Politica interna
Elezioni. Matteo Renzi ieri ha passato un’altra lunga giornata chiuso al Nazareno. Il segretario infatti si occupa in prima persona delle liste. E direttamente lui a gestire collegi, deroghe e collocazione degli alleati. E perciò si è immerso in un’ennesima riunione fiume con Lotti, Guerini, Martina, Fassino e Rosato. Tanto che quando i tre leader di «Insieme», Santagata, Nencini e Bonelli, si sono presentati alla sede del Pd sono stati invitati a ripassare un altro giorno perché non c’era nessuno che potesse incontrarli. Mentre il segretario è chiuso al Nazareno, Andrea Orlando è sul piede di guerra. Ieri sera ha riunito i suoi parlamentari e ha avuto parole durissime nei confronti di Renzi: «Se continua a comportarsi così, le liste se le fa con chi vuole ma non con noi. A Milano città si profila una sfida emozionante: Laura Boldrini vuole sfidare nella sua tana Salvini, ma si troverà di fronte anche il terzo incomodo di Emma Bonino (il vicesegretario Martina sarebbe dirottato a Bergamo). A Roma, il premier Gentiloni è sfidato dal braccio destro di Grasso, Rossella Muroni, ex presidente Legambiente. Si troveranno contro, però, Giorgia Meloni. A Napoli, Leu ha rinunciato a Bassolino, De Cristofaro e Scotto si presenteranno evitando lo scontro diretto con Paolo Siani, fratello di Giancarlo, presentato dal Pd al Vomero. Potrebbe spuntare a sorpresa Anna Falcone, avvocato anti-renziano e già leader movimentista. A Bologna, dopo l’incazzatura che gli ha restituito il posto, l’indipendente nel Pd Pierferdinando Casini se la vedrà con l’ex governatore Vasco Errani, punta di diamante di Leu. Bersani, all’uninominale Camera, se la vedrà con Carla Cantone, leader della Cgil pensionati. A Firenze-Scandicci il rifugio del peccatore Matteo Renzi, cui Leu opporrà un (quasi) Carneade, Paolo Fontanelli.
Astensionismo giovanile. Le nuove generazioni sembrano oggi una forza debole, poco attiva e poco coinvolta nei processi di cambiamento del Paese. Manca la spinta catalizzatrice dei grandi ideali. Manca la visione positiva del futuro. Manca il peso demografico crescente dei giovani. Rimane però vero che in ogni tempo le nuove generazioni sono l’energia principale per dare direzione positiva al cambiamento. Questo è ancora più vero in un paese che invecchia e in un secolo che propone grandi mutamenti e continue sfide. Da un lato l’Italia ha quindi bisogno di giovani più di quanto non riesca a dimostrare. D’altro lato i giovani stessi hanno bisogno di mettersi alla prova e di produrre un proprio impatto nella realtà che li circonda più di quanto riescano nei fatti ad esprimere. Il 40,7 per cento dei giovani italiani (parliamo della fascia 20-38 anni) interpellati tra ottobre e novembre dall’Istituto Toniolo non dà la sufficienza in pagella a nessuna delle forze politiche in campo. La soglia simbolica è stata sfondata con una accelerazione che dovrebbe spaventare il mondo politico: alla stessa domanda, solo un anno fa, questi “disaffezionati”, come li definisce la ricerca erano il 34,6%. Non ci sono buone notizie, dunque, per la salute della democrazia italiana in questo Rapporto Giovani 2018. Se vogliamo, però, ce n’è una un po’ meno cattiva. La metà di quel 40% accetta ancora di definirsi politicamente, cioè si colloca da qualche parte sull’asse destra-sinistra.
Politica estera
Il caso Regeni. Il grido di dolore di un informatore dei servizi egiziani mascherato da sindacalista e le carte dell’inchiesta mancanti. Proprio a causa della sua delazione’, esattamente due anni fa Giulio Regeni veniva prelevato dagli scagnozzi del makhabarat, diventando una pedina di scambio all’interno di un gioco tra apparati in forte conflitto. “Noi — magistrati e polizia giudiziaria italiani — possiamo solo collaborare e supportare le attività degli inquirenti egiziani, anche con proposte e sollecitazioni; non possiamo, invece, immaginare di raccogliere fuori dall’Egitto elementi decisivi per la individuazione dei responsabili. La collaborazione con i colleghi egiziani è un unicum nell’esperienza della cooperazione giudiziaria. Perla prima volta, credo, un Procuratore Generale di un altro Paese è venuto in Italia, pur in assenza di trattati, per condividere i risultati delle sue attività d’indagine e noi siamo andati al Cairo con lo stesso scopo: in tutto ben sette incontri. E di questo devo ringraziare, anche pubblicamente, il Procuratore Nabeel A. Sadek”.
