Politica interna
Berlusconi: un’ampia maggioranza composta dalla sinistra e dai grillini ha votato al Senato la decadenza di Silvio Berlusconi, che dalle 17.42 di ieri non è più parlamentare. Ma nell’ultimo giorno da senatore Berlusconi ha aperto la sua campagna elettorale, parlando nella piazza antistante Palazzo Grazioli per dimostrare di essere ancora il capo della destra italiana. Ha rinunciato a partecipare alla seduta in Aula, non è intervenuto alla “terza camera” televisiva di Bruno Vespa, tutto per dedicarsi alla piazza, ai suoi non tantissimi ma molto calorosi militanti che si sono radunati in Via del Plebiscito per salutarlo nel momento più difficile. Ma l’ex premier guarda avanti, archiviato il giorno “di lutto per la democrazia” è già pronto a ricominciare e lo annuncia parlando di sé in prima persona plurale “Non ci ritireremo in qualche convento, siamo qui e qui resteremo”, aggiungendo che “anche fuori dal Parlamento ci si può battere per la democrazia”.
Letta: a sorpresa il presidente del Consiglio si è presentato ieri in sala stampa per commentare il voto di fiducia ottenuto nella notte dal suo governo, ripetendo per ben tre volte il concetto che “il risultato al Senato di 171 voti favorevoli contro 135 contrari è molto significativo e rende il governo più forte e più coeso; sono dati più larghi di quanto la rappresentazione mediatica voleva fare”. Letta ha voluto sottolineare che i numeri sono dalla sua parte, ed è pronto ad usare questa forza per proseguire la sua esperienza di premier. Il quadro è insomma cambiato, l’azionista di riferimento della maggioranza, Berlusconi, è all’opposizione mentre nel Pd sta per diventare leader Renzi; Letta si prepara ad incontrare le forze politiche per mettere a punto il percorso di governo, anche se “il tema della squadra per adesso non mi pare si ponga, anche se mi aspetto atti conseguenti” da quei membri del governo che fanno parte di un partito che non ha votato la fiducia. In altre parole il premier aspetta le dimissioni dei cinque parlamentari forzisti ancora facenti parte dell’esecutivo.
Politica estera
Germania: “Una grande coalizione per affrontare le grandi sfide del futuro”. Questo lo slogan scelto dalla cancelliera Angela Merkel per annunciare il raggiungimento di un accordo di governo fra i partiti dell’unione conservatrice e quello socialdemocratico dopo cinque settimane di trattative, culminate nella maratona negoziale terminata alle cinque di ieri mattina. Frau Merkel si appresta così a guidare la seconda maggioranza di amplissime intese dopo quella del 2005-2009. Prima di poter festeggiare i futuri alleati dovranno però attendere l’esito del referendum tra i 478mila iscritti all’Spd, chiamati ad esprimersi sull’accordo governativo entro il 12 dicembre. Nel caso di approvazione cancelliera e ministri verranno insediati nel corso di una seduta parlamentare già fissata per il 17 dicembre; l’eventualità che la base possa bocciare la Grosse Koalition non viene neppure presa in considerazione dalla Merkel e dai leader della Csu Horst Seehofer e dell’Spd Sigmar Gabriel. In caso di responso negativo la Germania andrebbe incontro ad elezioni anticipate, strumento quasi mai utilizzato nel dopo guerra ed estremamente impopolare fra la gente, in quanto accostato a scenari di instabilità.
Belgio: il Senato va avanti fra le proteste ed il progetto di legge per l’estensione dell’eutanasia ai minori procede verso un’approvazione finale non però scontata. Il provvedimento è stato approvato dalle commissioni Affari sociali e Giustizia della camera alta del Regno di Filippo I, primo voto per una legge che consente ai giovani affetti da malattie incurabili e sottoposti a “sofferenze fisiche insopportabili e non lenibili, in fase terminale” di porre fine alla propria vita. Nessuna soglia è indicata per l’età, l’eutanasia non è considerata un diritto per i soli maggiorenni. In parlamento una solida maggioranza bipartisan sostiene la norma, ed anche i sondaggi dicono che l’opinione pubblica è largamente favorevole. La differenza la potrebbe fare la pressione delle principali confessioni religiose, dai cattolici ai protestanti fino a musulmani ed ebrei, tutte apertamente contrarie alla legge.
Economia e Finanza
Imu: per la prima casa abolizione sì, ma non totale, della seconda rata dell’imposta. Restano a carico dei cittadini 500 milioni di maggiori rimborsi ai sindaci. Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri di ieri prevede che chi risiede in un Comune che ha alzato le aliquote rispetto al 2012 dovrà pagare, entro il 16 gennaio prossimo, la differenza tra il 50% del tributo pagato lo scorso anno ed il 50% di quello che avrebbe dovuto corrispondere nel 2013; paradossalmente in alcuni casi un’imposta abolita rischia quindi di costare al contribuente di più rispetto a quando era pienamente in vigore, problema che riguarda circa 600 Comuni nei quali vivono 4-5 milioni di abitanti. La copertura del mancato introito per lo stop alla rata Imu arriverà soprattutto da banche ed assicurazioni, con l’Ires che sale al 36% ed acconti Ires ed Irap, da pagare entro il 10 dicembre, al 130%. Aumento dell’anticipo fiscale al 102,5% anche per le imprese.
Bankitalia: l’Istituto Centrale potrà aumentare il capitale sociale fino a 7,5 miliardi, contro i 156mila euro attuali. Banca d’Italia si trasforma così in una public company, una società a capitale polverizzato nella quale “nessuno ha il controllo”, come ha spiegato il titolare dell’Economia Saccomanni nel presentare il provvedimento approvato ieri in Consiglio dei ministri, che rivaluta le quote di Via Nazionale e fissa un tetto al possesso per il quale ciascun partecipante al capitale non potrà detenere, direttamente o indirettamente, una percentuale superiore al 5%. La mossa è quindi destinata a ridurre l’attuale concentrazione delle partecipazioni, allargando la compagine azionaria e lasciando la porta aperta anche ad eventuali investitori europei. Ma la riforma permetterà alle banche italiane di far valere le loro quote, rivalutate, nel corso delle prove d’esame previste per il prossimo anno, durante le quali verrà sottoposta a verifica la loro forza finanziaria. Ultimo passo l’approvazione da parte della Bce, attesa per i prossimi giorni e, secondo Saccomanni, quasi scontata perché il governo si è mosso nel solco delle indicazioni già espresse da Francoforte.