Politica interna
Riforme – La prossima missione del governo Renzi è affrontare il problema del conflitto di interessi. Lo anticipa Maria Elena Boschi in un’intervista al Corriere della Sera. Il ministro per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento parla anche delle altre riforme in cantiere, quella del Senato, che «non è blindata», e quella della scuola, che definisce un buon risultato dopo mesi di consultazioni. A proposito dei malumori interni ai democratici, aggravatisi dopo l’approvazione dell’Italicum, la Boschi dice che nessuno vuole una scissione, né i membri del partito né i suoi elettori. Intanto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri ha messo la sua firma sulla nuova legge elettorale, promulgandola ufficialmente.
Pd – La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’approvazione dell’Italicum. Dopo mesi di contrasti, ieri Pippo Civati ha abbandonato il partito, annunciando l’addio al gruppo della Camera. «Non mi sento più di votare la fiducia al governo», ha detto il cofondatore della prima Leopolda convinto che, al Senato, altri lo seguiranno. La lista delle rivendicazioni di Civati è lunga, ma l’aspetto più critico è il rapporto con Matteo Renzi: un tempo amici, i due hanno poi preso strade diverse. Tanto che il premier non gli ha fatto nemmeno una telefonata, lasciando la mediazione a Guerini. Parlando del prossimo futuro, l’ormai ex Pd ha detto che di un nuovo partito si parlerà quest’estate e che il suo interlocutore sarà il segretario della Fiom Landini.
Il centrodestra – Silvio Berlusconi non rinuncia all’idea di un “Partito repubblicano” o come altro si chiamerà «il grande contenitore dei moderati» di cui parla da settimane, nonostante lo stop degli alleati. Matteo Salvini è deciso a non confluire negli azzurri e vuole andare a un eventuale ballottaggio con un proprio programma politico. Giorgia Meloni dice che Fratelli d’Italia non è disponibile ad ammucchiate. Ma allora chi resta? L’Ncd di Alfano? Quagliariello non sembra per niente convinto. In ogni caso il restyling di Forza Italia è rimandato a dopo il voto regionale, questione su cui ora l’ex Cavaliere intende concentrare la sua attenzione, soprattutto perché, in Regioni come la Campania, le cose non sembrano andare come previsto.
Politica estera
Regno Unito – I britannici voteranno dalle 7 alle 22 di oggi per eleggere i 650 deputati di Westminster per i prossimi 5 anni. Se avranno ragione i sondaggi, il risultato potrebbe essere un “hung parliament”, un parlamento sospeso, come successe nel 2010. Il rischio però questa volta è l’instabilità. Le variabili fuori controllo del voto, cui è legato il destino del premier uscente David Cameron, sono il populismo dello Ukip di Nigel Farage e l’indipendentismo dello Scottish National Party di Nicola Sturgeon. Nel 2010 bastarono 5 giorni per trovare l’accordo che portò Cameron a Downing Street. Questa volta lo scenario è più complicato e dominato da più forze che scardinano le consuetudini politiche.
Emergenza immigrazione – L’Unione Europea cambia strategia sulla questione migranti: le quote obbligatorie per Stato non si possono fare perché manca la base giuridica, dice Bruxelles, che nel frattempo lavora per accogliere le richieste italiane. Intanto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha accettato di studiare una proposta di risoluzione europea che vuole dare una base legale a diverse attività di contrasto al traffico di esseri umani. Secondo indiscrezioni che arrivano dal Palazzo di vetro, fra queste attività verrà incluso, ma solo in casi estremi, anche l’uso della forza contro i barconi dei trafficanti.
Economia e Finanza
Pensioni – Caos dopo la sentenza della Consulta che ha giudicato illegittimo il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni oltre i 1.443 euro lordi, messo in atto dal governo Monti per il biennio 2012-2013. Il governo punta a dimezzare il monte rimborsi da restituire ai contribuenti, con l’ipotesi di modulare gli importi per fasce di reddito. La tagliola potrebbe scattare sopra i 2.800 euro lordi al mese. Ma la Corte costituzionale non ci sta: ieri in serata ha fatto sapere che la sentenza vale erga omnes e che è autoapplicativa, per cui non serviranno ricorsi per chiedere il rimborso.
Grecia – Una nota congiunta del Brussels group, in cui si ribadisce che Commissione Ue, Bce e Fmi puntano ad aiutare la Grecia a ottenere stabilità, rasserena il clima del negoziato ma non placa le tensioni. Che la situazione ad Atene si stia aggravando è dimostrato dal nuovo intervento della Banca centrale europea che ieri ha alzato di due miliardi il tetto della liquidità di emergenza per le banche greche, portandolo a 78,9 miliardi. In ogni caso, la ex Troika ha fatto intendere che la definizione della partita finanziaria è subordinata al raggiungimento di un accordo politico e quindi all’Eurogruppo del prossimo 11 maggio.