di LAURA BERCIOUX
E’ bastato dire ai microfoni di RGS che “servono saldatori, sarti e calzolai” ed ecco che sono arrivate decine di mail e di sms. A lanciare la proposta è stato Nunzio Reina, Presidente di Confartigianato a Palermo e immediatamente sono piovuti curriculum per la posizione lavorativa ricercata. A quanto pare gli artigiani sono richiesti nel mondo del lavoro e, secondo Reina, ci sono grandi possibilità di crescita occupazionale e di micro imprese. Bisognerebbe dunque fare più attenzione e investire proprio nelle imprese che formano gli artigiani. La formazione in Sicilia è stata uno spreco di risorse e “un’onda anomala” di illusione lavorativa, con tutti gli scandali del caso.
Presidente, ieri ha detto a gran voce che c’è bisogno di saldatori, sarti e calzolai…
“Sì e tanto è vero che abbiamo ricevuto, dopo l’appello in radio, molte mail e sms di soggetti che hanno i requisiti per lavorare. Lunedì mattina incontreremo gli artigiani che si sono proposti, li valuteremo, e se sono idonei per poter lavorare li inseriremo immediatamente nel mondo del lavoro”.
Un dato significativo che rappresenta un’opportunità: oggi sentivo che sono spariti gli orologiai
“Sì perché tutti ritengono che sia un mestiere che da poca remunerazione. Sono convinto che nella vita chi si differenzia, chi porta innovazione alla tradizione, sicuramente è in una condizione per poter vivere decentemente”.
Per arginare il dramma lavoro Lei punterebbe sull’artigianato?
“Sull’artigianato e sui vecchi mestieri. Conosco un negozio a Palermo che ripara le scarpe, ora ha 3 persone al banco e 4 all’interno che lavorano per sistemare le scarpe e in più ora riesce anche a realizzare scarpe su misura. Questo è quello che intendo portare avanti: si può essere barbieri oggi e avere poi un istituto di bellezza, si può essere panificatori e avere poi un panificio. Questo è l’artigianato che considero efficace”.
Eppure in Sicilia la formazione è stata al centro delle politiche sociali
“I fatti dimostrano che in Sicilia la formazione ha dato solo opportunità di lavoro all’1% ed è la dimostrazione di un fallimento e che bisogna ritornare al vecchio perché il vecchio non è tutto da buttare. Io ritengo che non c’è alternativa alla bottega scuola, inserire i giovani all’interno di una bottega e dare un aiuto all’impresa, non un costo eccessivo per l’impresa che invece formerebbe, ad immagine e somiglianza del titolare, i nuovi artigiani che potrebbero avere un lavoro per sempre”.