Politica interna

 

Berlusconi: Dopo giorni di silenzio il leader di Forza Italia è tornato sulla scena pubblica per ufficializzare il No al referendum. Per Berlusconi “solo eliminando questa finta riforma ci sarà spazio per lavorare a una vera modifica della Costituzione”. Inoltre l’imprenditore di Arcore ha chiarito che “è innegabile che il voto del 4 dicembre sarà anche un voto sul governo e su Renzi”. La strategia dell’ex premier sembrerebbe quindi quella di sfruttare un’eventuale sconfitta di Renzi per poter riaprire un discorso di governo in cui FI possa tornare protagonista. L’appello avrà sicuramente rassicurato falchi e colonnelli del partito e di tutto il centrodestra, ma sembra non aver soddisfatto uno dei fedelissimi di Berlusconi, Fedele Confalonieri. Il presidente di Mediaset aveva infatti già fatto sapere di essere per il Sì e lo avrebbe ribadito ultimamente sostenendo che “se Renzi perde va tutto a rotoli”.

 

Parisi: Il grande successo della prima tappa del “Megawatt tour” a Palermo ha testimoniato che Parisi è “assolutamente convinto di dover andare avanti per cambiare FI e centrodestra”, come ha ammesso lo stesso manager romano. Non è cambiato quindi il suo progetto per riformare il partito di Berlusconi, ancora convinto che Parisi è l’uomo giusto su cui puntare. La convinzione della necessità di ridisegnare i contorni di FI la riassume lo stesso Parisi: “o si cambia o si muore” secondo l’ex candidato sindaco di Milano e per farlo si dovrà sostituire la “gente che sta in Parlamento solo per grazia di Dio e pontifica”. I rapporti con lo zoccolo duro del partito rimangono comunque freddi, andando sempre più a identificare due posizioni opposte: quella di Parisi che si basa sulla necessità di ritrovare la dignità di FI per poi intraprendere un nuovo discorso politico; quella di Toti che punta a una fusione con Salvini e Meloni. Uno scontro che deciderà gli scenari futuri del centrodestra.

 

Vannino Chiti: L’autore della proposta di modifica dell’Italicum per l’elezione diretta dei senatori ha lanciato un appello ai compagni della minoranza Pd: “non storca il naso e partecipi alla Commissione con convinzione”. Chiti, intervistato dal Corriere della Sera, è convinto dell’impossibilità di una soluzione prima del 4 dicembre, ma invita la direzione del partito ad approvare la modifica subito. Secondo il senatore del Pd la legge elettorale dovrebbe prevedere due schede: una per i consiglieri regionali, una per votare i consiglieri che si candidano a senatori.

 

Politica estera

 

Cyberguerra: Gli Stati Uniti sono pronti a vendicarsi con un attacco via internet in pompa magna al Cremlino. Le rivelazioni di Nbc, arrivate dopo la dichiarazione del vicepresidente Joe Biden sull’intenzione di “mandare un messaggio a Putin”, parlano infatti di un’imminente affondo della Cia per rivelare operazioni economiche segrete all’estero di Putin o portare alla luce i sistemi utilizzati dal Cremlino per censurare i media. Nell’operazione sarebbero coinvolti anche l’Nsa e il Pentagono, in uno scontro dove il superiore avanzamento tecnologico di Washington potrebbe creare seri problemi alla Russia. Si erodono intanto sempre più i rapporti diplomatici tra le due superpotenze nel contesto siriano. Nonostante i tentativi per un nuovo dialogo tra i rappresentanti esteri dei due Stati Kerry e Lavrov, incontratisi ieri a Losanna, la Russia ha deciso di schierare la portaerei Kuznetsov nel Mediterraneo. Se non bastasse come segnale ci ha pensato anche l’ambasciatore russo all’Onu Churkin, che ha parlato di una tensione tra i due Stati ai livelli più alti dal 1973.

 

Libia: Nella notte di venerdì vi è stato un tentativo di golpe nei confronti di Serraj. I golpisti, di orientamento islamista, sono stati guidati dall’ex primo ministro Khalifa Ghwell e sgominati dalle forze di Serraj a Tripoli. I miliziani sono stati in seguito arrestati poiché “colpevoli di aver cercato di creare istituzioni parallele e destabilizzare la capitale”. Ghwell non è stato però catturato, riuscendo probabilmente a sfuggire da Tripoli. Il colpo di stato ha comunque lasciato un’innaturale tranquillità nella città, dopo gli scontri nella notte non si sono infatti registrati eventi particolari al mattino. Secondo alcune voci il golpe sarebbe stato motivato dal mancato pagamento delle milizie a cui Ghwell si è poi affidato.

 

Economia e Finanza

 

Legge di Bilancio: Dopo un Consiglio dei ministri durato meno di un’ora Renzi ha annunciato ufficialmente la nascita della manovra per il 2017. La prima sorpresa è l’innalzamento dei fondi a disposizione, che passano dagli annunciati 24,5 mld a 27. Retromarcia inoltre sui tagli ai soldi promessi per la sanità, con la conferma di 2 mld stanziati per la ministra Lorenzin. Si concretizza invece l’abolizione di Equitalia, perché “il fisco deve essere un compagno di strada del cittadino e non un suo nemico” specifica Renzi, aggiungendo che le cartelle esattoriali dovranno comunque essere pagate ma senza more e interessi. Il premier ha parlato di un “modello fiscale diverso” escludendo condoni e questo sembra seguire il “disegno organico” del governo, consistente in “meno tasse e più diritti, competitività ed equità”. Proprio la competitività è di forte interesse per il segretario del Pd, che ha parlato di un investimento di 20 miliardi che comprende misure per l’industria 4.0 e soldi per chi investe. Inoltre, come ha spiegato Renzi con una slide, “va giù l’Ires che passa dal 27,5% al 24%, va via l’Irpef agricola, ci sono interventi di sostegno alle partite Iva”. Sul lato sociale viene confermata la quattordicesima a chi non ne aveva diritto, mentre saranno previsti 500 euro una tantum per migrante ai Comuni ospitanti.

 

BancoBpm Spa: Con risultati molto ampi è stata approvata la fusione tra Bpm e Banco Popolare, votata nelle due assemblee parallele a Rho Fiera e a Verona. L’unione ha sancito la prima operazione promossa dalla riforma delle popolari del governo Renzi. Il risultato è stato commentato quindi dal premier, soddisfatto “per la prima grande fusione” ma un po’ caustico sui 18 mesi passati prima di completarla. Più entusiasta il ministro Padoan, che ha scritto su Twitter: “nasce con ampio consenso una grande banca”. L’istituto figlio della fusione salirà infatti al terzo posto della classifica italiana con un utile nel 2019 annunciato dal futuro ad Giuseppe Castagna di 1,1 mld, 4 milioni di clienti, 2467 sportelli e l’8,2% del mercato nazionale. Risolto sul nascere il problema degli esuberi, con 1800 lavoratori in uscita volontaria.