Le emergenze obbligate, a partire da quelle su terremoto e banche, ma anche un accento più forte su «lavoro, lavoro, lavoro» e in particolare sul Mezzogiorno. L’agenda economica dettata ieri alla Camera, nel suo discorso per la richiesta della fiducia, dal neo-premier Paolo Gentiloni viaggia ovviamente su una linea di continuità con quella del governo Renzi, ma non rinuncia a qualche cambio di tono su temi sui quali «finora non abbiamo dato risposte sufficienti». È l’impronta “sociale” a caratterizzare questa parte dell’intervento di Gentiloni, che reclama un’attenzione maggiore alle parti più deboli del Paese sia nella geografia economica sia in quella territoriale. II Sud, su cui la «decisione di formare un ministero non deve far pensare a vecchie logiche del passato», e «la parte più disagiata della nostra classe media», sia dipendenti sia partite Iva, che deve rientrare «al centro degli sforzi per rilanciare l’economia». I primi strumenti sono in ogni caso quelli messi a disposizione dall’ultima legge di Bilancio, dal piano Industria 4.0 al rilancio degli investimenti pubblici sulle «grandi infrastrutture», che si devono però accompagnare con un nuovo slancio alla green economy, frontiera su cui davvero possono farsi valere le eccellenze del mondo dell’impresa italiano». Prima da sottosegretario a Palazzo Chigi ora da ministro: Claudio De Vincenti è chiamato a completare il lavoro avviato su coesione territoriale e programmazione comunitaria. «Con l’obiettivo entro il 2017 – dice -di spendere 2,4 miliardi relativi ai 15 Patti territoriali per il Sud. Si avviano così interventi che nel complesso, su scala pluriennale, valgono 7 miliardi». Il «bazooka» di cui dispone il nuovo ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno è davvero potente: «La rinascita del Sud non è una sfida impossibile» spiega, confermando che il nuovo governo vuole prendere davvero di petto la questione del Mezzogiorno.