FERDINANDO II DI BORBONE
Il 12 gennaio 1810 nasceva a Palermo Ferdinando II di Borbone, un sovrano destinato a segnare profondamente le sorti del Regno delle Due Sicilie, l’ultimo grande stato indipendente del Mezzogiorno prima della forzata unità d’Italia. Primogenito maschio di Francesco I e Maria Isabella di Borbone-Spagna, Ferdinando salì al trono giovanissimo, l’8 novembre 1830, appena ventenne, raccogliendo il testimone del padre morente.
Sovrano energico, carismatico e profondamente legato alla sua terra, Ferdinando II rappresentò, nel bene e nel male, l’ultimo baluardo di un Sud capace di reggersi sulle proprie gambe, difendendo con determinazione l’indipendenza politica ed economica del Regno contro le ingerenze straniere e le spinte unitarie. La sua morte prematura nel 1859, seguita solo un anno dopo dall’invasione del Regno da parte dei garibaldini e delle forze piemontesi, segnò la fine di un’epoca e l’inizio della subordinazione del Mezzogiorno al nascente Stato unitario.
UN RE POPOLARE E VICINO AL POPOLO
Ferdinando II governò con un’idea chiara: rafforzare l’identità e l’autonomia del Regno attraverso riforme economiche e sociali, contrastando al contempo l’ascesa di una borghesia predatoria e servile agli interessi stranieri. Come ricorda Carlo Alianello, il sovrano “volle strade, volle porti, volle bonifiche, ospizi e banche”; puntava su una borghesia “che mirasse al sodo”, estranea al parassitismo e all’intrigo.
La popolarità di Ferdinando non era frutto di mera propaganda, ma del suo comportamento concreto e tangibile. Per ridurre i costi dello Stato, tagliò il proprio appannaggio personale e abolì uffici inutili e prerogative reali considerate obsolete. Durante i suoi viaggi nel Regno, rifiutava i preparativi fastosi delle municipalità, preferendo alloggiare in conventi francescani o locande di paese, avvicinandosi in modo sincero alla vita quotidiana dei suoi sudditi.
Anche il suo approccio alla giustizia rifletteva una volontà di semplificazione e maggiore accessibilità: le procedure vennero riformate per garantire maggiore efficienza e trasparenza. Esemplare fu la sua decisione di sostituire l’impopolare viceré di Sicilia, affidando la carica a suo fratello Carlo, per calmare i fermenti dell’isola e ristabilire un rapporto di fiducia con la popolazione.
RIFORME E PROGRESSO ECONOMICO
Ferdinando II è stato il promotore di un vasto programma di modernizzazione, con l’obiettivo di sviluppare l’economia del Sud e rafforzarne le infrastrutture. Sotto il suo regno furono costruiti i primi tratti ferroviari italiani, tra cui la famosa Napoli-Portici inaugurata nel 1839, oltre a strade, porti e canali di bonifica.
Un’attenzione particolare fu riservata all’industria, con l’ampliamento del complesso siderurgico di Pietrarsa, uno dei più avanzati d’Europa, e allo sviluppo della marina mercantile e militare, che divenne tra le più potenti del Mediterraneo. In campo agricolo, promosse opere di bonifica e misure per migliorare la resa dei terreni, cercando di ridurre la povertà delle campagne meridionali.
Ma il re era consapevole che il progresso materiale doveva essere accompagnato da una giustizia sociale più equa. Il suo dimezzamento del dazio sul macinato nel 1831 rappresentò un gesto concreto per alleggerire il carico fiscale sulle classi più povere, a cui affiancò politiche di sostegno agli ospedali e agli istituti di beneficenza.
LA FINE DI UN MONDO
Ferdinando II sposò per due volte: nel 1832 con Maria Cristina di Savoia, una figura amatissima dal popolo che morì quattro anni dopo, poco dopo aver dato alla luce Francesco, futuro e ultimo re del Regno; e nel 1837 con l’arciduchessa Maria Teresa d’Austria.
Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1859 a Caserta, il Regno delle Due Sicilie perse una guida capace di tener testa alle pressioni internazionali e alle manovre dei Savoia. Senza la sua figura carismatica, il giovane Francesco II si trovò solo di fronte alla spedizione dei Mille e alla manipolazione dell’opinione pubblica operata dai piemontesi, spalleggiati dalla Gran Bretagna e dalla Francia.
UN SOVRANO CALUNNIATO DALLA STORIA UNITARIA
Ferdinando II è stato spesso descritto dalla storiografia ufficiale come un re dispotico e reazionario, ma questa narrazione, figlia della propaganda postunitaria, non regge alla prova dei fatti. La sua visione politica era profondamente radicata nella volontà di difendere il Regno da un destino di subordinazione economica e politica.
Come scrive O’Clery, “Non c’è da stupirsi che fosse un sovrano popolare”. Ferdinando incarnava un’idea di governo paternalista, ma efficace, che puntava a conciliare il progresso con il rispetto delle tradizioni locali, cercando di proteggere il popolo dalle disuguaglianze e dall’opportunismo di una classe dirigente spesso corrotta e asservita agli interessi stranieri.
La sua memoria merita di essere riscoperta non solo come quella di un sovrano, ma come simbolo di un Sud che, prima dell’invasione piemontese, era capace di costruire il proprio destino con dignità e autonomia.