Politica Interna
Centrodestra, bufera in Lombardia: in bilico 17 candidati. Cancellate diciassette candidature del centrodestra in altrettanti collegi uninominali della Camera. Dalla presidente del Movimento animalista, Michela Vittoria Brambilla, al salviniano Igor Iezzi, dall’avvocato matrimonialista di Silvio Berlusconi, Cristina Rossello, al presidente dell’Ordine dei farmacisti, Andrea Mandelli, a rischiare di non correre per Montecitorio sono i 15 candidati della circoscrizione di Lombardia i (Milano e la Brianza) e almeno due della Lombardia 4, (Suzzara e Cremona). Esclusi (per ora) per una carta che manca, quella che avrebbe dovuto certificare l’apparentamento alla coalizione di «Noi con l’Italia», la cosiddetta «quarta gamba» dell’alleanza. Una dimenticanza che ha indotto ieri l’ufficio elettorale della Corte d’Appello di Milano a respingere le candidature dei collegi uninominali. Secondo i legali del centrodestra l’affiliazione della lista centrista sarebbe invece certificata sia dal documento presentato al Viminale, e sottoscritto dai leader nazionali delle quattro formazioni, che da quello depositato nella cancelleria dello stesso tribunale dalla lista «capofila» della coalizione (Forza Italia) che nei giorni scorsi aveva raccolto l’intera documentazione. A questo punto l’unica strada è il ricorso in Cassazione. E Silvio Berlusconi ha disdetto la sua partecipazione da Vespa in tv. Uno stop consigliato dai suoi medici. Ma lui stesso smentisce da villa San Martino «Sto benissimo». Si diverte un po’, per tutto questo chiasso e, con vice squillante, ripete: il nonno sta benissimo! E farà vedere i sorci verdi a tutti!».
Di Maio: Governo con Pd, Fi e Lega. Il giallo nell’incontro con la City. Luigi Di Maio sgonfia subito il caso nato dall’incontro con un gruppo di investitori internazionali a Londra: la Reuters aveva riferito che il candidato premier del Movimento 5 Stelle aveva affacciato la possibilità di un governo con Pd, Forza Italia e Lega. «Ci può essere stato un problema di traduzione», taglia corto e smentisce su Facebook: «Quanto riportato dalla Reuters non corrisponde al vero. Agli investitori ho ribadito ciò che ho sempre detto: il giorno dopo le elezioni, se non dovessimo avere la maggioranza dei seggi, farò un appello pubblico a tutte le forze politiche invitandole a convergere sui temi e sulla nostra squadra di governo, senza alcun tipo di alleanze, inciuci o scambi di poltrone». Per 24 ore il leader M5S ha provato a lasciarsi alle spalle le polemiche sulle candidature – che ieri hanno continuato a sollevare onde alte in Italia – ed è volato a Londra per presentare le sue credenziali ai mercati finanziari internazionali. La ricetta che ha presentato alla City prevede una spending review che riprenda quella di Cottarelli e porti all’eliminazione di sprechi per 30 miliardi; seguita poi da un programma di investimenti produttivi in deficit, perché «il tetto del 3% non è un tabù», anche se sottolinea più volte che questa manovra sarebbe «concordata con l’Europa». Per quanto riguarda i rapporti con Bruxelles Di Maio annuncia un «confronto franco, ma ispirato al dialogo». Sembra quindi accantonata la stagione della contrapposizione alla Ue, anche se il leader M55 rifiuta di escludere esplicitamente un referendum sull’euro, pur definendolo solo una «extrema ratio».
Politica Estera
Trump al «discorso sullo stato dell’Unione»: «E’ il nuovo momento americano». Donald Trump ha pronunciato martedì sera un discorso lungo ottanta minuti, interrotto ogni 40 secondi in media dall’applauso di una parte della platea, tra lo sventolio delle bandiere americane e le grida di approvazione. Questa volta i sondaggi danno ragione a Donald Trump: secondo la Cnn il 48 per cento degli spettatori «ha reagito molto positivamente» al primo «discorso sullo stato dell’Unione», davanti al Congresso. Per la Cbs la percentuale dei favorevoli sale addirittura al 75%. E questa volta nessuno alla Casa Bianca ha parlato di «fake news». Trump si è intestato tutto ciò che di positivo si sta muovendo nell’economia, soprattutto per lanciare la riedizione del vitalismo reaganiano: «Questo è il nostro nuovo “American moment”. Non c’è mai stato un tempo migliore per cominciare a vivere il “sogno americano”». Trump ha rivendicato i successi del primo anno, ringraziando aziende come la Apple o la Fiat Chrysler Automobiles che hanno scelto di investire negli Usa. II prossimo obiettivo è un piano da 1,5 trilioni di dollari per ricostruire le infrastrutture, che dovrebbe ammodernare il Paese e accelerare la crescita. Il presidente ha ripetuto il suo piano per la riforma, offrendo la cittadinanza ad un milione e 800.000 «dreamers», illegali portati negli Usa dai genitori quando erano bambini. In cambio chiede la costruzione del muro lungo il confine con Messico, l’eliminazione della lotteria per le carte verdi, e la «chain migration», ossia la possibilità degli immigrati legali di sponsorizzare i famigliari.
