Cresce l’occupazione a gennaio di 30mila unità (+0,1% rispetto a dicembre), specie tra gli ultra cinquantenni, mentre diminuisce dell’1,3 la percentuale dei giovani senza lavoro (toccando il 37,9%), anche se a calare sono anche i giovani inattivi (-0,69), quelli che non cercano un posto. Se si fa il confronto con il gennaio 2016, il numero di occupati sale di 236 mila (+1%). Sono i risultati provvisori diffusi dall’Istat secondo il quale aumentano nel primo mese del 2017 i lavoratori a tempo indeterminato e gli indipendenti, mentre diminuiscono quelli a termine. Il tasso di disoccupazione generale rimane stabile (11,9%), mentre il tasso di occupazione registrato è del 57,5% (-0,1). Volgendo lo sguardo verso l’Eurozona si vede che l’economia ha un altro passo: il tasso di inflazione accelera (2% a febbraio dopo l’1,8 di gennaio, in linea con gli obiettivi. Leggendo i dati dell’Istat, l’ex premier Matteo Renzi su Facebook torna a parlare del Jobs act: «Nei mille giorni del mio governo, da febbraio 2014 a dicembre 2o16, il saldo positivo dei posti di lavoro è stato di 681 mila in più, di cui 488 mila a tempo indeterminato». Bilancio condiviso dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Quelli dell’Istat sono dati positivi: in generale c’è un incremento dell’occupazione». Ma il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, pur dicendo di non voler fare polemiche politiche, sottolinea: «Per creare lavoro e reddito non esistono scorciatoie, invenzioni di redditi e di bonus (la decontribuzione del Jobs act e gli 80 euro ndr): bisogna creare condizioni di competitività perché le imprese possano assumere. Le scorciatoie ci portano a ripetere gli errori del passato».
Si accresce la distanza tra occupati maschi e femmine: una differenza di circa il 20 per cento. Crescita modesta degli occupati a gennaio, e concentrata esclusivamente tra gli uomini ultracinquantenni. L’Istat rileva un aumento dello 0,1%, corrispondente a 30.000 unità, che non incide sul tasso di disoccupazione, stabile all’11,9%. Cala invece dell’1,3% il tasso di disoccupazione giovanile, al 37,9%. L’Istat sottolinea il «ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita degli occupati, anche per effetto dell’aumento dell’età pensionabile». Un dato che accentua gli squilibri del mercato del lavoro, che oltre al divario generazionale mostra ultimamente una ripresa della distanza tra occupazione maschile, in crescita al 67%, e femminile, in calo al 48,1%. La media è al 57,5%, ben lontana però dall’essere una sintesi data la differenza di quasi 20 punti percentuali. Come sempre i commenti sui dati oscillano tra quelli che esprimono la soddisfazione del governo e quelli delle opposizioni, che evidenziano gli aspetti più preoccupanti. E quindi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parla di «quadro positivo» e rileva come dal febbraio 2014, inizio del governo Renzi, a gennaio 2017 ci siano 711.000 occupati in più. II ministro fa notare anche il calo degli inattivi, 461.000 su base annua.