Con i governi a trazione “padana” il Sud è stato sistematicamente spogliato di risorse. “Uno degli ultimi governi decise di utilizzare i FAS (Fondi per le Aree sottoutilizzate) come bancomat, mentre questi fondi sarebbero  destinati per l’85% alle disastrate “provincie meridionali – scrive Pasquale Pollio nel sud “Sud..diti” –  Ad onor del vero i nostri politici locali spesso non riescono neanche ad utilizzare i fondi che ricevono per totale incapacità di intendere e di volere. Nel 2008 un comma dell’articolo 60 del decreto legge 112 cancellava, con una nota in tabella, quasi 8 miliardi di euro f‌ino a quel momento destinati allo sviluppo e riequilibrio territoriale. Insieme ad altri 24 tagli, le riduzioni dei FAS hanno toccato i 18,4 miliardi di euro secondo i conteggi di Antonio Misiani (oggi viceministro dell’economia nel governo Conte 2)  del Centro Studi Nens.

L’analisi del parlamentare parte dai 64,4 miliardi di euro da spendere tra il 2007 ed il 2015, naturalmente già il governo di centro sinistra aveva ridotto a 63,3 miliardi, ma tra il 2008 ed il 2009 gli stanziamenti sono stati costantemente decurtati sino ad arrivare ad un taglio di 18,4 miliardi.

I prelievi di questi fondi per altre destinazioni sono molteplici, dalla copertura per il disavanzo del comune di Roma, grazie a “topo gigio” Veltroni, altro genio della politica, alla spesa corrente per la sanità, all’emergenza rif‌iuti della Campania, agli investimenti per le Ferrovie dello Stato, alle “inique” sanzioni comunitarie per lo sforamento delle quote latte da parte degli allevatori padani, per non parlare degli ammortizzatori sociali per i quali è stata utilizzata quasi la metà delle risorse FAS.

Invece di sprecare soldi per opere inutili come la TAV o procedere all’acquisto di cacciabombardieri, per bombardare chi?… non si sa, potrebbero spenderli in modo più razionale non vi pare!

Non ho ancora ben compreso per quale motivo il federalismo f‌iscale dovrebbe agevolare il mezzogiorno, che, badate bene, non vuole più politiche f‌into assistenzialiste, ma bisogna sedersi ad un tavolo e capire se è ancora il caso di stare tutti insieme visto che in più di 150 anni di disunità i problemi sono solo aumentati.