Politica interna
Legge elettorale – Falsa partenza per il cosiddetto Italicum, l’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulla riforma elettorale. Il deposito della bozza, che doveva essere pronta alle 14 di ieri, è slittato a tarda sera per venire a capo di questioni che riguardano sia la possibilità di inserire una norma che consenta alla Lega Nord di superare lo sbarramento del 5%, sia il modo con cui aggirare la controversia su liste bloccate o preferenze. A ciò si è aggiunta la richiesta di Sel di far slittare al 29 gennaio l’inizio della discussione in Aula (previsto per il 27) a causa del congresso del partito. Il testo consegnato alla commissione Affari costituzionali della Camera è firmato da Pd, Forza Italia e Ncd e prevede un premio di maggioranza fissato al massimo al 18% (scatta se la lista o la coalizione raggiunge il 35%), ma l’alleanza vincente non potrà superare, con il premio, il 55% dei seggi. Se nessuno raggiunge tale soglia andranno al ballottaggio le prime due liste. Chi vince si aggiudica 340 seggi alla Camera. Nel secondo turno non sono ammessi ulteriori apparentamenti, e chi vince guadagna 327 seggi. È anche previsto l’obbligo del 50% di candidate donne, ma non sono consentite le candidature multiple. Le liste saranno bloccate, con un minimo di tre e un massimo di sei concorrenti. Stesso sistema vale per il Senato e, a differenza del Porcellum, il premio di maggioranza è fissato a livello nazionale e non più regionale.
Governo – La governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani chiede le dimissioni del ministro Flavio Zanonato: “Nella gestione della crisi Electrolux ha dimostrato di non avere l’equilibrio necessario per ricoprire il suo delicato incarico”. Parole forti che sono esplose come una bomba sulla politica italiana. Una crisi industriale locale viene letta a Roma nella chiave delle frizioni interne al Pd: una renziana doc che chiede le dimissioni di un ministro bersaniano. Oggetto del contendere gli stabilimenti veneti e friulani della Electrolux: per Zanonato i problemi e le difficoltà “riguardano solo lo stabilimento di Porcia in Friuli e non quello di Conegliano in Veneto”. Tanto è bastato per far sbottare la governatrice. Il ministro cerca di giustificarsi parlando di un fraintendimento e sottolinea che “le polemiche sono dannose”. La Lega Nord annuncia una mozione di sfiducia, mentre Cisl e Cgil del Friuli si associano alla richiesta della Serracchiani.
M5S – Il sondaggio sulla nuova legge elettorale, lanciato via web dal Movimento 5 Stelle, ha sancito il trionfo del sistema proporzionale. Il risultato è stato schiacciante: in 20.450 si sono schierati per il metodo pre-Mattarellum mentre 12.397 hanno sostenuto il maggioritario. Il sondaggio è solo una prima tappa per arrivare al modello pentastellato da sostenere in Parlamento. Beppe Grillo assicura che “per fine febbraio la legge elettorale del M5S nelle sue linee essenziali sarà pronta”. Il leader del movimento attacca inoltre l’incontro tra Berlusconi e Renzi, e dal suo blog risponde alle accuse di quest’ultimo, secondo il quale il M5S fuggirebbe dal confronto: “Il M5S ha il difetto della coerenza, gravissimo in un Paese in cui la madre dei quaquaraquà e dei bulli di provincia è sempre incinta”.
Berlusconi – Il ritiro di Silvio Berlusconi in una beauty farm per rimettersi in forma è stato letto in modo univoco: l’intenzione di riprendersi la scena, di tornare ad apparire in tivù, di mettere il suo sigillo sulle prossime mosse del suo partito e in vista della campagna elettorale per le amministrative e le Europee. Al centro benessere Villa Paradiso ha fatto la sua comparsa il fidatissimo Giovanni Toti. Il direttore Mediaset sembra sempre più avviato a rivestire il ruolo cruciale di consigliere del capo e uno leggermente più defilato nel partito. Le attese nomine in Forza Italia arriveranno settimana prossima e Toti sembra destinato a diventare il portavoce del partito.
Politica estera
Ucraina – In Ucraina si protesta per la decisione del presidente Viktor Yanukovich di voltare le spalle all’Europa per stringere un accordo con la Russia, e contro le misure che limitano fortemente il diritto a manifestare. Gli scontri avrebbero provocato almeno tre morti nelle ultime ore. La protesta ha cambiato volto da domenica scorsa, quando gruppi di estremisti si sono staccati dalla Maiden, la piazza centrale dove il grosso dei dimostranti rimane pacificamente da settimane, per affrontare i cordoni di polizia che proteggono i palazzi del potere. Per tentare di riportare la situazione sotto controllo c’è stato ieri un incontro tra Yanukovich e tre leader dell’opposizione, ma tutto si è risolto con un nulla di fatto, e la situazione è più tesa che mai.
Siria – Il clima è teso a Ginevra 2, il tavolo delle trattative che cerca di risolvere per via diplomatica la crisi siriana. Il segretario americano John Kerry tuona: “Assad non può tenere in ostaggio un intero Paese e un’intera regione, né far parte d’un governo di transizione”. Dichiarazione alla quale segue la piccata replica del ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem: “Nessuno ha il diritto di rimuovere Assad a parte i siriani”. È netto il leader dell’opposizione siriana in esilio, Ahmed al-Jarba: “Tutto quel che dice Assad è bugia: se resta lui, questi colloqui deragliano”. L’accordo politico raccomandato da Ginevra 1 appare impossibile, anche se è la Bonino a ricordare che “chi siede qui oggi, è perché s’è già impegnato in quella sede”. Proprio mentre parla l’opposizione a Damasco la tv manda in onda immagini di lealisti ammazzati. E mentre gli oppositori entrano nel Petit Palace, i jihadisti della Siria li accusano di “tradimento”.
Economia e Finanza
Davos – Il premier giapponese Shinzo Abe è il protagonista della prima giornata del World Economic Forum di Davos. Abe si presenta all’Europa come il candidato leader della ripresa occidentale. Quest’anno, rispetto agli ultimi appuntamenti, tra capi di governo, banchieri, manager e imprenditori si registra qualche segnale d’ottimismo. Nonostante l’Europa sia sempre in difficoltà, tra i partecipanti al vertice si parla meno d’austerità e più di rilancio. Il premio Nobel Michael Spence ha preparato uno studio sui “Nuovi modelli di crescita”. Un lavoro che fino all’anno scorso sarebbe stato semplicemente fuori tema. È in questo contesto che Abe presenta la sua “caccia alla crescita”, condotta con un modello “a tre frecce”: “una coraggiosa politica monetaria”, ovvero iniezioni di liquidità in un sistema in deflazione; una “politica fiscale flessibile”, con massicci interventi pubblici; una “promozione degli investimenti privati” e il “rafforzamento della partecipazione delle donne alla forza lavoro”.
Debito pubblico – Il debito pubblico italiano, pur restando il secondo più alto dell’intera Ue come percentuale sul Pil, è calato nel terzo trimestre 2013 di 0,4 punti rispetto al trimestre precedente. È la prima riduzione dal terzo trimestre 2011 secondo quanto indicato ieri dall’Eurostat. La discesa dello stock del debito italiano è stata salutata con soddisfazione dal presidente del Consiglio, Enrico Letta: “Dopo i dati Istat sulla ripresa dell’industria si tratta di un’altra riprova della bontà del cammino di politica economica intrapreso”.