Scuola – Fischi e scontri alla Festa dell’Unità di Bologna, dove il premier Matteo Renzi è stato contestato per la legge sulla cosiddetta “buona scuola”. Una legge senza cui, ha spiegato Renzi ai docenti, salteranno 100 mila assunzioni. Tre persone, di cui una estranea alle proteste, sono rimaste ferite nei tafferugli tra polizia e centri sociali a margine del comizio. L’altro fronte politico caldo resta la legge elettorale. In calendario oggi, insieme a uno sciopero nazionale indetto dai sindacati della scuola, c’è infatti il voto finale sull’Italicum. L’esito sembra scontato, anche se i 38 dissidenti della fiducia potrebbero allargare la faglia nel Pd. Specie dopo il nuovo affondo dell’ex primo ministro Enrico Letta, che ha accusato Renzi di comportarsi come Silvio Berlusconi con la sua “legge elettorale a maggioranza”. Dal canto loro, le opposizioni si starebbero orientando non più sulla richiesta del voto segreto ma sulla possibilità di lasciare l’Aula. Proprio ieri Berlusconi ha lanciato un appello ai moderati per dare vita a un grande partito.
Expo 2015 – Più di 20mila volontari, con in mano spugne e vernice e in testa lo slogan “Nessuno tocchi Milano”, hanno marciato per le strade di Milano per cancellare la distruzione lasciata dietro di loro dai black bloc durante la protesta No-Expo dell’1 maggio. Ringraziamenti ai cittadini sono arrivati, oltre che dal sindaco Giuliano Pisapia, anche dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Il presidente della Regione Roberto Maroni ha annunciato di voler far causa ai teppisti. Sul fronte delle indagini, sono stati fermati a Genova cinque francesi sospettati di aver partecipato agli scontri. Intanto i numeri di Expo continuano a salire: 500 mila ingressi e 800 mila pasti consumati tra gli stand in tre giorni.
Politica estera
Gran Bretagna – A tre giorni dalle elezioni, nei sondaggi continua il testa a testa tra i due principali partiti del Regno Unito. Così il rischio di una fase di stallo nella creazione di una coalizione si fa sempre più tangibile anche in un Paese con una forte tradizione di bipartitismo. In particolare, la riconferma del premier uscente David Cameron è in forse. Dalla sua parte ci sarebbe soprattutto la comunità finanziaria, che mostra di credere nella continuità che i conservatori garantirebbero. Ma che, al tempo stesso, è spaventata dal referendum per l’uscita dall’Ue promessa dal premier nel tentativo di arginare gli euroscettici dello Ukip, la vera minaccia agli inizi della campagna elettorale. Quanto a un’eventuale coalizione, una pesante incognita è l’alleanza, al momento negata ma comunque possibile, dei laburisti con il partito nazionale scozzese, che si prepara a registrare un boom di voti.
Arabia Saudita – Si intensificano le operazioni militari saudite nello Yemen, con bombe a grappolo contro i ribelli houthi e truppe speciali entrate ad Aden. Le denunce, smentite in modo più o meno deciso dai sauditi, arrivano rispettivamente dall’organizzazione americana “Human Rights Watch” e dalla “Resistenza popolare del Sud” che si oppone agli houthi. Ma dietro i ribelli c’è l’Iran che, per la prima volta, ha pubblicamente rifiutato una soluzione militare alla minaccia rappresentata per l’Arabia Saudita dagli houthi, in nome della pace religiosa. SuRepubblica il blogger e attivista saudita Raif Badawi racconta la sua storia dal carcere dove si trova da tre anni per aver chiesto la separazione tra Stato e religione. E assicura che le frustate “non fermeranno la mia lotta per i diritti”.
Economia e Finanza
Piano povertà – Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ripreso in mano la misura sperimentale introdotta dal governo Letta del “Sia”, il sostegno per l’inclusione attiva rivolto a chi vive sotto la soglia di povertà. Adesso il Governo vorrebbe trasformarla in un piano su larga scala, facendo scattare l’aiuto sotto la soglia di 8 mila euro. Il Sia sarebbe questa volta basato su un vero e proprio patto, stipulato ogni 18 mesi tra lo Stato e i beneficiari, che dovrebbero impegnarsi, per esempio, a iscrivere i figli a scuola, cercare un lavoro o dedicarsi a lavori socialmente utili. Secondo le stime del precedente esecutivo, per la copertura servono dai 2 ai 7 miliardi. Soldi che potrebbero non essere disponibili a breve se Palazzo Chigi non riuscirà a ridurre l’impatto della sentenza della Consulta sulla rivalutazione bloccata delle pensioni. È in programma per oggi il vertice in cui discutere altre opzioni, dalla rateizzazione dei rimborsi alla priorità ai redditi più bassi fino alla richiesta di un rinvio del caso alla Corte di giustizia europea.
Grecia – Nella trattativa con Bce, Commissione Ue e Fmi per sbloccare altri 7,2 miliardi di aiuti, il governo greco sembra essere pronto a portare le aliquote Iva da tre a una e a procedere alle privatizzazioni, a partire dal porto del Pireo. Resterebbe però secco il no dell’esecutivo a tagliare le pensioni nonché a rivedere la politica fiscale e il salario minimo. L’attesa adesso è per l’Eurogruppo in agenda l’11 maggio. Il giorno dopo infatti la Grecia dovrà rimborsare 0,7 miliardi al Fondo monetario internazionale e, senza finanziamenti, il suo default sarebbe automatico.