La «parata» di Piedigrotta superava però tutte le altre, per l’intervento del re e dell’esercito, che le davano grande solennità; oggi la festa ha specialmente carattere popolare, allora si trattava di una vera e propria cerimonia ufficiale del Governo Borbonico. La descrizione fattaci dal Savorgnani è ricca di particolari e notevole per la sua precisione: «Vedemmo, oltre il concorso del popolo, tutta la larghezza della spiaggia della marina sino ad arrivare a detta chiesa schierate e tutta la cavalleria e fantaria ch’erano in circa 4000 uomini, e nel mare due galeotte e due galere, le quali costeggiavano il mare con feluche, cofani et altre barchette, che per divertimento loro andavano per la marina; oltre le molteplicità di carrozze e sedie, e tutte le finestre di case e palazzi e botteghe piene d’ogni genere di persone, che a noi rendè una dilettevole veduta si nell’andare come nel tornare indietro fino al palazzo del card. Coscia, dove ci fermammo ad una di quelle finestre a vedere passare il Re.
Detto palazzo ha una bella e nobile facciata, è di buona fatica, è ben ammobigliato di apparati e pitture. Alle ore 12 udimmo diversi spari di cannoni, i quali davano l’avviso che il re era partito da Palazzo, e le vedemmo passare con ordinanza e pompa, cioè in tal modo. Prima di tutto vedemmo passare il Capo della Vicaria in ben ornata carrozza tirata a due cavalli contornata da molti ufficiali di giustizia che avevano bacchetta in mano inargentata e dorata, e per dietro alcuni sbirri. Poi, passato qualche tempo, vedemmo venire la Guardia numerosa delli Allabardieri del Re, poi il maestro di scuderia a cavallo, col suo assistente ancor esso il cavallo, e serviti a piedi.
Indi vedemmo venire la nobilissima carrozza di vanguardia a otto cavalli senza alcun dentro; detta è tutta di finissimo intaglio di bronzo tutta dorata; così erano i fornirnenti de’ cavalli tutti ornati di rame dorato di industrioso lavoro; e gli otto cavalli che la tiravano erano tutti bianchi con pennacchi sopra il loro capo di piuma bianchi e rossi. Indi seguivano otto altre carrozze tirate ogni una a sei cavalli con entro cavalieri di Corte: parte erano cavalieri semplici, e parte cavalieri di San Gennaro, li quali venivano distinti da una grande fascia rossa a armacollo. Poi seguiva un’altra carrozza pure tirata da sei cavalli, e vi erano dentro quattro cavalieri della Regina. Indi vedemmo la carrozza reale tirata da otto cavalli: detta carrozza era col fondo di velluto verde ricca d’oro e d’intaglio di bronzo dorato, con fornimenti ancor essi di bellissimo lavoro, con cavalli di color bigio, e sopra il di loro capo avevano i pennacchi bianchi. In essa carrozza,vi erano le sole Reali Maestà. Avanti detta carrozza vi erano dodici lachè detti volanti, e con sei paggi parte appoggiati alla carrozza, e con altri dodici paggi accanto della guardia a cavallo.
Poi seguiva altra carrozza molto bella e ricca d’oro tirata da sei cavalli con entro li tre principi reali; due più piccoli erano sostenuti da due Dame d’onore, mancando il primogenito, essendo allora indisposto. Poi proseguiva l’altra carrozza ancor essa bellissima, tirata da sei cavalli, con entro le due infanti e due darne d’onore: precedente ancora ad essa carrozza una guardia del Corpo a cavallo. Indi venivano di corteggio dieci altre carrozze tirate da sei cavalli con entro le Dame di Corte, e poi altre due carrozze pure tirate da sei cavalli con entro le Cameriste.
Poi seguiva la Guardia del Corpo a cavallo. «In questo frattempo ci furono dati dal card. Coscia li rinfreschi, e dopo aspettammo il ritorno del Re, il quale fu dopo che ebbe Sua Maestà assistito alle litanie della Beata Vergine, cantata da musici nella Chiesa della Madonna di Piedigrotta; e dopo avuta la benedizione del Santissimo lo vedemmo ritornare collo stesso magnifico treno, con di più tutta la cavalleria e fanteria che ritornava indietro con buon ordine, andando ogn’uno a’ suoi rispettivi quartieri: cosa degna da vedersi per la sua rarità e magnificenza con cui viene in detto sollenne giorno eseguita. Si racconta che ne’ paesi circonvicini di Napoli, quando si fanno sposalizi, sogliono pure nelle loro obbligazioni, allorquando si stipula l’istromento per gli accordi della novella sposa, di condurla a vedere una tal principale festa e comparsa del Re».
Il Savorgnani venne a Napoli nel 1754. Il primogenito di Carlo di Borbone, Filippo, nato il 13 giugno 1747, era ammalato e scemo. I tre principini, cui allude il viaggiatore, sono perciò: Carlo Antonio Diego (il futuro Carlo IV di Spagna) nato il 12 novembre 1748; Ferdinando Antonio (il futuro Ferdinando IV di Napoli) nato il 12 gennaio 1751; Gabriele Antonio nato l’11 maggio 1752. Nasceranno dopo: Antonio (31 dicembre 1755) e Francesco Saverio (17 febbraio 1757). Le due principessine sono: Maria Giuseppa nata il 16 luglio 1744, e Maria Luisa nata il 24 novembre 1745.
(D’Addario 1921)
Le puntate precedenti
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