Politica interna

Tensioni a Macerata. Sale la tensione a Macerata. Dopo la morte di Pamela Mastropietro, la ragazza ritrovata fatta a pezzi in una valigia e l’arresto di Innocent Oseghale, e dopo il folle raid di Luca Traini che ha sparato contro alcuni migranti, la città è divisa. Ieri manifestazione e scontri. Gli incidenti sono scoppiati quando una quarantina di attivisti guidati da Roberto Fiore ha cercato di entrare nella centrale piazza della Libertà. C’è un pezzo di sinistra che scenderà comunque in piazza, domani a Macerata. E ce n’è un altro, maggioritario, che si prepara a una grande manifestazione nazionale a Roma, probabilmente il 17 febbraio. Da una parte i centri sociali, Fiom e Liberi e Uguali, dall’altra Arci e Anpi, Cgil, Pd e Libera. Un mondo diviso verticalmente, dopo il tragico raid razzista di Luca Traini. Una galassia spaccata su tutto: sulla gestione dell'”emergenza” Salvini, sulla risposta pubblica da dare all’avanzata neofascista, addirittura sui toni con cui denunciare la deriva.

Proposte elettorali. Il programma di coalizione c’è. Quello di partito, più dettagliato, è in fase di elaborazione. Di certo c’è che il centrodestra accompagnerà alla flat tax – che resta la proposta forte di politica economica – degli interventi a favore della casa. Un punto d’onore soprattutto per Forza Italia, visto che la mattanza fiscale che ha colpito i proprietari di immobili è stata la misura più importante presa dal governo che si è insediato dopo l’ultimo esecutivo Berlusconi, quello guidato da Mario Monti. Oltre alla necessità di presentarsi agli elettori come un partito di rottura, soprattutto sui temi economici, ci sono ragioni più profonde che spingono il centrodestra e Forza Italia a puntare sul mattone. La convinzione che l’immobiliare possa innescare un ritorno della fiducia delle famiglie e quindi contribuire alla ripresa dei consumi. Un’ altra promessa è l’investimento  in sicurezza. Uno dei cardini del progetto di governo. Un argomento fortemente sentito dagli italiani, su cui Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia trovano naturali convergenze, e sul quale Silvio Berlusconi continua a spendersi in prima persona lanciando proposte e ricordando misure già introdotte dai suoi governi, misure che oggi è più che mai necessario rilanciare.

Politica estera

Attacco Usa in Siria. A 7 anni dall’inizio della rivolta contro Assad, la Siria continua a sanguinare. Un raid Usa ha provocato decine di morti tra i miliziani lealisti. Mosca, che sostiene Assad, accusa Trump, ma le bombe russe fanno strage nella periferia di Damasco: 200 civili morti in 4 giorni. Qualcuno anche in Occidente, si era illuso che la tragedia siriana si potesse concludere grazie al “provvidenziale” intervento di Vladimir Putin. Invece la tragedia continua, le stragi di civili non fanno quasi più notizia, l’uso di armi chimiche da parte di Assad è ripreso. La differenza è in peggio. Ci sono ormai tre guerre in una. Tre potenze esterne, America Russia e Turchia, sfiorano un conflitto diretto fra loro. Siamo regrediti ai tempi della guerra fredda, che in Medio Oriente generò anche conflitti “caldi”.

Indipendentisco in Catalogna. È il momento di Elsa, la nuova stella dell’indipendentismo catalano. Mentre proseguono le trattative tra i partiti per un compromesso che individui un ruolo, più o meno simbolico, per l’ex presidente della Catalogna in esilio a Bruxelles, nei corridoi del Parlamento regionale alla Ciudadela sono tutti convinti che il prossimo brand del governo filo-secessionista saranno il casco biondo e gli occhiali rossi da miope di Elsa Artadi. Con lei al comando, la regione ribelle potrebbe uscire dalla paralisi istituzionale, generata dall’impossibilità di nominare presidente Caries Puigdemont, in Belgio da oltre 100 giorni con un mandato di cattura emesso dai giudici spagnoli. La soluzione sul tavolo dei partiti indipendentisti però non escluderebbe il leader. Puigdemont, infatti, avrebbe ottenuto di essere investito ufficiosamente a Bruxelles da un «Consiglio della Repubblica» formato dai deputati indipendentisti, una carica simbolica senza effetti legali, per sfuggire alle certe conseguenze penali della giustizia di Madrid.

Economia e finanza

Crescita economica. Gli investimenti sono ripartiti. Su formazione e cornpetenze siamo ancora molto indietro anche se arrivano primi segnali positivi. Sul venture capital a sostegno dell’innovazione invece siamo messi estremamente male. Sono le diverse facce del piano Impresa 4.0 di cui ieri, alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, il governo ha presentato i risultati finora conseguiti e fa il punto, numeri e slide alla mano, sull’attuazione del piano per la digitalizzazione delle imprese. Ma è anche l’occasione, a poche settimane dalle elezioni, per rappresentare un modo di procedere. Basato, come spiega Calenda «sul lavoro congiunto con le parti sociali e sul monitoraggio continuo delle misure». Calenda ha mostrato i successi. A partire dal più 11% negli investimenti legati a super e iper-ammortamento (2017 rispetto al 2016). Ma il ministro dello Sviluppo economico  ha anche evidenziato quello che non va. Primo: servono tempi più brevi per i bandi. Quello per i competence center (i grandi centri al servizio delle imprese messi in piedi dalle università) ha avuto bisogno di oltre un anno di gestazione. Secondo: il sistema del venture capital non dà i risultati sperati. Sulla tassa sui robot taglia corto: «Suicida.

Il caso Italo. In soli sei anni i passeggeri dell’Alta velocità sulla tratta più remunerativa del Paese — la RomaMilano — sono raddoppiati. E la quota di mercato è cresciuta del 15% (dal 58 al 73%) a danno dell’auto privata e dell’aereo. Sul corto raggio il treno è ormai diventato il modo dominante con cui spostarsi. In questo il nostro Paese sta accelerando una tendenza che si vede ovunque nei Paesi occidentali, forse al netto degli Stati Uniti dove la rete ferroviaria per i passeggeri è ancora carente. La gran parte delle banche d’affari del consorzio ha indicato una forchetta tra 1,3 e 1,7 miliardi, per cui il 40% collocato sul mercato avrebbe significato per i soci un assegno tra i 520 e i 680 milioni di euro, da ripartire pro quota. Ecco perché gli azionisti di Italo, consigliati da Rothschild, hanno accettato l’offerta dopo il rilancio di 80 milioni avvenuto mercoledì. Cattaneo: “Abbiamo valutato l’accoglienza che ci sarebbe stata sul mercato borsistico e che, come ci avevano riferito i global coordinator, sarebbe stata consistente dal punto di vista dell’interesse. Di fronte a tutto ciò, nonostante la mia particolare propensione e quella del presidente Luca Cordero di Montezemolo per la Borsa, abbiamo dovuto prendere atto che, in termini di valore, non potevamo discostarci dal giudizio degli altri azionisti.