debito sia imitata da altri Paesi. In più, con l’Eurozona in attesa delle decisioni della Bce sul Quantitative easing la moneta unica è scesa ai minimi sul dollaro dal 2006, chiudendo a quota 1,19. Non basta per ora a placare i mercati nemmeno l’intervento della Commissione europea, che definisce irrevocabile l’appartenenza alla zona euro (in base al trattato Ue).
Rapporto Coop – Secondo il report, l’Italia del 2015 è il Paese dello zero virgola. Il Pil sale, ma di appena mezzo punto (+0,5%). I consumi delle famiglie riprendono, ma flebili (+0,7%). Le esportazioni migliorano, ma il contributo è quasi nullo al netto delle importazioni. L’inflazione morde poco, ma rischia di trasformarsi in deflazione (+0,4%). Gli investimenti delle imprese sono a zero. Gli unici indici a galoppare sono disoccupazione e debito. Più che ottimismo, quello che avvertono famiglie e imprese è una sensazione di scampato pericolo, si legge nel Rapporto: se ci sarà una ripresa sarà comunque debole.