Politica interna
Caso Verdini: il tribunale di Roma ha condannato Denis Verdini a due anni di reclusione, con pena sospesa, per concorso in corruzione nella vicenda degli appalti per la Scuola dei Marescialli di Firenze. Il parlamentare toscano, presente alla lettura della sentenza, si è detto “amareggiato” per la condanna in una vicenda che “finirà in prescrizione”. Ma la sentenza ha immediatamente rilanciato la polemica sull’appoggio che il gruppo Ala, Alleanza liberalpopolare-Autonomi, di cui Verdini è leader, garantisce al governo Renzi. La minoranza Pd ha attaccato ricordando i rischi di questo “asse preferenziale” che per Renzi dovrebbe essere “imbarazzante”, mentre secondo il M5S “da oggi Renzi governa con il sostegno di un condannato per corruzione”; la Lega si è detta pronta a chiedere la sfiducia. Ma la maggioranza Pd fa muro ed il capogruppo alla Camera Rosato rifiuta ogni “strumentalizzazione” e ribadisce “non governiamo con Verdini”.
Referendum: esplode lo scontro nel Partito Democratico sulla consultazione popolare del 17 aprile in tema di perforazioni petrolifere. Nel corso della giornata di ieri è stata certificata, attraverso una comunicazione ufficiale del Pd all’Agcom sulla gestione degli spazi elettorali in tv, l’intenzione del partito di lavorare per il sabotaggio del referendum, scelta che era già evidente ma non era ancora stata esplicitata. L’invito all’astensione, pronunciato perché il quesito non conquisti il quorum del 50% + 1 dei votanti, rappresenta una prima assoluta per il partito; inoltre il referendum è stato promosso da dieci Regioni presiedute in molti casi da esponenti Pd aspramente contrari alle trivelle. Ma la reazione della minoranza non si è fatta attendere, il Presidente della Puglia Emiliano ha chiaramente detto “non mi risulta che il partito abbia assunto alcuna decisione su questo punto così importante per il Paese”, mentre Speranza ha reso noto di non condividere la scelta e di pensare che una parte significativa degli elettori Pd potrebbe non comprenderla. Durissimi gli ambientalisti, che parlano di decisione “scandalosa” e di posizione “incoerente” per una forza politica che dovrebbe fare della partecipazione uno dei suoi tratti distintivi.
Politica estera
Brasile: il Paese precipita nel caos istituzionale, dopo la bufera scatenata dalla nomina a ministro dell’ex premier Lula l’insediamento è stato sospeso da un giudice, ma il governo ha a sua volta fatto ricorso ed ora si attende la decisione finale della Corte suprema. Ad accendere gli animi c’è stata anche la diffusione di una serie di telefonate nelle quali la presidente Roussef proponeva a Lula la nomina a ministro, per evitargli l’arresto dopo le pesanti accuse di corruzione che l’avevano travolto. Ma è anche emerso che il magistrato che si oppone a Lula aveva in passato partecipato a cortei contro Dilma Roussef. Il Parlamento ha dato il via alla procedura per chiedere l’impeachment della presidente. Il Brasile è spaccato in due, nella grande piazza davanti al palazzo presidenziale di Brasilia migliaia di manifestanti di parti opposte si fronteggiano, per ora solo con slogan a favore o contro il governo.
Libia: il ministro Gentiloni risponde con chiarezza agli inviti lanciati dal presidente egiziano Al Sisi, dicendo che nel Paese nordafricano “serve una soluzione unitaria, che riconcili le diverse anime e componenti”, che non può essere lasciata nelle mani del generale Haftar. Il leader egiziano aveva apertamente chiesto di sostenere il militare ex gheddafiano, che da mesi combatte per conquistare Bengasi alla guida di una milizia sostenuta e armata dal Cairo; ma Gentiloni sa bene che Haftar rappresenta il principale ostacolo alla possibilità di creare un vero governo di unità nazionale in Libia, ed infatti aggiunge “Sono certo che l’Egitto collaborerà a questa soluzione, la chiave è nella riconciliazione nazionale”. Il ministro della Difesa Pinotti precisa che interventi come quelli in Afghanistan o in Iraq non possono essere presi a modello per un’ipotetica missione militare europea in Libia; ed i ministri della difesa europei nel corso di una teleconferenza svoltasi tre giorni fa hanno convenuto che la situazione libica è troppo caotica per poter impostare un efficace piano d’azione.
Economia e Finanza
Tagli alla spesa: sorprendente sterzata del ministro dell’Economia sul tema dei tagli alla spesa pubblica. Il titolare del Tesoro ha annunciato che in materia l’Italia non ha fatto poco ma viceversa tanto, forse troppo, al punto che non sarebbe più possibile effettuare nuove profonde sforbiciate al bilancio dello Stato. La dichiarazione di Padoan rappresenta una risposta alla lettera con la quale l’Unione europea ha messo sotto osservazione l’Italia, sottolineando proprio i risultati poco brillanti della spending review. A sostegno della tesi di Padoan sono arrivati dei dati direttamente dal Ministero, secondo i quali l’incremento della spesa primaria corrente tra il 2009 ed il 2014 sarebbe stato contenuto all’1,4%, l’aumento più basso tra tutte le economie del mondo, mentre tra il 2014 ed il 2016 i risparmi sarebbero stati di 25 miliardi. Da adesso in avanti la revisione della spesa sarà soprattutto qualitativa, cioè dipendente dalla capacità del governo di realizzare cambiamenti organizzativi nella Pubblica Amministrazione.
Draghi: il presidente della Banca centrale chiede urgentemente ai paesi della zona euro di “fare chiarezza sul futuro della nostra unione economica e monetaria”, sottolineando ancora una volta la necessità di adottare politiche economiche di sostegno alla domanda interna. Il richiamo del banchiere centrale arriva in un momento delicatissimo sia dal punto di vista politico che in ottica economica, con evidenti rischi deflazionistici nonostante il tasso di riferimento a zero e i generosi acquisti di titoli sul mercato. Ma l’emergenza rifugiati sta creando pericolosissime tensioni fra i paesi membri dell’unione monetaria, tali da mettere a rischio il futuro dell’Unione stessa. Draghi ha sottolineato come la ripresa sia molto rallentata, con segnali positivi che arrivano dal mercato del lavoro e dei crediti, ma con rischi al ribasso che si sono intensificati; ha poi aggiunto che i tassi si manterranno al presente livello per un esteso periodo di tempo, ben oltre la fine del programma Bce di acquisto di titoli.