Un Sud in «frenata». Un Mezzogiorno che avrebbe bisogno di «una rivoluzione» con delle «necessarie azioni per dare impulso agli investimenti e far ripartire il lavoro».
Confindustria lancia l’allarme per il Meridione insieme con Srm-Studi del Gruppo Intesa partendo da un’analisi sul numero delle imprese (ferme ad un anno fa), sull’export bloccato, sull’economia che cresce meno della metà del resto d’Italia (0,4% contro la media dello 0,9%), con il calo degli occupati e 1,5 milioni di disoccupati e soprattutto una disoccupazione giovanile al 51,9%: «Più di un giovane meridionale su 2 non lavora». «Serve una roadmap, ma con un cronoprogramma da far rispettare», dice il presidente Vincenzo Boccia. Perché «il Mezzogiorno passi da emergenza a priorità», per tutti, «governo e industria: è una sfida comune, da soli possiamo fare tanto – riflette Boccia – ma da soli non ce la faremo». Cosa serve? Infrastrutture, per
cominciare, «perché collegano territori e includono le persone». E poi formazione: «Per ridurre i divari, aumentare l’occupazione, includere i giovani».
<<Dai dati siciliani emerge tutta la drammaticità di una situazione che nell’arco di dieci anni è mutata in negativo, con commercio e servizi, che pur rimanendo settori preminenti dell’economia siciliana, pagano in modo pesante più di ogni altro settore una crisi sistemica alla quale la classe politica che ci governa non è stata capace di far fronte con provvedimenti diretti, snelli ed efficaci utili a salvare migliaia di piccole imprese costrette a chiudere i battenti>>. Lo affermano i presidenti di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio, Confcommercio Messina Carmelo Picciotto, Confcommercio Siracusa Elio Piscitello, Confcommercio Enna Maurizio Prestifilippo e Confcommercio Caltanissetta Massimo Mancuso. <<Una delle cause della crescita della disoccupazione giovanile è ascrivibile all’interruzione del ciclo naturale che portava i figli a raccogliere l’eredità professionale dei loro padri. Oggi, purtroppo, occuparsi di commercio non paga e quindi assistiamo ad un quadro disarmante e privo di prospettive per i più giovani. C’è un sistema economico al collasso, soprattutto nelle aree interne di una Sicilia che non riesce ad inserire più i suoi giovani nel mondo del lavoro e che li costringe all’emigrazione. Purtroppo, di fronte alla freddezza dei numeri c’è poco da fare se non lanciare un ultimo appello affinché chi ha un ruolo istituzionale metta in campo tutte le azioni utili a trovare tutte le soluzioni possibili, a partire da quel gap infrastrutturale e dai costi di collegamento con la Sicilia che condizionano inevitabilmente tutte le attività imprenditoriali>> concludono i presidenti.
<<Messina è la città metropolitana che sta soffrendo di più>>. Ad affermarlo è un Carmelo Picciotto seriamente preoccupato, secondo il quale <<solo mettendosi fianco a fianco in un progetto di Alleanza Territoriale, con uno sforzo unitario d’azione, si può tentare di invertire la rotta. Solo ora si sta capendo il male fatto a Messina da una politica incompetente e irresponsabile. Occorre un disegno politico di sviluppo economico che guardi anche e soprattutto al territorio e alle piccole imprese. Bisogna anzitutto pensare a potenziare le infrastrutture per cogliere appieno le occasioni di crescita. Sono fiducioso e credo che la nuova classe politica della nostra città possa creare una “rete” che metta in relazione anche la camera di commercio e le organizzazioni sindacali al fine di disegnare un quadro di sviluppo unitario>>.