Molti giornali si occupano oggi del primo voto sulla legge per le unioni civili al Senato, che ha respinto la richiesta di non passare a votare il provvedimento, altri titolano sul decreto di riforma delle banche approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri, mentre la Stampa apre sulla decisione della FED di rinviare il rialzo dei tassi USA e sulla reazione positiva delle borse, e il Manifesto segue la vittoria di Sanders nelle primarie democratiche in New Hampshire.

 

Politica interna

 

Unioni Civili: prima seduta con esito positivo per il decreto Cirinnà, la maggioranza assoluta dei senatori ha votato contro il rinvio del disegno di legge in commissione, aprendo così la strada alle votazioni sul testo, che inizieranno martedì. La giornata è stata però caratterizzata da un clima elettrico in Aula, con forti tensioni sia all’interno dei dem, dove l’area cattolica ha contestato l’indicazione del capogruppo Zanda di concedere libertà di voto solo su tre emendamenti, che tra Pd e Lega Nord sul ritiro sfumato di gran parte degli oltre cinquemila emendamenti presentati. Polemiche inoltre fra alcuni rappresentanti dell’opposizione ed il presidente Grasso per la decisione di quest’ultimo di respingere il voto segreto sulla proposta di rimandare il testo in commissione.

 

Amministrative: Matteo Salvini e Silvio Berlusconi bocciano decisamente la proposta di Giorgia Meloni sulla candidatura di Rita Dalla Chiesa a sindaco di Roma; salta così il previsto vertice del centrodestra. Il leader leghista torna a evocare l’ipotesi di primarie “se intorno ad un tavolo non si riesce a trovare il nome di un candidato”; la Meloni accoglie con favore l’idea, anzi dichiara che la estenderebbe a tutte le principali città italiane uniformando le regole. Lo stato maggiore di Forza Italia nella capitale è andato ieri a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi per spingere sulla candidatura di Marchini, e anche Francesco Storace, comunque pronto a correre da solo, ha cercato l’appoggio del leader azzurro; Berlusconi spera ancora di convincere Guido Bertolaso, che aveva già ritirato la sua candidatura per motivi personali e che ha ribadito da Londra di “avere vicende ben più importanti da seguire” che non i teatrini romani.

 

 

Politica estera

 

Primarie Usa: i candidati si sono già lasciati alle spalle il New Hampshire per raggiungere le destinazioni della prossima votazione, Nevada per i democratici e Carolina del Sud per i repubblicani, ed entrando in una fase diversa della campagna. Gli Stati del nord, considerati di solito poco rappresentativi degli Usa, hanno invece costituito per il repubblicano Trump un trampolino di lancio che ha riscattato la sconfitta dell’Iowa, consentendogli di arrivare in Carolina in netto vantaggio sul resto dei candidati. Fra i democratici invece vittoria del socialista Sanders, che si conferma popolarissimo tra i giovani, incluse le donne che evidentemente non considerano la candidatura femminile della Clinton così indispensabile. Ma il vantaggio di Sanders potrebbe evaporare nelle due prossime tornate di voto, in due Stati dove il voto di neri e ispanici  può essere l’ago della bilancia e dove Hillary viene già data in vantaggio.

 

 

Economia e Finanza

 

Renzi: il premier scrive a Repubblica e risponde ad Eugenio Scalfari sulla proposta di un  superministro delle Finanze per l’eurozona. Secondo Renzi il problema vero dell’economia dell’Unione è la direzione in cui muoversi; negli otto anni di presidenza democratica gli Stati Uniti hanno dato priorità a crescita, sviluppo ed innovazione, mentre l’Europa ha sbagliato strada puntando eccessivamente su austerity, moneta e rigore. Così dopo 8 anni gli Usa stanno meglio, mentre l’Europa ha peggiorato le sue condizioni; l’austerity non basta, sottolinea Renzi dicendo apertamente che gli unici Paesi dell’Unione che sono cresciuti lo hanno fatto violando in modo macroscopico le regole del deficit. Quindi prima di parlare di superministri è necessario chiarirsi sulla linea di politica economica da seguire.

 

Fed: Janet Yellen ha cercato ieri di rassicurare operatori e investitori, confermando che per ora di nuovi aumenti dei tassi di interesse non se ne parla, ed ha chiarito che le prospettive di crescita dell’economia americana restano solide. Ma l’aurea di autorevolezza e credibilità che in genere pervade il Governatore della Banca centrale americana sembra essersi molto affievolita, anche perché l’aumento dei tassi non ci sarà proprio a causa dei timori che permangono sia sul fronte della crescita che su quello della stabilità dei mercati; le incertezze economiche in Cina e quelle finanziarie in Europa si riflettono sulle prospettive di crescita degli Usa, anche se il rischio di recessione viene per ora escluso. Ma la sfida con cui si sta confrontando la Yellen, soprattutto per quanto riguarda la credibilità dell’istituzione che guida, resta difficile, come dimostrano anche le tiepide reazioni degli indici di borsa alle sue dichiarazioni di ieri.

 

Banche: pronte le nuove misure per il sistema bancario, ma slitta lo schema per far partire gli indennizzi via arbitrato ai risparmiatori che hanno in portafoglio obbligazioni subordinate delle quattro banche entrate in risoluzione con il decreto dello scorso 22 novembre; su questo fronte si tornerà a lavorare utilizzando i due veicoli normativi previsti dalla legge di Stabilità. Il decreto, all’esame fino a ieri in tarda serata, ha cambiato in divenire i suoi contenuti, confermando però la riforma delle banche di credito cooperativo, che dovrebbe in larga parte recepire l’autoriforma messa a punto dalle stesse, e la garanzia statale per facilitare lo smaltimento delle sofferenze bancarie, uno schema che prevede la remunerazione della garanzia  “in linea con le condizioni di mercato per il rischio assunto”, come da intesa siglata dal ministro Padoan con il commissario europeo alla concorrenza Vestager.