di Christian Marra –
Era sempre stato un buono a nulla. Il Conte dovette tirargli via l’archibugio dalle mani e finire l’opera da sé. Era questo il problema di quelli nati nobili, si aspettavano di ricevere tutto senza nemmeno sporcarsi le mani.
Ludovico si alzò il lenzuolo sulla faccia, per non vedere, ma sua figlia no, lo fissò negli occhi fino all’ultimo. Quando arrivarono, i servi avvolsero i due corpi nelle lenzuola e li portarono fuori dalla camera da letto.
Il viceré
Era il 4 dicembre 1563. Don Juan de la Cerda, duca di Medinaceli e viceré di Sicilia, non perse tempo. In via preventiva, dispose che al Conte Cesare Lanza fossero confiscati la tonnara, la piantagione di canna da zucchero e lo zuccherificio che stavano nel feudo di Trabia, i possedimenti del feudo di Castania e soprattutto le terre del feudo di Mussomeli, comprate con i soldi dei commerci che il Conte aveva floridi, per mare e per terra. Don Juan scrisse inoltre un’infervorata lettera al Re di Spagna – che in terra di Sicilia non si era mai visto – in cui chiedeva per il Conte il massimo della pena. Almeno, il massimo della pena che si potesser infliggere a un nobile: il bando.
Lavoro da macellaio
Come un angelo redentore, il Conte s’era preso le vite dei due amanti: Ludovico Vernagallo e la sua stessa figlia, moglie del Barone di Carini.
– Si mise a fare una gran voci, una tali camurria che acchianammo tutti sopra alla cammara di durmiri della picciotta, ma quando arrivammo noialtri già era tardi
– Un travaglio di carnizzèri, vi dico, propriu di carnizzèri
Il Duca mostrò per il caso una dedizione particolare: il feudo di Mussomeli avrebbe voluto comprarselo lui.
Il buio e la luce
I raggi della luna rischiaravano la camera a fatica, inghiottiti dal buio della notte. La candela si era consumata da un pezzo, ma i due non se ne erano accorti. Il buio o la luce non fanno differenza, quando è altrove che si sta andando. Persi tra le lenzuola, tornavano solo quando non c’erano più stelle ed il sole era già alto in cielo.
Non serviva a nulla cercare di starle lontano, appena uscito dal palazzo lo prendeva una fame insaziabile, che lo faceva aggirare per le vie del paese come un cane randagio finché non faceva buio, e non faceva mai buio abbastanza presto; nient’altro lo placava, solo le cosce di lei, ed i fianchi ed il profumo dei suoi capelli, che ogni volta cambiava, e sapevano ad un tempo delle arance di quella terra e di spezie lontane mai assaggiate prima.
L’oste portò la coppa del vino coperta da una fetta di pane perché non vi cadessero dentro i moscerini, alla maniera spagnola, un piatto di olive verdi, carnose e lucenti, che gli fecero subito pensare alle labbra di lei, e una piccola toma di formaggio dolce, nella quale affondò i denti come avrebbe voluto fare con i fianchi di Laurea. Non c’era nulla che a Ludovico non facesse pensare a lei.
– Ludovico, va a volverse peligroso, ya lo saben todos
Il suo amico era visibilmente preoccupato per lui, ma c’era una cosa che lui non sapeva. Non poteva succedergli nulla di male, il Conte, il padre di Laurea, non poteva fargli nulla.
– Cuánto tiempo es que transcurres las noches con ella?
– Dos meses, quizás tres
I feudi non sono in vendita
Con le nuove imposte volute dal viceré, il feudo di Mussomeli non rendeva più come una volta. Nonostante ciò che dicevano, il Conte si ostinava a non voler vendere. Quando qualcuno insisteva, metteva subito mano alla spada. Non avrebbe rinunciato ai feudi per nessun motivo. Sembrava fosse prossima la fine di tutto; finché non vennero a palazzo i Vernagallo. Il Conte diede ordine ai servi che quella sera non si badasse a spese, alla sua tavola non doveva mancare nulla.
