Politica Interna
Inchiesta Consip. L’ordinanza del gip di Roma che sospende dal servizio il colonnello Alessandro Sessa e il maggiore Gianpaolo Scafarto, i due ufficiali del Noe dei carabinieri coinvolti, a diverso titolo, nei falsi, nelle fughe di notizie e nei depistaggi dell’inchiesta Consip, è l’epitaffio di questa stagione dell’Arma. Il fermo immagine di un apparato nevralgico della sicurezza del Paese fulminato da una tempesta perfetta che ne ha irrimediabilmente azzoppato il vertice — il Comandante generale Tullio Del Sette e il capo di Stato Maggiore Gaetano Maruccia — e scoperchiato le convulsioni interne. La parola «complotto» non compare mai, ma da ciò che scrivono il giudice che ha deciso la sospensione dal servizio dei due carabinieri e i pubblici ministeri che l’hanno chiesta, traspare chiaramente l’accusa di aver truccato le carte per danneggiare Tiziano Renzi e — di conseguenza — il figlio Matteo, che era presidente del Consiglio quando la Procura di Napoli affidò l’inchiesta agli investigatori del Noe.
Elezioni. La legislatura è ai titoli di coda e il capo dello Stato si prepara ad annunciarne la fine tra due settimane esatte, a cavallo tra Natale e Capodanno. L’ipotesi che va prendendo corpo infatti è che Mattarella sciolga le Camere il 27 dicembre, proiettando il Paese verso le urne, previste per il 4 marzo. Sebbene ieri il presidente della Repubblica abbia ricevuto al Colle Gentiloni per il rituale pranzo che precede i vertici europei, il tema non è stato oggetto di discussione. D’altronde non ce n’era bisogno: Quirinale e palazzo Chigi erano da tempo al lavoro e avevano già studiato le procedure per gestire l’appuntamento. In queste settimane Paolo Gentiloni si è sistematicamente appellato alla «conclusione ordinata della legislatura».
Politica Estera
Il clima. «Stiamo perdendo la battaglia», ha detto ieri usando toni drammatici il presidente francese Emmanuel Macron davanti ai 55 capi di Stato e di governo riuniti nel One Planet Summit. Quando, l’estate scorsa, il presidente Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’intesa sul clima, Macron ha colto l’occasione per prendere la guida dei Paesi più determinati nella lotta al riscaldamento climatico. Ha coniato lo sloganMake Our Planet Great Again promettendo di rendere il nostro Pianeta — non solo l’America — di nuovo grande, e ha organizzato un vertice nel secondo anniversario degli storici Accordi di Parigi. Se quelli furono il frutto di uno straordinario compromesso globale sotto l’ombrello dell’Onu, lo One Planet Summit di ieri aveva lo scopo di mobilitare chi è pronto ad andare più avanti, verificando allo stesso tempo il rispetto degli impegni presi due anni fa e sottolineando il ruolo di imprese e finanza. «Il mondo va avanti anche senza gli Stati Uniti», ha commentato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, soddisfatto del vertice.
Migranti. È scontro tra istituzioni europee, spalleggiate da due diversi blocchi di governi, sulla politica migratoria dell’Unione. Da un lato il presidente del Consiglio, Donald Tusk, mette da parte la neutralità propria del chairman dei vertici europei e di sponda con le capitali dell’Est prova a spazzare dal tavolo la riforma di Dublino, il testo che dovrebbe superare il sistema di ripartizione provvisorio dei richiedenti asilo tra i partner dell’Unione per dare spazio a un meccanismo permanente. Dall’altro la Cornmissione europea di Jean-Claude Juncker, il Parlamento e i Paesi favorevoli alla solidarietà come Italia, Germania, Spagna e Grecia. L’altro ieri la riunione degli sherpa governativi chiamata a preparare il summit europeo di domani si è infiammata quando Tusk ha messo sul tavolo un testo in cui afï’ermava: «La ripartizione si è dimostrata altamente divisiva e inefficace». Dopo le proteste, il testo ieri sera è stato leggermente addolcito. Nella forma, ma non nella sostanza: «La questione delle quote obbligatorie si è rivelata essere altamente divisiva – ribadisce Tusk nella nuova versione – e l’approccio ha ricevuto un’attenzione sproporzionata.
Economia e Finanza
Facebook. Svolta nella vicenda dei giganti del web, accusati di pagare poche tasse grazie a triangolazioni con Paesi con aliquote lowcost: dopo mesi di pressing internazionale, Facebook ha annunciato che dal 2018 i ricavi pubblicitari realizzati nei vari Paesi non saranno più contabilizzati dalla sede a Dublino, ma dalla società presente in ogni Paese. I ricavi contabilizzati in Italia saranno quindi soggetti alla fiscalità italiana. «Decisione – commentano dal Mef – che va nella giusta direzione: i redditi vanno dichiarati e tassati dove vengono prodotti». II cambiamento della struttura, che sposta le vendite — e quindi la tassazione — dall’Irlanda ai singoli mercati, però non significa che iI gruppo fondato e guidato da Mark Zuckerberg pagherà automaticamente molte più tasse di oggi, rispetto ai suoi fatturati miliardari. «Se Facebook cambierà soltanto la struttura delle vendite e iI flusso commerciale, senza modificare in modo rilevante le funzioni svolte, gli asset utilizzati e i rischi assunti, anche la tassazione non subirà variazioni significative», sostiene Carlo Galli, partner dello studio Clifford Chance e responsabile del dipartimento fiscale in Italia.
Esplode gasdotto in Austria. Un morto e 21 feriti, di cui uno grave. Ed emergenza gas in mezza Europa, Italia compresa. Sono le principali conseguenze dell’incendio divampato ieri mattina, per cause di natura tecnica, a Baumgarten an der March, che ha causato un’esplosione nel principale centro di smistamento di gas in Austria. Una sorta di hub europeo, terminale del gasdotto di Urengoy-Uzhgorod che collega la Russia — e Gazprom — all’Europa e collettore di una rete di gasdotti secondari che portano il gas a Francia, Germania, Europa dell’Est e, grazie alla Trans-Austria gas pipeline (Tag), all’Italia, alla Croazia e alla Slovenia. Il Tag è l’unico di questi gasdotti non gestito da Gas Connect Austria — operatore del terminale di Baumgarten — ma dalla Tag GmbH che fa capo a Snam. Che ha dapprima assicurato che comunque il flusso per l’Italia sarebbe stato garantito dagli stoccaggi e poi che l’import potrà ripartire già nella notte tra martedì e mercoledì. Parla chiaro l’ultimo rapporto trimestrale pubblicato dall’Enea: «Un elemento strutturalmente critico del sistema energetico italiano sta nella combinazione di un elevato livello di dipendenza dall’import, non diversamente dagli altri Paesi Ue, e di un peso molto rilevante del gas nel mix di energia primaria, che invece è decisamente più alto rispetto agli altri grandi Paesi Ue».