Il terrorismo ha colpito duramente Gerusalemme. Due palestinesi sono entrati nella sinagoga, tra la gente raccolta in preghiera, per uccidere. Armati di pistole, asce e coltelli, si sono scatenati e hanno ucciso quattro rabbini e un poliziotto ferito durante l’assalto. I due killer sono stati uccisi dalle forse di sicurezza e la risposta sarà durissima come afferma lo stesso premier israeliano Netanyahu ha preannunciato la volontà di «rispondere duramente». Anche a Tel Aviv si sta valutando, una reazione. Con Fabrizio Gallichi, ex Consigliere Unione Comunità Ebraiche, cerchiamo di capire quali saranno le conseguenze di questo massacro. “Sono drammi che ricordano gli ebrei dell’est Europa trucidati dai cosacchi e dagli alleati dei nazisti nelle loro sinagoghe, i cristiani serrati in una chiesa in Africa ed arsi vivi, gli uomini sgozzati dall’ISIS, le bambine rapite e vendute come schiave mogli e che preferiscono suicidarsi. Non è tutto uguale, anche perché quando ad essere massacrati sono gli ebrei occorre subire anche i festeggiamenti e l’onore dato agli assassini dal loro popolo. Ma quello che più pesa, con il lutto, è scoprire una malattia dell’occidente sempre più grave”.
Quale?
“Quando i barbari penetrarono nell’impero romano furono sottovalutati, le orde orientali suscitarono una reazione solo dopo aver conquistato nodi importanti del mondo occidentale, la minaccia nazista fu “autotaciuta” dalle democrazie dell’epoca: quante morti e quante distruzioni, in ogni tempo, é costata la sottovalutazione di minacce palesi? Oggi, gran parte del mondo civile, quello che riconosce, bene o male, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, non guarda alla minaccia di morte che si trova alle porte di casa, gira la testa di fronte alle decapitazioni del califfato o alla morte violenta di cristiani e donneo. Un giorno occorrerà agire, ributtare nel cassonetto della storia i nemici della libertà, del diritto, della pace. Ma, intanto, avremo pagato un enorme tributo di sangue da parte di chi è stato aggredito e di quanti, nei territori sottomessi alla moderna barbarie, vogliono sottrarsi al giogo violento. In Medio Oriente non esiste soluzione fuori dal diritto internazionale che garantisca tutte le parti coinvolte, occorre partire dal reciproco riconoscimento, senza il quale non solo non é possibile alcuna trattativa, dal contenzioso tra amici a quello tra nazioni, ma non è possibile disporre di quella affidabilità che é altro elemento indispensabile a concludere pacificamente una contrapposizione.
E il ruolo della politica, anche quella italiana?
“La politica, con il riconoscimento di paesi dilaniati da conflitti interni ( tra Hamas e Fatah) e con l’invito a trattare con chi vuole l’esatto contrario di un accordo e pratica il sistematico assassinio per terrore, aumenta la tensione, non la smorza. La posizione assunta dalla Mogherini non fa che legittimare la politica di un potere corrotto e violento che in inglese condanna il terrore ed in arabo lo sostiene”.
C’è il pericolo di reazioni?
“Non vi sarà che una reazione legittima, mai indiscriminata da Israele, un paese che pratica la legittimità al suo interno e verso il resto del mondo. Chiediamoci, invece, perché i pacifisti compaiono solo dopo che Israele si difende, mai quando é colpita. Scopriremmo che la malattia per la quale subiamo inermi un attacco feroce ha già prodotto al nostro interno delle metastasi. Rinunciare ad intervenire ora significa lasciare un debito di sangue, di molto maggiore, ai nostri figli. Non si conquistano solo le cosa, occorre conquistare la pace da intendersi, non come assenza di conflitto, ma come rispetto dei popoli e dei cittadini”.