“Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti oggi: i protagonisti assenti, agli uomini e alle donne mafiosi”. A conclusione di una veglia di preghiera con i famigliari delle vittime delle mafie, organizzata nella parrocchia romana di San Gregorio VII da Libera di don Luigi Ciotti, Papa Francesco si rivolge direttamente ai carnefici. Stesso moto di Giovanni Paolo II nella valle dei Templi, ma con il tono di una preghiera e il linguaggio del gesuita.
“Per favore, cambiate vita. Convertitevi, fermatevi di fare il male. Noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà  piacere, non vi darà  gioia, non vi darà  felicità . Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini, denaro insanguinato e potere insanguinato, non potrai portarlo all’altra vita. Convertitevi, c’è ancora tempo per non finire nell’inferno, quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Avete avuto un papà  una mamma pensate a loro, piangete un po’ e convertitevi. Preghiamo insieme la nostra madre Maria che ci aiuti”, ha esortato Francesco.
Jorge Mario Bergoglio era giunto qualche minuto dopo le 17.30.
Ogni anno “Libera” organizza questo appuntamento nel primo giorno della primavera, per “una primavera di giustizia, di diritti, di perdono”, come spiega don Ciotti. E’ la prima volta che partecipa un Papa. Per un incontro al quale partecipano anche non cattolici, è stata scelta una parrocchia poco lontana dal Vaticano, ma significativamente fuori dallo Stato pontificio.
Sceso dalla berlina blu, Bergoglio, dopo aver tirato su il finestrino da cui aveva salutato i fedeli assiepati fuori dalla chiesa, è sceso dall’auto ed ha abbracciato don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che – accanto al parroco, il francescano Paolo Maiellolo – ha poi accompagnato dentro la chiesa tenendolo per mano.
“Grazie di avere fatto questa tappa a Roma che mi dà  la possibilità  di incontrarvi, prima della veglia e della giornata della memoria e dell’impegno che vivrete stasera e domani a Latina”, ha detto il Papa. “Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità  piano piano vinca sulla corruzione. In ogni parte del mondo. Questo deve partire da dentro, dalle coscienze, e da lì risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi e prenda il posto dell’iniquità . So che voi che sentite fortemente questa speranza e voglio condividerlo con voi, vi sarà  vicino stanotte e domani pur se non posso essere presente fisicamente in questo camino di tenacia e speranza. Voglio esprimere la mia solidarietà  a quanti tra voi hanno perso una persona cara, vittima di violenza mafiosa. Grazie per la vostra testimonianza, perchè non vi siete chiusi. Non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti a raccontare la la vostra storia di dolore e speranza. Questo è tanto importante specialmente per i giovani. Vorrei pregare con voi per tutte le vittime delle mafie. Pochi giorni fa vicino a Taranto c’è¨ stato un delitto che non ha avuto pietà  nemmeno di un bambino. Ma nello stesso tempo pregiamo insieme tutti quanti per chiedere la forza di andare avanti. Di non scoraggiarci. Ma di continuare a lottare contro la corruzione”.
Nel corso della veglia, sono stati letti gli 842 nomi delle vittime delle mafie. Tra gli altri, si sono alternati al microfono anche Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, il cui discorso ai funerali della strage di Capaci è rimasta nella storia d’Italia (“Io vi perdono, però dovete mettervi in ginocchio”), ha aggiunto oggi: “Grazie Gesù¹ perchè in tutti questi anni non ho perso la speranza”, ha aggiunto la donna al microfono. Ha concluso la lettura dei nomi il giudice Giancarlo Caselli, che ha citato tra l’altro Domenico Petruzzelli, bambino ucciso a Taranto pochi giorni fa, ed ha poi aggiunto: “Con loro vogliamo ricordare tutti quelli di cui conosciamo il nome e quelli di cui non abbiamo ancora informazioni sufficienti a tutti assicuriamo il nostro fermo impegno”.

Tra le autorità  presenti dietro le transenne all’inizio della navata centrale, la presidente della commissione anti-mafia Rosy Bindi, il sindaco di Roma Ignazio Marino, e Pietro Grasso, presidente del Senato ed ex procuratore anti-mafia. In parrocchia, presente tra l’altro la sorella di Giovanni Falcone Maria. C’era anche l’ex segretario della Cei, mons. Mariano Crociata – ringraziato dal Papa – ora vescovo di Latina, dove domani si svolgerà  l’annuale grande raduno per la giornata della memoria e dell’impegno”.
L’incontro era stato aperto dalla testimonianza di una donna famigliare di una vittima di mafia, Stefania Grasso. “Ci guardi, Santo Padre – aveva detto – guardi ognuno di noi, legga nei nostri occhi il dolore della perdita di un padre, di una madre, di un figlio, di una sorella, di un fratello, di un marito, di una moglie. Guardi i segni della loro assenza, ma anche del loro coraggio, del loro orgoglio, della nostra voglia di vivere, capaci di andare avanti per testimoniare il loro esempio. Guardi e legga nel nostro cuore la speranza di coloro che sono certi che le cose possono cambiare e per questo continuano a combattere”.
Don Ciotti, da parte sua, ha esordito così: “Desideravamo incontrare un padre, abbiamo trovato anche un fratello, fratello Francesco”. Il sacerdote ha ricordato che nei confronti della mafia vi sono stati in passato anche “silenzi, resistenze, sottovalutazioni, eccessi di prudenza, parole di circostanza” della Chiesa.
Don Ciotti ha però ricordato, poi, le parole di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, quelle di Benedetto XVI a Palermo, e poi, ancora, la testimonianza di sacerdoti anti-mafia come monsignor Raffaele Nogaro, monsignor Giovanni Nervo, don Italo Calabrò, don Pino Puglisi, don Peppe Diana, don Cesare Boschini, “ucciso a borgo Montello, nel comune di Latina, dove domai saremo in migliaia e cammineremo insieme per la giornata della memoria e dell’impegno, senza dimenticare che si fa memoria 365 giorni all’anno”.

Dopo la lettura dei nomi, e prima della riflessione di Papa Francesco, è stato letto il brano del Vangelo sulle beatitudini. Don Ciotti ha dato a Bergoglio la stola di don Diana e il Papa l’ha baciata. La veglia èPapa-Francesco finita poco dopo le 19.