Maria Tiziana Lemme
L’otto marzo, Giornata Internazionale della Donna, è passato, e i più attribuiscono a questa data la ricorrenza di un incendio scoppiato nel 1908 a New York nella fabbrica Cotton a seguito del quale morirono bruciate cento operaie, perché il proprietario, Mr. Johnson, le avrebbe rinchiuse a chiave. In realtà pochi sanno che quell’episodio non è mai esistito. E’ leggenda. E’ storia vera e documentata, invece, l’incendio scoppiato il 25 marzo (quasi un secolo fa) il 1911 a New York nel quale morirono 126 operaie della Triangle Shirtwaist Company, una fabbrica nella quale si producevano camicette con la manica a sbuffo. Un libro, Camicette bianche. Oltre l’8 marzo (Navarra editore) di Ester Rizzo, ricostruisce la storia di quell’incendio con le testimonianze dei giornali dell’epoca, e quelle dei passanti che, attoniti, assistettero da Wahsingon Place alla tragedia. Tra i tanti, c’era un cronista dell’United Press, Gunn Shepherd.
Era sabato, quasi ora di chiusura. All’ottavo piano dello stabilimento, Eva Harris sentì puzza di bruciato. Seguendo il naso volse lo sguardo verso il tavolo ove si tagliavano le stoffe, vide le fiamme. Le grida di aiuto avevano molte lingue: siciliano, napoletano, russo. Le porte erano al solito tutte chiuse a chiave: un sistema di sicurezza per evitare che, nel giorno di paga, qualcuna potesse portarsi via un rocchetto, un pezzetto di stoffa. Le operaie erano perquisite sempre, e non da donne.
Al decimo piano c’era l’amministrazione, coi proprietari Max Blank e Isaac Harris, due russi. Salirono sul tetto, si salvarono. Dall’ottavo piano, le donne si gettarono nel vuoto: «Cadevano giù a decine, con i vestiti e i capelli in fiamme. Dissero che somigliavano alle comete».
I proprietari, Harris e Blanck furono accusati di omicidio colposo. Il processo si concluse in ventitre giorni La giuria, composta tutta da maschi, ritenne verosimile la buona fede: le porte chiuse a chiave, che tenevano le operaie in gabbia, non furono oggetto di dibattito. Assolti, i padroni incepparono poi, anni dopo, in una multa di venti dollari, per avere violato ancora le norme sulla sicurezza sul lavoro. Avevano impiantato un’altra fabbrica di camicette, in altri locali.
I familiari delle vittime furono risarciti con settantacinque dollari.
Dopo questa tragedia, il 14 ottobre 1911 si istituì la “Società Americana degli Ingegneri per la Sicurezza”. Negli anni successivi si approvarono trentasei leggi nel codice del lavoro. E la Trade Union League impose controlli.
Oggi, in America, a distanza di quasi un secolo, le norme sulla sicurezza del lavoro, che costarono la vita a 126 operaie, sono disattese. Le vittime sono celebrate, il 25 marzo di ogni anno, con scritte fatte con gessetti. Basta una pioggerellina per cancellarle.