Le carte sono sul tavolo. Alle 13 tutti i partiti hanno presentato in commissione Affari Costituzionali della Camera le loro proposte di modifica al testo-base redatto secondo l’intesa raggiunta una settimana fa da Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. E in fin dei conti le sorprese rispetto a quanto preannunciato da ciascun gruppo (e nel caso del Pd anche dalla minoranza interna) sono state ben poche. Ora si tratterà di capire quali tra gli emendamenti più significativi potranno essere accolti senza far saltare l’intesa di fondo che, non va dimenticato, prelude anche alle due grosse modifiche costituzionali su titolo V e bicameralismo perfetto. In questo senso da Firenze Matteo Renzi è stato chiaro: “Se si affossa la legge elettorale è difficile pensare a uno spazio di speranza per questa legislatura. Ma io sono ottimista”. E a lui da Roma ha fatto eco il premier Letta quando ha osservato che l’intesa sulla legge elettorale e sulla fine del bicameralismo perfetto, se riesce, “può rafforzare il governo: Se c’è accordo il più felice sono io”.
Le proposte ad esempio che chiedono di alzare dal 35 al 37-40 per cento la soglia oltre la quale si può avere un premio di maggioranza che porti al 55% dei seggi senza passare da un secondo turno di ballottaggio tra le due coalizioni più votate, appartengo a un po’ tutti i gruppi e sembra che questo innalzamento potrebbe essere accolto senza sconquassi. Probabile un’intesa di compromesso anche sulla riduzione di altre due soglie: quella che dà diritto a dei seggi all’interno di una coalizione e quelle che garantisce rappresentanza parlamentare anche se si corre da soli. La prima potrebbe facilmente scendere (con un tacito consenso generale) dal 5 al 4 per cento. Sulla seconda si parla di scendere dall’8 al 6 percento. Altra questione facilmente risolvibile quella della parità di genere. Non dovrebbero infatti trovare particolare ostacoli gli emendamenti (comuni a quasi tutti i partiti) che chiedono da un lato di imporre un’alternanza secca nelle liste dei collegi plurinominali (nel testo attuale i candidati dello stesso sesso in lista possono essere anche due di seguito) dall’altro di dividere equamente fra uomini e donne la prima posizione nei collegi. Ben più ardua la quadratura del cerchio per quello che riguarda le preferenze. I cosiddetti partiti minori le chiedono a gran voce con emendamenti specifici. E anche il Pd lo fa. Anche se poi propone in alternativa una scomposizione dei collegi attualmente previsti in modo da arrivare ad una sorta di sistema uninominale. Altri emendamenti propongono di imporre per legge il passaggio attraverso le primarie di partiti per entrare nelle liste elettorali. Tutti d’accordo infine sulla delega da affidare al governo per ridisegnare la geografia del voto in Italia. Stasera, si comincia con la discussione sul compesso degli emendamenti e poi, a seguire si vota sulla loro ammissibilità e sul merito delle proposte. L’obiettivo è licenziare il testo per l’aula di Montecitorio per mercoledì.