Politica interna
Fiducia alla Camera: Il discorso del nuovo premier Paolo Gentiloni arriva dopo aver incassato la fiducia alla Camera con relativa tranquillità (368 sì e 105 no) e dopo aver registrato l’annunciato abbandono dell’aula da parte di M5S, Lega e Ala. Quello di Gentiloni sarà un governo “di responsabilità” che durerà “fin quando avrà la fiducia del Parlamento” e avrà tra le sue priorità la legge elettorale, la ricostruzione nelle zone del terremoto e il lavoro. “Nel momento in cui l’economia mostra alcuni segni di ripresa il governo intende accompagnarla e rafforzarla” ha fatto sapere Gentiloni, aggiungendo che l’Italia “ha una economia forte, lo dimostrano le profezie sbagliate di apocalisse in base all’esito in un senso del referendum”. Nel discorso dell’ex ministro degli Esteri vi è anche un attacco ai “super paladini della centralità del Parlamento che nel momento più importante della vita parlamentare non ci sono” e che con la loro escalation di violenza verbale, peggiorano il clima del Paese, ricordando che “il Parlamento non è un social network”. Gentiloni a livello europeo (domani sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo) vuole chiarire che “non siamo guastafeste” ma anche che “non possiamo farci carico dei flussi migratori per conto dell’Ue”. Oggi si voterà la fiducia al Senato.
Pd: Sembravano volerlo tutti ma ora il Congresso del Pd è sul punto di non essere più anticipato. Inizialmente era la minoranza del Pd a richiederlo ma la mancanza di un candidato sembrerebbe aver frenato i piani anticipatori. Tra i bersaniani si starebbe vagliando l’ipotesi di un ticket, l’accoppiata candidato segretario e candidato premier. Le prime indiscrezioni parlerebbero della coppia Speranza-Letta ma al momento rimangono semplici ipotesi. Lo stesso Speranza ha inoltre gettato benzina sul fuoco annunciando in un’intervista che “io sto nel Pd, ma non a tutti i costi, non se diventa il partito di Renzi”. Il segretario non vuole che il partito vada alla guerra civile e quindi sarebbe intenzionato a vestire i panni del diplomatico. Ecco perché sarebbe d’accordo a frenare il Congresso anche se non vorrebbe rinunciare alla carica di segretario, nonostante le costanti richieste della minoranza per le sue dimissioni. Renzi dovrà quindi decidere se arrivare il prima possibile alla resa dei conti o se “sparire per qualche mese” rimandando il Congresso.
Politica estera
Russia-Usa: Donald Trump ha sciolto la riserva sul futuro segretario di Stato: sarà come annunciato Rex Tillerson, capo del colosso del petrolio Rexxon, descritto come molto vicino a Vladimir Putin. Tramite la Rexxon i due hanno infatti stretto accordi per perforazioni in Siberia, nell’Artico e nel Mar Nero. La scelta di Trump sembra quindi confermare l’intenzione di un riavvicinamento alla Russia. Tillerson, originario del Texas, vedrà al governo un suo compaesano, dopo la decisione del presidente eletto di nominare Rick Perry come segretario all’Energia. Si viene così a formare un forte asse texano che deciderà del futuro statunitense (e quindi mondiale) di petrolio, nucleare e di conseguenza del clima. L’Italia potrebbe giocare un ruolo importante nella partita poiché, in quanto presidente del prossimo G7 a Taormina, potrebbe invitare Putin come ospite, favorendo gli accordi tra Russia e Usa e ponendo le basi per il futuro dell’energia.
Aleppo: La guerra ad Aleppo sembra essere finita, grazie al tentativo riuscito di mediazione turca delle forze armate siriane e russe con i ribelli. Lunedì sera si è verificato il momento decisivo, con il crollo della barriera dei ribelli che ha permesso all’esercito alleato di sfondare e conseguire la decisiva vittoria. Preoccupa ora la situazione umanitaria, con notizie di fucilazioni anche di civili e di rivalse verso gli sconfitti. Alto è il numero di bambini rimasti soli, mentre Amnesty International ha chiesto l’apertura di corridoi umanitari al più presto. Il triste resoconto dei caduti dall’inizio della guerra in Siria, sei anni fa, riporta la morte di 312mila persone di cui 90mila civili. Verranno avviate ora da Turchia e Russia discussioni su come comportarsi per l’aiuto di civili e per far uscire dagli asserragliamenti gli ultimi irriducibili ribelli.
Economia e Finanza
Assedio a Mediaset: Si è ufficialmente aperta la guerra tra Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré per la quota di maggioranza di Mediaset. Vivendi, l’azienda guidata dal francese, ha annunciato ieri di essere salita al 12,3% di Mediaset, azione a cui ha risposto Berlusconi tramite Fininvest acquistando il 3,5% del Biscione e arrivando al “38,266% dell’intero capitale sociale ed il 39,775% del capitale avente diritto di voto” come si legge da una comunicazione di Fininvest. L’obiettivo annunciato da Bolloré è di salire al 20% di Mediaset per ottenere un’importante posizione che creerebbe diversi grattacapi al Cavaliere. La Borsa intanto ha reagito con scambi frenetici che hanno fatto scizzare il titolo di Mediaset a +31,8%. I due imprenditori si erano scontrati già in estate per l’affaire Mediaset Premium, con il dietrofront improvviso di Bolloré per l’acquisto della pay Tv che aveva fatto infuriare la famiglia Fininvest, oltre a far crollare il titolo di Mediaset. Alla luce dei continui sbalzi di quotazione dovuti alle ultime vicende, Fininvest ha deciso di denunciare Vivendi alla Procura di Milano e alla Consob per manipolazione di mercato.
Piazza Affari: Continua il periodo positivo della Borsa italiana nel post referendum, confermato dal +2,49% di ieri (miglior risultato in Europa). A sollecitare Piazza Affari sono state le vicende legate allo scontro Vivendi-Mediaset (+31,86%) e al piano di aumento capitale di Unicredit (+15,92%). Si assesta così a +10,19% l’incremento dopo il voto del 4 dicembre, una crescita in realtà iniziata una settimana prima del voto (dal 28 novembre +16%), a riprova del fatto che i mercati si erano già schierati a favore del No. Piazza Affari rimane comunque la peggiore nel 2016 anche se nell’ultimo periodo il gap si è ridotto sensibilmente. Anche i titoli di Stato hanno respirato con un abbassamento dello spread Btp-Bund da 170 punti a 152 e con il rendimento del Btp all’1,88%. A contribuire alla buona prestazione è stata anche la notizia attesa per oggi del rialzo dei tassi Usa da parte della Fed.