Politica Interna
Berlusconi: il Senato ha deciso, con voto a scrutinio segreto, che la Procura di Milano non potrà usare nel processo Ruby ter contro il leader di Forza Italia alcune intercettazioni nelle quali parla con due “olgettine”. A favore del Cavaliere e contro la proposta della Giunta per le autorizzazioni, che proponeva di dare il via libera all’uso delle intercettazioni, hanno votato 130 senatori, mentre i sì all’utilizzo sono stati 120; otto gli astenuti, scelta che in Senato equivale ad un no. L’esito della votazione ha scatenato le vivaci proteste verbali del M5S; fuori dall’aula, dopo che il presidente Grasso era stato costretto a sospendere la seduta, c’è stato un reciproco scambio di accuse fra Pd e grillini sulla responsabilità di aver “salvato” Berlusconi, per motivi più o meno nobili. Il M5s evoca il ritorno del Patto del Nazareno mentre il Pd adombra accordi segreti contro il referendum costituzionale.
Italicum: la legge elettorale a doppio turno votata in questa legislatura non sembra più un tabù e si moltiplicano le voci per cambiarla. A riaprire i giochi, dopo la presentazione di un Mattarellum 2.0 da parte della minoranza del Pd che fa capo a Roberto Speranza, c’è un intervento di rilievo istituzionale, l’intervista rilasciata dal presidente emerito Giorgio Napolitano al Foglio, nella quale critica il ballottaggio e lancia un “nuovo patto per l’Italia”. Ma il fronte renziano resta fortemente scettico sulla reale possibilità di cambiare la legge, pur accogliendo con favore l’intervento del presidente sull’unità nazionale, anche in vista del referendum costituzionale. Chi approva le parole di Napolitano è il ministro dell’interno Alfano, favorevole all’abolizione del ballottaggio ed al premio di coalizione, “questa proposta potrebbe essere il punto di approdo di una larga maggioranza dell’arco parlamentare”, ha detto il leader di Area Popolare. Contrarie invece a discutere di Italicum prima del referendum sono Forza Italia e Sinistra italiana.
Politica Estera
Turchia: il presidente turco alza i toni della sfida alla comunità internazionale e denuncia la partecipazione di Paesi stranieri al fallito golpe del 15 luglio. Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza nel paese per tre mesi, affermando che si tratta di un atto previsto dalla costituzione per proteggere l’integrità della nazione e la sicurezza delle istituzioni democratiche. “Il popolo non deve avere nulla da temere, la situazione economica e finanziaria è stabile, lo stato di emergenza servirà ad accelerare la pulizia dello Stato dal cancro dei golpisti che l’avevano contaminata e la Turchia emergerà da questa esperienza più forte ed unita di sempre. La nostra democrazia ha vinto” Queste alcune delle frasi rivolte da Erdogan al Paese. Le misure repressive hanno già portato ad almeno 50mila fra arresti e licenziamenti in tutti i settori della pubblica amministrazione, ma lo stato di emergenza lascia immaginare una stretta ancora più forte. Rivolgendosi ai politici europei dalla televisione Erdogan ha chiesto di “stare fuori dai nostri affari”.
May: i negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea non inizieranno quest’anno, ma non è il caso che Londra svolga il suo semestre di presidenza nella seconda metà del 2017, come da calendario; il governo sarà infatti troppo impegnato con Brexit e rinunciare al semestre “è la cosa giusta da fare”. Questi i tempi indicati dalla premier Theresa May, insediata a Downing Street da una settimana appena, nel corso di una giornata nella quale ha affrontato il suo primo question time alla Camera per poi volare a Berlino per un incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Non invocheremo l’articolo 50 fino a quando i nostri obiettivi non saranno chiari e quindi non prima della fine dell’anno” ha spiegato la May nel corso della conferenza stampa congiunta a Berlino, in cui ha trovato in Angela Merkel un interlocutore più comprensivo del previsto, ed ha aggiunto “capisco che la nostra tabella di marcia possa non piacere a tutti, però penso che sia importante essere chiari fin da subito”.
Economia e Finanza
Banche: nessuna ricapitalizzazione emergerà in automatico dagli stress test che la Bce sta conducendo sulle principali 123 banche europee. La conferma è arrivata direttamente dal numero uno dell’Autorità bancaria europea, Andrea Enria, che ha spiegato che gli stress test di quest’anno “non stabiliscono soglie minime di promozione o bocciature per le singole banche”. Gli esiti costituiranno invece informazioni preziose che la Banca centrale potrà utilizzare in maniera soggettiva nell’ambito del processo di revisione prudenziale in corso, lo Srep, che arriverà a conclusione a fine anno. Sono 5 le banche italiane interessate dagli stress test ed una cinquantina quelle di livello europeo, ma anche le restanti 80 banche sono state sottoposte a test condotti però in maniera semplificata. Secondo le stime di mercato gli esiti per i nostri istituti saranno rinfrancanti, a parte il caso Mps ancora oggetto delle attenzioni di Governo e Vigilanza.
Bollette elettriche: l’aumento del 4,3% dell’elettricità a partire dal primo luglio è finito in tribunale, il Tar della Lombardia ha infatti accolto il decreto del Codacons che ha denunciato le mosse speculative sul mercato all’ingrosso. Il Tribunale ha deciso di sospendere i rincari approvati dall’Autorità per l’energia, la quale ha però subito presentato istanza di revoca; secondo l’Authority il decreto “si basa su un ricorso che presenta un’erronea rappresentazione degli elementi di fatto e di diritto” ed è stato accolto senza ascoltare la controparte, cioè l’Authority stessa. L’impennata del prezzo dell’elettricità era già finita sotto la lente del Mise ed anche lo stesso ministro Calenda era intervenuto, chiedendo chiarimenti all’Autority e a Terna; il ministero continua a seguire la vicenda “con l’obiettivo prioritario di non far pagare costi impropri a cittadini e imprese”.