Politica interna
Centrodestra: Silvio Berlusconi, dopo l’intenso weekend che ha visto protagonisti Salvini e Parisi, rassicura il proprio partito: “Il leader resto io, non c’è Salvini né Parisi che tenga, e adesso andrò anche in tv per il referendum”. La decisione di un ritorno su tutti i media si accompagna ai nuovi sondaggi sul referendum, che riportano la posizione del No con un vantaggio sempre più solido, 52-53% contro il 47-48% del Sì (dati Euromedia Research). Berlusconi comincerà oggi un tour de force, con una partecipazione a Radio Anch’io per un confronto a distanza con Angelino Alfano mentre nella prossima settimana sono previsti interventi a Porta a Porta e Matrix. Prosegue nel frattempo la lotta interna al centrodestra, con tre tronconi ben definiti. Il primo rappresentato dall’”anima pop-lib” e guidato da Stefano Parisi, che ieri ha ribadito: “con la leadership di Salvini non si vince”. Il secondo filone rappresentato dal segretario leghista, che ha risposto a Parisi definendolo “uno pseudo alter ego del centrodestra che rifiuta il confronto” attraverso le primarie. Come ultima corrente vi sono i moderati non lepenisti, da Gelmini a Carfagna, da Bernini a Marin. Spazio in cui ha provato a insinuarsi Angelino Alfano, che ieri ha lanciato un appello per l’istituzione di un grande partito dei moderati, in cui però Parisi non avrebbe posto.
Matteo Renzi: I sondaggi sembrano propendere sempre più verso il No, ma Matteo Renzi non si arrende e rilancia la corsa per la vittoria al referendum. E’ pronta una nuova lettera che, dopo le polemiche in seguito a quella indirizzata agli italiani all’estero, spiegherà la riforma e inviterà a votare Sì “per il cambiamento”. Inoltre il segretario del Pd ha in programma una strategia in tre mosse. La prima è quella di evocare l’instabilità in caso di vittoria del No, situazione che getterebbe il Paese in balia di “governicchi” e immergerebbe l’Italia in una “palude politica”. La seconda mossa consiste nello sfruttare il sentimento anti-Casta tramite l’utilizzo di nuovi slogan, che viaggeranno sui social network. Il terzo asso nella manica sarà la comunicazione porta a porta, con volontari a favore del Sì che cercheranno di convincere gli indecisi tentando di non farli irritare. Renzi intanto è pronto a festeggiare i mille giorni di governo, durante il quale probabilmente si impegnerà a toccare più piazze possibili.
Politica estera
Difesa Ue: E’ stato trovato l’accordo tra i ministri degli Esteri e della Difesa degli Stati membri sul piano di maggiore coordinamento per la sicurezza. La proposta, avanzata dalla responsabile per l’Europa della sicurezza e gli affari esteri Federica Mogherini, dovrà essere approvata dai singoli capi dei governi nazionali a dicembre. Il trattato è, secondo il ministro italiano Paolo Gentiloni, “un piccolo passo in una direzione strategica molto importante per l’Ue” e riporta tra tra i passaggi più interessanti la “creazione di una struttura centrale di pianificazione, che non è ancora uno Stato Maggiore europeo, ma ne è la premessa”, il “coordinamento delle attività di ricerca e sviluppo dell’industria militare” e “la messa in comune di assetti su questioni strategiche come l’intelligence, la copertura satellitare e l’uso dei droni”. L’accelerazione che ha portato all’accordo preliminare potrebbe essere una reazione alle dichiarazioni di Trump sulla Nato, con il nuovo presidente Usa che in campagna ha ventilato l’ipotesi di una riduzione dei fondi Usa alla Nato destinati agli alleati.
Stati Uniti: Dopo la nomina di Reince Priebus come Chief of Staff, Donald Trump spiazza nuovamente tutti scegliendo Steve Bannon come Chief Strtaegist. Mentre il primo rappresenta una scelta canonica, in linea con il tentativo di non rompere con i vertici del partito repubblicano, Bannon rappresenta una sorpresa che ha attirato le ire di diverse associazioni e comunità. Il 62enne di Virginia è stato infatti presidente di Breitbart News, un sito di notizie di orientamento ultraconservatore e razzista e frequentato da un pubblico a favore del suprematismo bianco. La decisione di Trump ha quindi contribuito ad alzare la preoccupazione per l’aumento di posizioni razziste registrate negli ultimi giorni in Usa. Il neopresidente ha definito Priebus e Bannon “due leader altamente qualificati che hanno lavorato bene insieme durante tutta la campagna, portandoci a una vittoria storica”. Il presidente uscente Obama ha invece preferito non rilasciare commenti, convinto che ogni presidente ha il diritto di scegliere i membri della sua amministrazione.
Economia e Finanza
Spread: Continua a preoccupare l’andamento dello spread Btp-Bund che ieri ha toccato la punta massima di 180 punti per poi chiudere a 176. Renzi ha parlato di una conseguenza inevitabile poiché lo spread “se c’è incertezza aumenta. Non è una minaccia, è una constatazione”. La dinamica dei Btp italiani è comunque condivisa anche dagli altri titoli di Stato, soprattutto quelli Usa da cui dipende l’intero mercato del debito: in pochi giorni i titoli decennali americani sono saliti dall’1,75% al 2,22%. E’ però evidente che l’Europa meridionale è stata maggiormente influenzata dalla crescita dei rendimenti dei titoli statali, a causa di economie più fragili e maggiormente esposte all’incertezza. L’Italia in particolare si mostra ancora più debole, soprattutto dopo i nuovi dati pubblicati dall’Istat riguardo l’ennesima frenata dell’inflazione, che ha toccato un valore di -0,1% rispetto al mese scorso e di -0,2% rispetto a dodici mesi fa.
Mario Draghi: La cerimonia di commemorazione per Carlo Azeglio Ciampi è stata l’occasione per il presidente della Bce Mario Draghi di lodare l’operato politico dell’ex presidente della Repubblica, che riuscì a dimezzare l’inflazione, abbassare il debito pubblico di sei punti e il deficit di quattro. Secondo Draghi “Ciampi vede fin dall’inizio come il successo dell’integrazione dipenda dalla capacità del Paese di cambiare in maniera profonda, adeguando la propria economia a quella di Paesi più forti”. Le parole di Draghi sembrano parlare del passato ma in realtà sono ottime lezioni per l’Italia di oggi. Riferendosi al Governo Prodi di cui Ciampi fu ministro, l’ex governatore di Bankitalia elenca i fattori secondo cui fu possibile attuare la politica economica del tempo: “la libertà dall’emergenza” e quindi la stabilità finanziaria come primo fattore e “la durata del governo, circa due anni, più lunga dei quattro esecutivi precedenti” come seconda condizione.