Primo piano
Datagate: prende sempre più corpo in queste ore il sospetto che nel mirino della Nsa possa essere finito anche Papa Francesco. Nonostante le smentite del Vaticano sembra esistano indizi che le conversazioni del cardinal Bergoglio siano state ascoltate già alla vigilia del Conclave; non esistono certezze, ma nessuno in linea teorica può escluderlo. La rivelazione arriva dal settimanale Panorama, che non esclude che le intercettazioni si siano protratte anche dopo la nomina del prelato argentino a Pontefice. Il portavoce della Santa Sede padre Lombardi ha detto di non essere a conoscenza di eventuali ascolti clandestini ed ha tagliato corto sull’argomento per smorzare sul nascere ogni polemica. Più tardi è arrivata anche la smentita della Nsa, che ha escluso di aver mai avuto il Vaticano come obiettivo.
Politica interna
Berlusconi: il voto nell’Aula del Senato sulla decadenza del leader di Forza Italia avverrà a scrutinio palese. Lo ha stabilito ieri la giunta per il Regolamento di Palazzo Madama, chiamata a dare il suo parere, con una maggioranza di un solo voto, 7 contro sei; a favore del voto palese si sono espressi Pd, Sel, M5S e Scelta Civica, contro Pdl e Lega. Decisivo il parere della senatrice Lanzillotta di Scelta Civica, voto che ha immediatamente fatto fiorire leggende sulla presunta vendetta di Monti contro Casini per evitare che nel segreto dell’urna si saldasse un patto tra Udc e Berlusconi… Il Cavaliere viene descritto come infuriato, non ci sta e torna ad evocare venti di crisi per l’esecutivo di Enrico Letta; mentre Alfano già preannuncia “battaglia in Parlamento” contro la decisione che violerebbe il principio di civiltà. Falchi e colombe del Pdl si uniscono nell’esecrazione dello strappo consumato in Giunta, usando termini pesantissimi, da “inaudito” a “barbarico”, ma per la prima volta all’interno del partito si parla di “scissione inevitabile” e la frattura fra lealisti e governativi appare insanabile, rendendo quasi superflue le dichiarazioni di solidarietà dei ministri in carica. Anche all’’interno del Pd sorge qualche perplessità sull’opportunità di forzare il Regolamento o quantomeno di dare un’interpretazione inedita delle regole, e si fa largo un “partito dei pentiti” abbastanza forte da farsi sentire, portando lo scontro sulla decadenza di Berlusconi a mischiarsi con quello interno al partito in fase congressuale. Esulta il M5S che considera l’esito del voto come un proprio successo ed ora punta apertamente alla crisi di governo con elezioni anticipate.
Politica estera
Forbes: la rivista incorona Putin “uomo più potente del mondo” per il 2013. Il presidente russo sorpassa Obama per aver saputo, spiega il magazine, rinsaldare il potere all’interno e giocare intanto sul piano internazionale un ruolo positivo nella crisi siriana, oltre ad aver dato rifugio alla “talpa” del Datagate Edward Snowdon. Obama viene invece descritto come “comandante ammanettato” della nazione predominante nel mondo, battuto per i troppi problemi sia interni che esterni; al terzo posto il leader cinese Xi Jinping, mentre Papa Francesco è al quarto. In discesa anche Angela Merkel, unico italiano in classifica Mario Draghi, in nona posizione.
Economia e Finanza
Saccomanni: prudenza è la parola alla quale si affida più spesso il ministro dell’Economia per provare a respingere il fuoco incrociato scattato sulla Legge di Stabilità. Nel corso del suo intervento per la giornata mondiale del risparmio il ministro snocciola i numeri di una ripresa non più così lontana e punta tutto sulla “svolta” già avviata su spesa pubblica, pressione fiscale e investimenti; poi ammette di dover tenere in debito conto “i commenti ponderati” di Bankitalia, Istat e Corte dei Conti, oltre che le “osservazioni” della Ue e le possibili modifiche del Parlamento. Ma “la struttura complessiva della manovra” non è in discussione, perché “il sentiero è stretto, le risorse sono poche ed i conti richiedono prudenza”. Poi, parlando a braccio, Saccomanni dice che “il coraggio che serve per fare il ministro dell’Economia in questo Paese è enorme”, rispondendo così a chi rimprovera al governo di aver avuto poco coraggio nel definire i contenuti della manovra.
Spending review: ieri al ministero dell’Economia è stato fatto il punto sull’operazione, che prevede una scadenza fissata a primavera per il primo grosso blocco di soluzioni da proporre al governo ed un obiettivo finanziario di circa 3 miliardi e mezzo di risparmi per il 2015 ed oltre 10 miliardi nel 2017, che però viene considerato minimo e dunque suscettibile di ulteriori miglioramenti. Il lavoro di Carlo Cottarelli è solo all’inizio ma alcune indicazioni emergono con chiarezza, come la volontà di puntare, oltre che alla riduzione degli sprechi ed alla razionalizzazione degli attuali meccanismi di spesa, anche ad una chiara definizione delle priorità, che non escluda una riduzione del perimetro della macchina pubblica. Il mandato del commissario è molto ampio e comprende l’intera pubblica amministrazione, inclusi quindi gli enti locali e le società, salvo quelle che emettono titoli quotati, e tutte le tipologie di spesa.