– Nelle loro vene scorre lo stesso sangue del Re – continuava a ripetere il Conte mentre andava febbrilmente da una stanza all’altra del palazzo.
Le voci girano
Invece sua figlia Laura non si vedeva da tempo: da settimane restava chiusa in camera, talvolta anche per giorni di fila. Non veniva fuori dalla sua stanza nemmeno per mangiare, salvo poi chiedere a gran voce che fosse portato del cibo in quantità ed agli orari più insoliti.
Ben presto tra i servi iniziò a girare una voce.
– La Barunissa beddra veramente è, na ppicciotteddra sidicina fatta per taliare, biunna come la luci del primo matino!
– Io la vidi da vicino, accussì beddra che ti faci spinnari, tene la pelle che pare fatta di meli e zuccaro
– E sicuramenti a idda nun ci ammanca lu disiu
– Quella nun è fimina che si pote accuntentare di un marito como al suo
Dopo la festa, il Conte pareva raggiante. Sembrava avesse risolto d’un colpo tutti i suoi problemi. Quando, mesi prima, per volere del Conte fu celebrato il matrimonio tra la figlia Laurea e Vincenzo La Grua-Talamanca, Barone di Carini, tutti seppero delle quattromila e quattrocento onze in contanti e della biancheria e dei gioielli sontuosi e arredi di ogni sorta che la giovane Baronessa ebbe in dote, ma nessuno li vide mai.
Prima della messa
La mattina del 5 dicembre la luce azzurra dell’alba copriva ogni cosa, e tutti i presenti ebbero la sensazione che non sarebbe potuta andare altrimenti, tutto doveva succedere, e nessuno fece un cenno o disse qualcosa che tradisse la sorpresa.
I due corpi giacevano affiancati nella piazza davanti alla chiesa, ma l’unico bianco come un cadavere era il Barone, che aveva passato la notte insonne. Il Conte voleva che si sapesse, il paese doveva vedere Per questo fece suonare le campane della chiesa. La gente doveva sapere, tutti, tutti dovevano sapere, l’onore era salvo, gli amanti avevano pagato.
Il responso del Re
La lettera che il viceré scrisse di suo pugno ai reali di Spagna non sortì l’effetto sperato. Il Re decise che se era vero che il diritto di uccidere la moglie colta in flagrante con l’amante spettava solo al marito, era altrettanto vero che l’omicidio era stato commesso in sua presenza, e quindi era come se l’avesse compiuto il marito stesso.
Il Conte ebbe indietro tutti i suoi beni, e parve che, dopo quella storia, le sue fortune accrebbero ulteriormente.
I patti
Durante la cena al palazzo, Ludovico Vernagallo si mostrò particolarmente munifico. Concesse al Conte un prestito ingente, senza pretendere alcuna garanzia. Disse solo che avrebbe voluto avere libero accesso alle sue terre fino a che il debito non sarebbe stato saldato.
Quando il suo amico, all’osteria, si mostrò così preoccupato, Ludovico rispose che il Conte non avrebbe fatto nulla. In pratica, aveva in mano tutti i suoi feudi.
Un attimo prima
La notte che li proteggeva si distrasse un istante. Persi sulla strada di qualunque fosse la loro meta, nessuno li avvertì che il loro destino era cambiato.
Il rumore dei passi si fece sempre più sordo. Un attimo prima che la porta della loro camera da letto si aprisse, Ludovico Vernagallo chiese:
– Quien es?
Una voce di donna dalla pelle di miele rispose:
– Chistu è mè patri chi veni pri mia!
La protagonista del racconto è la Baronessa di Carini, protagonista anche di una serie Tv. A soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini Vincenzo La Grua; delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante. Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico il 4 Dicembre 1563.