Sviluppo economico – Carlo Calenda sarà il nuovo ministro dello Sviluppo economico. L’annuncio è stato dato ieri dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Calenda, neo ambasciatore italiano a Bruxelles e già viceministro dello Sviluppo economico, ora dovrà lasciare l’incarico nella capitale europea per tornare a Roma. Renzi ha spiegato che “lo avevamo mandato a Bruxelles, ma non immaginavamo lo scandalo dell’inchiesta di Potenza, a noi serve uno importante che sia in grado di maneggiare il ministero, uno che già governava la macchina, che sia in grado di impostare un lavoro proiettato sul futuro e Calenda è la persona giusta”.

 

Csm – Il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, invita i magistrati alla prudenza sulle prese di posizione in merito al referendum costituzionale che si terrà il prossimo autunno. “C’è un divieto” per i magistrati di “partecipare a campagne politiche… e questo referendum costituzionale si è caricato di un significato politico. Quindi, ci sarebbero ragioni che suggerirebbero cautela perché il giudice deve sapere coniugare il suo diritto ad esprimere opinioni con la necessità di assicurare terzietà”. Parole condivise dal consigliere della Cassazione, Nello Nappi: “Credo che non si possa impedire ad un magistrato di esprimere la propria opinione su questioni, come la riforma costituzionale, che investono anche il ruolo stesso della magistratura. Il problema, però, è il modo e il contesto con cui viene espressa”.

 

Pd – Matteo Renzi ha ammesso ieri, per la prima volta, l’esistenza della cosiddetta questione morale: “La questione morale nel Pd esiste e chi lo nega, nega la realtà”. Un cambio di passo nella strategia del premier che potrebbe essere letto come un modo per ricucire con la magistratura dopo le polemiche delle ultime settimane, nonché per riavvicinarsi all’elettorato progressista del Pd.

 

Politica estera

 

Stati Uniti – Con un colpo di spugna Donald Trump cancella la sua precedente opinione sul sistema fiscale americano e dichiara lapidario: “I ricchi dovrebbero pagare più tasse”. A chi gli chiede conto della contraddizione di questa impostazione con la sua visione del settembre 2015 (taglio delle tasse di oltre 14 punti percentuali per i ricchi), Trump risponde: “La mia proposta originale era una formula da negoziare con il Congresso. È chiaro che può diventare una cosa diversa. In ogni caso la classe media deve essere protetta ed è probabile che i ricchi finiranno con il pagare di più”. Andando oltre la questione delle tasse il miliardario newyorkese si è concentrato su Hillary e Bill Clinton. L’ex presidente è stato accusato da Trump di aver abusato di molte donne durante il suo mandato, e sua moglie lo avrebbe spalleggiato, “è stata sua complice”. In questo clima ad alta tensione il partito repubblicano sta implodendo: lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, ha dichiarato che “vorrebbe appoggiare il prescelto del partito per la Casa Bianca, ma che ora non è nelle condizioni di farlo”. Lapidaria la replica dell’ultraconservatrice Sarah Palin: “La carriera politica di Ryan finisce qui”.

 

Nord Corea – Il leader nordcoreano Kim Jong-un parla alla nazione usando toni moderati: la Corea del Nord “è uno Stato nucleare responsabile, che non userà mai queste sue armi per prima, a meno che forze aggressive ostili non impieghino il loro arsenale di bombe atomiche per usurpare la nostra sovranità”. C’è un altro passaggio del discorso di Kim Jong-un che sembra un segnale di distensione: senza nominare gli Stati Uniti, ha detto che la Nord Corea è disposta a cercare di migliorare i rapporti con “i Paesi che le sono ostili, a condizione che si comportino in maniera amichevole e rispettino la sua sovranità e indipendenza”. Gli analisti ora s’interrogano sul significato del discorso: si tratta di un’apertura o non c’è nulla di nuovo?  Secondo gli americani il dittatore vorrebbe che Washington accettasse Pyongyang come potenza nucleare e firmasse un trattato di pace in cambio di una promessa nordcoreana a non accrescere ancora l’arsenale e a non cedere tecnologia nucleare in giro per il mondo, magari a gruppi terroristici.

 

Economia e finanza

 

Grecia – Il Parlamento greco ha discusso ieri un nuovo pacchetto d’austerità da 5,4 miliardi. Le misure presentate in aula sono le più dure mai proposte dal governo Syriza: un aumento dell’Iva dal 23 al 24%, tagli alle pensioni per 1,8 miliardi e un abbassamento della fascia di reddito esentasse. Il premier greco parla di “ultimo sforzo” per rimettere il paese sul cammino della crescita: l’ok in aula gli permetterà di presentarsi oggi all’Eurogruppo straordinario calando il jolly della buona volontà di Atene, chiedendo lo sblocco della nuova tranche di aiuti da 5 miliardi necessaria ad evitare il default.

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