La cosa più atroce che avvenne durante la strage di Pontelandolfo, attuata dai bersaglieri, fu la vicenda della bellissima diciottenne CONCETTA BIONDI.
Dicevano fosse la più bella del paese, ma un’orda di barbari cosa può fare se incontra la bellezza? Può solo distruggerla, violarla, sporcarla. Concetta fu legata ad un albero e violentata da decine di “liberatori” e alla fine uccisa con un pugnale.
Riportiamo la bellissima poesia di NICOLA DE MICHELE a lei dedicata.
Se qualcuno al di là del mondo t’avesse predetto cosa ti riservava il destino da quella notte a qualche giorno non ci avresti mai creduto dolce fanciulla sannita.
Nella notte incantata di San Lorenzo nel chiarore della luce lunare che si riverberava nel paesaggio circostante scrutavi il tuo cielo in cerca della tua stella cadente che raccogliesse i tuoi sogni i tuoi desideri di donna le tue speranze di futura madre e li portasse con sé come una preghiera al Padre celeste.
Ti avevan detto chi fossero i briganti ti avevan anche detto che eravam tutti figli della stessa patria e quando sapesti che non lontano da te il giorno dopo di quella notte magica quaranta soldati venuti da lontano portatori di un’unità imposta non so quanto attesa ma inevitabile eran stati trucidati senza pietà da briganti e gente comune della vicina Casalduni lacrime di sincero dolore rigarono il tuo dolce bel viso annegando quelle sofferte emozioni che provocavano i tuoi perché.
Se siam tutti fratelli della stessa Italia, perché tutto questo?
Poi i pensieri delle ferie d’agosto presero il sopravvento e l’ansia per la festa che arrivava elaborarono quel dolore dimentica di quei perchè. Concetta, figlia di quell’Italia sposa della speranza abbandonata ai tuoi sogni fosti svegliata dalle grida e dal trambusto in quella notte vigliacca da una voce bislacca. “Piastre, lemezek dicevano…”
Un’incomprensibile e meschina sorte ti attendeva dietro quella porta abbattuta con ferocia inaudita e il tuo cuore invocava pietà mentre la tua voce soffocava in gola stavi conoscendo il terrore fatto uomo altro che “sudici terroni”.
In quell’alba del 14 agosto a Pontelandolfo il sole d’improvviso non era più nascente era un sole che si oscurava nel sonno della ragione era un sole che moriva con te tra le braccia di un negletto barbaro che rubò il tuo dolce candore e scopristi in quegli orrendi attimi che l’amore non era come lo avevi sognato né come te lo avevan raccontato. Era un dolore forte, lancinante che si consumava con violenza tra le tue vesti strappate e lacerate che spegneva il tuo sorriso splendente che soffocava ogni tuo pensiero che attraversava la tua giovane dignità. E mentre si accanivan a turno contro il tuo corpo acerbo il tuo cuore agonizzava nei tuoi perché… se siam tutti fratelli d’Italia? Ma di quale Italia… poi la tua, la loro o la stessa?
“Perché mi pesti , mi deridi e mi trafiggi se son tua sorella? Hai potuto rubare la mia verginità hai potuto calpestare la mia dignità hai potuto devastare i miei sogni hai avuto persin l’ardire di demolire la mia casa di distruggere la mia famiglia e i miei affetti ma non potrai mai portarmi via la ricchezza la purezza e il candore dei miei sentimenti né la fierezza della mia identità caro soldato di sventura. Hai spento solo la mia vita terrena nel tuo giogo dell’effimero ma nei respiri della storia rinasco come Astrea dea della giustizia divina e il mio cuore di sorella d’Italia la mia patria da sempre da ancor prima che tu venissi a ricordarmelo così rozzo e brutale trionferà radioso e raggiante.”
fonte: http://www.pontelandolfonews.com/index.php?id=2311