«Sbarcati in Italia 50 jihadisti», è allarme. Ma il Viminale smentisce: «non c’è alcun riscontro». Cinquanta jihadisti tunisini sarebbero sbarcati in Italia lo scorso anno, dopo la sconfitta dello Stato islamico in Medio Oriente, per infiltrarsi in Europa. La lista nera è stata compilata dall’Interpol e inviata al Viminale, come rivela il quotidiano britannico The Guardian. II dipartimento di pubblica sicurezza del ministro dell’Interno ha seccamente smentito la notizia, ma ammesso «che un esiguo numero di persone segnalate» come sospetti jihadisti dalle autorità tunisine «sono state immediatamente rimpatriate». La lista con i nomi dei presunti foreign fighters che sarebbero entrati nel nostro paese tra luglio e ottobre dello scorso anno, sarebbe stata inviata al ministero dell’Interno il 29 novembre. E il Viminale a sua volta l’avrebbe girata a tutte le agenzie antiterrorismo in Europa. I sospetti terroristi sono tutti tunisini e alcuni sarebbero già stati identificati una volta sbarcati in Italia. Si tratta di volontari della guerra santa che hanno combattuto in Libia, Siria o Irak nei ranghi dello Stato islamico. Dopo il crollo delle «capitali» del Califfato a Sirte, Mosul e Raqqa si sono diretti in Europa attraversando il Mediterraneo. Non sui gommoni stracolmi e insicuri dei migranti che partono in massa dalla Libia, ma su natanti più piccoli che navigano meglio. Intanto arrivano nuove regole sugli sbarchi dei migranti. Infatti, i migranti soccorsi nel Mediterraneo dovranno essere trasferiti nel porto più vicino al punto in cui è avvenuto il salvataggio. Lo prevede il nuovo accordo siglato dall’Italia con Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Cade dunque l’obbligo che siano portati tutti in Italia, come invece accadeva sino ad ieri.
Economia e Finanza
Sanità, le imprese guardano al modello Usa. L’accordo sul welfare sanitario aziendale annunciato martedì da Jp Morgan, Amazon e Buffett negli Usa è guardato con attenzione dall’industria italiana della salute. Per assicurare l’universalità delle cure, in un paese come l’Italia in cui è alta la percentuale di cittadini senza polizze sanitarie e che rinunciano a curarsi, sarà utile un patto tra imprese e lavoratori. «In una società che invecchia – ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia – il costo deve diventare un investimento, un’opportunità, un’idea di società del futuro». Giusta la definizione di industria della salute, «in un concetto largo, in cui parlare di industria vuol dire anche servizi, cultura, costruzioni. L’industria della salute è un valore e fa parte della grande questione industriale del paese. Serve più collaborazione pubblico-privato. E i servizi sanitari vanno interpretati nella logica di prodotti che vendiamo all’estero». II modello Usa insomma va guardato ma non necessariamente imitato. «E’ un segnale che nella sanità c’è bisogno di qualcosa di nuovo e che la salute dei cittadini è una priorità ineludibile», spiega Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. «Da tempo diciamo che nuovi partner stanno entrando nel mondo della salute, primi fra tutti i giganti dell’Ict. E nulla sarà come prima se si vuole garantire la sostenibilità del sistema. Ma l’Italia ha una sua specificità. Abbiamo la fortuna di avere un sistema sanitario universalistico, che però ha bisogno di un tagliando e le nuove proposte dovranno arrivare».
Istat, in crescita il numero dei giovani occupati. Ma sale il lavoro in nero. Il 2017 si chiude con 173miia occupati in più. Un numero su cui pesa la crescita dei dipendenti a termine (+303mila unità su dicembre 2016), mentre sono in calo sia gli indipendenti (-105mila persone) sia, è la prima volta da dicembre 2014, i lavoratori “permanenti”, vale a dire gli assunti a tempo indeterminato, che, complice la fine degli sgravi generalizzati targati Jobs act e il clima di incertezza, diminuiscono di 25mila posizioni. L’incremento tendenziale dell’occupazione (a dicembre c’è stata una battuta d’arresto, -66miia unità) è legato agli over 50 (+365mila), ma, in parte, anche agli under 25 (+42mila ragazzi con un impiego; un dato che sconta i numeri positivi dei due bonus, Occupazione e Sud, gestiti da Anpal). Le fasce d’età “centrali”, 24-34enni e 35-49enni, restano in difficoltà (qui, rispetto a dicembre 2016, il numero di occupati si contrae, rispettivamente, di 30mila e 204mila unità – il segno meno permane, per i 35-49enni, anche al netto del calo demografico). La fotografia scattata ieri da Istat, ed Eurostat, con il confronto internazionale, mostra un mercato del lavoro italiano con luci e ombre: il tasso di disoccupazione è in discesa, al 10,8%, livello più basso da agosto 2012. Ma il lavoro si fa via via anche più irregolare e sommerso. False imprese e false cooperative che approfittano delle difficoltà per ridurre il costo del lavoro e sfruttare i lavoratori. E «il lavoro ad ogni costo» definito così dal Censis nel focus realizzato con Confcooperative, evidenzia come il lavoro oscuro, negli anni 2012-2015, sia cresciuto del 6%, mentre l’occupazione regolare cala. E il numero dei «sommersi» è arrivato a 3.3 milioni nelle false imprese, più altri 100mila nelle false cooperative. Persone senza diritti, né garanzie, sfruttate e sottopagate.