Lula. Lula non potrà candidarsi alla presidenza del Brasile. Il Tribunale federale regionale di Porto Allegre ha respinto l’appello della difesa. Anzi, ha inferto al padre della sinistra brasiliana una condanna a 12 anni e 1 mese, più alta rispetto ai 9 anni e sei mesi comminati in primo grado. Una vera mazzata per le speranze residue del leader del PT, che con la condanna diventa ineleggibile per la legge brasiliana. Mentre 10 mila simpatizzanti e militanti del Partito dei Lavoratori erano ammassati dietro un fitto cordone di transenne a due chilometri dal palazzo del Tribunale, si è consumato l’ultimo atto di una telenovela giudiziaria iniziata il 2 dicembre del 2015. Ieri, infatti, mezzo Brasile si è fermato per assistere all’evento in una lunga diretta tv, e in migliaia sono scesi in strada. A favore o contro l’illustre imputato. Non si tratta soltanto di una divergenza di opinioni sul suo operato. Per milioni di fedelissimi Lula è tutto fuorché un vecchio ex nella polvere. Recenti sondaggi gli assegnano attorno al 35 per cento delle preferenze di voto alle presidenziali del prossimo ottobre, e lui ovviamente vorrebbe concorrere.
Economia e Finanza
Gentiloni su crescita. Paolo Gentioni davanti al forum globalizzato di Davos presenta i miglioramenti economici e rassicura: anche dopo il voto («but notwhatever…») i fondamentali dell’economia e della politica estera rimarranno saldi, stabili. Il capo del governo ricorda che il Pil 2017 salirà dell’1,6% certificato dall’Fmi, il doppio della stima di un anno fa. Eppoi i progressi sull’occupazione e la stabilizzazione del sistema bancario: un complesso di riforme «che proseguirà», assicura «C’è ancora molta strada da fare ma queste sono le nostre riforme. Questi sforzi devono continuare: l’Eurozona e l’Italia hanno davanti a sé anni migliori».
Paolo Gentiloni, ieri a Davos, sapeva dall’inizio che il suo compito non sarebbe stato dei più semplici. Sapeva che nessuna domanda gli sarebbe stata risparmiata, soprattutto sugli equilibri politici che emergeranno dal voto del 4 marzo. «Credo che il centrosinistra possa vincere e proseguire nelle riforme — ha detto —. In ogni caso penso che saremo il pilastro di una possibile coalizione e nel nostro Paese abbiamo una certa esperienza nell’uso della flessibilità in politica»
Nuove misure occupazionali e previdenziali. Si profila un’operazione in due tappe per l’attuazione delle nuove misure previdenziali contenute nella legge di Bilancio 2018 e frutto di un’intesa con Cisl e Uil. Un primo decreto ministeriale (atteso entro fine mese) con l’elenco dei profili lavorativi che rientreranno nelle quattro categorie aggiuntive di attività gravose dell’Ape sociale e che potranno chiedere l’esenzione dallo scatto a 67 anni dell’età di pensionamento dal 2019. E un secondo provvedimento attuativo perfissare le procedure di presentazione delle domande di esenzione dallo scatto e di verifica dei requisiti da parte dell’Inps. I lavoratori gravosi che, dopo il lungo confronto sindacale dei mesi scorsi, potranno andare in pensione 5 mesi prima degli altri l’anno venturo dovranno infatti fare domanda all’Inps seguendo una procedura che i tecnici governativi vogliono semplificare al massimo e che, in questa forma, sarà definita nel secondo decreto, successivo al primo.
In tema occupazione giovanile, invece, ci sarà uno sgravio per stabilizzare giovani, 50% per tre anni con tetto massimo di 3mila euro l’anno, che è “portabile”, vale a dire che eventuali residui” potranno essere fruiti anche da altri datori privati che assumono a tempo indeterminato la medesima persona Si pensa poi a una procedura “certa e snella” per far godere all’impresa, l’esonero, una volta riconosciuto: in particolare, iI requisito, fissato dalla legge per ottenere l’incentivo, dell’assenza di «precedenti rapporti stabili» sarà validato dall’Inps al momento di inoltro della domanda.