Politica interna
Matteo Renzi – Ha concluso la due giorni del Consiglio europeo, che ha visto la firma dell’accordo di associazione con l’Ucraina, ribadendo che l’Italia non avrà con l’Ue un rapporto “conflittuale ma nemmeno supino”. Così il Premier ha sottolineato che l’Italia già rispetta e rispetterà un vincolo pur “anacronistico” come il limite del 3% nel rapporto deficit/Pil, ma ha affermato con forza la necessità di una maggiore flessibilità sugli investimenti pubblici e di superare un “meccanismo burocratico” che di fatto ci obbliga a “spendere più per gli interessi sul debito che per scuola e università”. E intervistato da La Stampa, l’attuale presidente del Parlamento di Strasburgo Martin Schulz, si schiera apertamente: “Sono d’accordo con Matteo, bisogna essere più flessibili”, poiché “conta la strategia, non le cifre”. Sulla via del ritorno a Roma, Renzi si è poi rivolto ai dossier della spending review, rivolgendo una critica al lavoro del commissario Cottarelli, che è sì “un buon punto di partenza” ma non convince ad esempio laddove chiede “un contributo ai pensionati che guadagnano il giusto”; si tratta di un “errore e quindi non toccheremo pensioni e indennità di accompagnamento per i disabili”.
Pd – Ha scatenato una tempesta nel partito la dichiarazione di Matteo Ricci, vice presidente dell’assemblea nazionale Pd, secondo cui alle prossime europee “sulle liste elettorali si dovrebbe mettere il nome di Renzi”. Da Bruxelles è arrivata la smentita del diretto interessato dopo la pioggia di critiche dell’ala bersaniana, che lamentava il rischio di un partito ‘personale’, ma pare che la proposta sia ancora sul tavolo, visto che nei sondaggi la popolarità di Renzi è in continua crescita ed è molto più alta delle intenzioni di voto a favore del Pd, che le rilevazioni più ottimiste danno intorno al 30%.
M5S – Beppe Grillo è tornato in televisione, ospite di Enrico Mentana a La7, e ha dettato la linea in vista delle prossime elezioni europee, dove il Movimento adotterà “il recall, come negli Usa. Se gli elettori ti sconfessano on line, torni a casa o paghi 250 mila euro”. Il leader ha poi proposto la cancellazione del fiscal compact e definito “immorale” una parte del nostro debito: “Facciamo come la Germania nel 1953, paghiamone metà”. Poi uno sguardo alla politica interna, con Renzi che “ha resuscitato un morto come Berlusconi e fatto la legge elettorale con Verdini, un massone”. Poi una rivelazione sul convulso periodo post elettorale: “Il Pd ha mandato al massacro Bersani (…), un mese prima del Governo Letta i giochi erano già fatti”.
Politica estera
Ucraina – Mentre il Consiglio europeo e l’Ucraina hanno firmato la parte politica dell’accordo di associazione respinto a suo tempo dall’ex Presidente Yanukovich, i 28 leader europei hanno deciso un ulteriore ampliamento della lista di personalità russe colpite da sanzioni economiche e restrizioni sui visti. Per ora le misure dell’Ue sono comunque più blande rispetto a quelle analoghe decise da Barack Obama, con la Cancelliera Angela Merkel in prima fila per arrivare a una soluzione diplomatica ed evitare drammatici ricaschi sulle esportazioni russe di gas e petrolio. Intanto Mosca ha accolto positivamente l’invio di 100 osservatori Ocse in Ucraina dopo l’impegno a non estenderla alla Crimea.
Turchia – Il Premier Erdogan, da sempre critico nei confronti dei social network, ha disposto a sorpresa l’oscuramento del popolarissimo sito Twitter. Il divieto è stato aggirato grazie a un passaparola informatico e persino il Presidente Gül, cofondatore con Erdogan del partito islamico Akp, ha definito inaccettabile la chiusura totale delle reti sociali. Oltre alla rabbia e all’ironia della rete la decisione ha provocato reazioni di sdegno e preoccupazione da parte delle Cancellerie occidentali.
Thailandia – La Corte costituzionale thailandese ha annullato le elezioni legislative svoltesi il 2 febbraio scorso, riconoscendo che in 28 circoscrizioni l’accesso ai seggi era stato impedito da manifestanti filogovernativi.
Economia e Finanza
Manager pubblici – L’a.d. di Ferrovie, Mauro Moretti, ha alzato la voce contro l’intenzione governativa di stabilire un massimale per le retribuzioni dei manager che lavorano per lo Stato, prendendo come punto di riferimento quanto percepito dal Presidente della Repubblica, ovvero sia 248 mila euro lordi: “Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte di manager vada via, senza dubbio anche io”. Da Bruxelles è arrivata a stretto giro la replica di Renzi: “Confermo l’intervento sugli stipendi e sono convinto che quando Moretti ne vedrà la ratio sarà d’accordo”.
Industria – Gli ordinativi del mese di gennaio hanno fatto registrare una crescita annua del 2,6% e del 4,8% in confronto a dicembre. Si tratta del rialzo più consistente dal dicembre del 2010. Bene anche il fatturato, con una crescita del 3% su base annua. Gli aumenti sono trainati dall’export.